S. VITTORINO PETOVIO

 

 

  • Nel quadro dell’esegesi antica dell’ultimo libro biblico6 si inserisce s. Vittorino di Petovio (Grecia probabilmente, 250 – Petovio, 2 novembre 304) escovo, santo e scrittore romano esegeta di lingua greca e latina.
  • Per certi aspetti il suo lavoro esegetico costituisce l’eccezione nel suo ambiente culturale, linguistico e teologico .
  • Riguardo all’Apocalisse i primi Padri evidentemente non si ponevano i problemi dell’esegesi moderna, ma si  sono limitati a  mettere in  luce ciò che più stava loro a  cuore e che sentivano congeniale realizzando la sintesi fra le diverse sollecitazioni provenienti dal dato specificamente cristiano e quelle poste dai problemi del momento o dall’esigenza di rispettare la „lettera” della Scrittura, che Origene identificava con il  Verbo stesso11, senza trascurare lo „spirito vivificante” (cf. 2 Cor 3,6)12
  • Si sa che fino a Vittorino di Petovio non si hanno notizie di scritti specificamente  dedicati all’interpretazione sistematica del testo biblico.
  • Vescovo di Petovio, VITTORINO  fu originario della Pannonia superiore.
  • Ce ne parla S. Girolamo che tramanda le seguenti informazioni: "Vittorino, vescovo di Petovio, non aveva con il latino la stessa familiarità che con il greco. Perciò le sue opere, nonostante l’elevatezza del pensiero, sono mediocri quanto allo stile”.
  • Vittorino è considerato l’antesignano dell’esegesi latina ed è il primo esegeta che redigeva le sue opere in latino.
  • Ha scritto molto e la maggior parte della sua attivita letteraria era consacrata all’esegesi biblica. soprattutto sui libri dell’AT. 
  • Tuttavia un solo libro esegetico è  pervenuto fino a  noi ed è  quello sull’Apocalisse.
  • Esiste un frammento del trattato De fabrica mundi, dove fa l’esegesi di Gen l in chiave letteralista.
  • UN frammento della riflessione su Mt si può trovare tra i vari frammenti anonimi.
  • L’attribuzione a Vittorino sembrerebbe confermata da ragioni linguistico-stilistiche oltre che dalla presenza del millenarismo.
  • Il vescovo di Petovio scrisse anche contro gli eretici.
  • Il commento vittoriniano all’Apocalisse fu composto all’inizio del IV secolo e poi riveduto, probabilmente all’inizio del secolo V da S. Girolamo.
  • Vittorino nel suo commentario non ricopre nel modo esauriente tutto il testo dell’Apocalisse, ma si limita alle brevi annotazioni su alcuni passi apocalittici. 
  • Su Vittorino – scrittore pesa il giudizio negativo di Girolamo, il quale, pur riconoscendo al suo conterraneo buona volontà ed erudizione, gli rinfaccia di  non conoscere la lingua latina cosi bene come la greca e  di non essere in grado di esprimere quello che intuisce.
  • Tuttavia egli riconosce il suo sforzo per completare l’opera esegetica nel miglior modo possibile.
  • L’esegesi di Vittorino si fonda sugli autori come Papia, Ireneo e Ippolito.
  • Appare significativo il  fatto che il  vescovo di  Petovio è  sotto l’influsso di  Origene e adotta gli elementi dell’esegesi allegorica senza abbandonare quella letterale di  ispirazione millenarista.
  • Le rettifiche di  S.  Girolamo cercano di  attenuare questo „punto debole” del commentario di  Vittorino.
  • Un certo Anatolio, leggendo il  commentario di  Vittorino e  notandovi delle imperfezioni, inviò il manoscritto all’autore della Volgata.
  • Questi operò alcune rielaborazioni rendendo il testo più gradevole e fruibile.
  • L’operato conferma la tendenza dello Stridonese di  manipolare in  senso allegorico-origeniano il senso letterale basato sul testo greco.
  • L’esegesi di Vittorino non di rado appare piuttosto rudimentale.
  • Egli testimonia un fatto incostestabile: gli entusiasmi escatologici, col passare del tempo, si raffreddavano, ma restavano le immagini e le problematiche.
  • Fra le tematiche ricorrenti nell’esegesi dell’Apocalisse sono presenti la descrizione degli eventi che preannunziavano e accompagnavano i tempi della fine del mondo e la previsione cronologica di essi.
  • Sembra, infine, che l’immagine ristretta del panorama esegetico dell’Apocalisse fosse prodotto „di una tradizione che noi conosciamo nelle sue linee essenziali attraverso Eusebio di Cesarea”.
  • Sembra che il  Petoviano non intendesse a  dare un commento seguito dal testo intero, ma si accontenta di parafrasare dei passi scelti.

Per quel che noi interessa è interesseante notare come Vittorino interpreti i passi di Apocalisse 1,4 e 8,2 e quale valore egli dia ai termini - septem angelos - diverse volte ricorrenti in questo straordinario testo escatologico

  • Mentre infatti i Sette Spiriti del primo capitolo sono interpretati in senso pneumatologico, i successivi passi identificano invece proprio sette Arcangeli Principali innanzi al trono di Dio.

DAL CAPITOLO IX. 13, 14. E udii una voce da uno dei quattro corni dell'altare d'oro che è davanti a Dio, che diceva al sesto angelo che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli. Cioè, i quattro angoli della terra che sostengono i quattro venti. Quelli diretti al grande fiume Eufrate. Agli angoli della terra, o ai quattro venti al di là del fiume Eufrate, ci sono quattro nazioni, perché a ogni nazione è assegnato un angelo, come dice la legge: Li ha nominati secondo il numero degli angeli di Dio (Deut. perché negli ultimi tempi verranno con l'anticristo. tentazione, perché ci sarà una grande angoscia, come non c'è mai stata. C'è silenzio in cielo per quasi mezz'ora. Con questo intendo l'origine del mondo: e se il Signore non avesse abbreviato quei giorni, ogni carne non sarebbe stata salvata (Marco, xiii, 18-20). Perciò manderà questi sette grandi arcangeli a colpire il regno dell'anticristo; poiché egli stesso lo ha detto: Allora il Figlio dell'uomo manderà i suoi messaggeri in mille, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro angoli del vento, dall'estremità del cielo fino alle estremità del cielo (Marco, x, 27). Infatti egli ha già detto prima per mezzo del profeta: Allora ci sarà pace nella nostra terra, quando sorgeranno in essa sette pastori e otto saranno morsicati dagli uomini e cercheranno Assur, cioè l'anticristo, nella fossa dei Nembroth (Mich., 5, 5, 6), cioè nella nazione il diavolo, lo spirito della Chiesa. Allo stesso modo, quando furono spostate le guardie della casa. Ma il Signore stesso raccontò una parabola agli apostoli, quando gli operai vennero da lui e dissero: Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo, da dove dunque sono venuti i gigli? Egli rispose loro: Questo ha fatto un uomo nemico, al quale dissero: Vuoi che andiamo (2) a sradicarlo? il quale disse: No, ma lasciateli crescere entrambi fino alla mietitura, e al tempo della mietitura dirò ai mietitori di raccogliere i gigli e di farne dei fasci (Mt 10,27-30), e di bruciarli con il fuoco eterno, e raccogli subito il grano nei miei granai. Pertanto questi mietitori, pastori e operai di questa Apocalisse vengono mostrati come angeli. Ma la tromba è una parola di potere. E sebbene lo ripeta attraverso le coppe, non è detto come se fosse stato fatto due volte: ma poiché accadrà una volta, cosa che è stato decretato dal Signore, viene detto due volte. Pertanto, ciò che ha detto meno nelle pipe, è qui nella ciotola. L'ordine di ciò che è stato detto non è da guardare, perché spesso lo Spirito Santo, quando ha viaggiato fino alla fine dell'ultimo tempo, ritorna di nuovo agli stessi tempi, e supplisce quelle cose che ha detto di meno. Pertanto nei tubi e nelle coppe si significa o la distruzione delle piaghe diffuse nel mondo, o la follia dello stesso Anticristo, o il ritiro dei popoli, o la differenza delle piaghe, o la speranza nel regno dei santi. , o la caduta delle nazioni civili, o la grande caduta di Babilonia, cioè dello stato romano. 9. Dopo queste cose vidi, ed ecco una grande moltitudine che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua, vestita di vesti bianche. Ciò che la folla dice che sono molti, di ogni tribù, di tutti i credenti, mostra il numero degli eletti, i quali, purificati mediante il battesimo nel sangue dell'Agnello, hanno reso bianche le loro vesti, conservando la grazia che hanno ricevuto.
 


 

EX CAPITE IX. 13, 14. Et audivi vocem unam ex quatuor cornibus altaris aurei quod est in conspectu Dei, dicentem sexlo angelo qui habebat tubam: Solve quatuor angelos. Id est, quatuor angulos terræ tenentes quatuor ventos.

Qui ligati sunt ad fluvium magnum Euphratem. Per angulos terræ, sive quatuor ventos trans Euphratem fluvium, gentes sunt quatuor, quia omni genti deputatus est angelus, sicut lex dicit: Statuit eos per numerum angelorum Dei (Deut., xxxn, 8), donec sanctorum expleatur numerus suos non egrediuntur terminos, quia in novissimo cum antichristo venient. tentationem, erit enim angustia magna, qualis non fuit A est silentium in cœlo media ferme hora. Per quod signiab origine mundi : et nisi abbreviasset Dominus dies illos, non esset salva omnis caro (Marc., xiii, 18-20). Hos ergo archangelos magnos septem ad percutiendum regnum antichristi mittet; nam et ipse ita dixit: Tunc millet Filius hominis nuntios suos (1), et colligent electos ejus de quatuor angulis venti a finibus cœli usque ad fines ejus (Marc., x, 27). Nam et ante ait per Prophetam Tunc erit pax terræ nostræ, cum surrexerint in ea septem pastores, et octo morsus hominum, et indagabunt Assur, id est antichristum, in fossa Nembroth (Mich., v, 5, 6), id est in natione diaboli, Ecclesiæ spiritu. Similiter cum moti fuerint custodes domus. Ipse autem Dominus in parabola ad apostolos, cum venissen tad eum operarii, et dixissent: Domine, nonne bonum semen seminasti in agro tuo, unde ergo B ibi lolium? respondit eis: Inimicus homo hoc fecit: cui dixerunt, Vis ibimus (2) et eradicabimus illud? qui ait, Non, sed sinite utraque crescere usque ad messem, et in tempore messis dicam messoribus, colligere lolium, et facere manipulos (Matth., xm, 27-30), et cremare igni æterno, triticum autein colligere in horrea mea. Hos igitur messores el pastores et operarios heic Apocalypsis ostendit esse angelos. Tuba autem verbum est potestatis. Et licet repetat per phialas, non tamen quasi bis factom dicitur: sed quoniam semel futurum est, quod est a Domino decretum ut fiat, ideo bis dicitur. Quod ergo in tubis minus dixit, heic in phialis est. Non aspiciendus est ordo dictorum, quoniam sæpe Spiritus sanctus, ubi ad novissimi temporis finem percurrerit, rursus ad eadem tempora redit, et C supplet ea que minus dixit: nec requirendus est ordo in Apocalypsi, sed intellectus sequendus est eorum quæ prophetata sunt. Sunt igitur significata in tubis et phialis aut plagarum orbi missarum clades, aut ipsius antichristi insania, aut populorum detractio, aut plagarum differentia, aut spes in regno sanctorum, aut ruina civilatum, aut ruina magna Babylonis, id est, civitatis romanæ. 9. Post hæc vidi, Et ecce turba multa quam dinumerare nemo poterat ex omni gente, tribu, et populis et linguis, amicti stolis albis. Quod dicit turba multa ex omni tribu, ex omnibus credentibus electorum numerum ostendit, qui in sanguine Agni per baptismum purgati suas stolas fecerunt candidas, servantes gratiam quam acceperunt.