S. SEALTIELE / SALATIELE (PREGHIERA O RICHIESTA O AVVOCATURA DI DIO)

SIMBOLI ICONOGRAFICI

{Finalmente dall' altro lato accanto a Jeudiele era Sealtiele , con volto umile e dimesso, gli occhi piegati a terra, le braccia incrociate al petto in atteggiamento di adorazione e di preghiera, vestito di lungo camice bianco avvinto ai fianchi da un nero cingolo, e di un manto nell'esterno bianco e nell'interiore vermiglio - Gioacchino di Marzo.

La raffigurazione mistica dell' ORATORE SEALTIELE,  venuta fuori dalle sacre immagini di Palermo, e descritta da mons. Tommaso Bellorosso,  gli vede attribuiti questi simboli:

  • Sacro d'adema d'oro. Dal greco διάδημα e dal latino diadema, col significato di "oggetto che cinge", il diadema è un ornamento del capo, utilizzato nell'antichità dai nobili per rimarcare la loro dignità e dagli imperatori quale simbolo di sovranità. Veniva utilizzato anche da alcuni sacerdoti per particolari attività legate al culto. Tale simbolo designa l'Arcangelo come un "nobile gerarca" del paradiso di straordinaria dignità.
  • Volto, ed occhi piegati a terra, dimessi e umili.   Questa posa significa che l'anima che desidera volare fino alla sfera della perfezione non deve perdere di vista la miseria del suo essere in basso ; per tale motivo tanto più  si deciderà a sprofondare nell'umiltà tanto più in alto giungerà il suo volo, mediante le ali della virtù, fino alla più perfetta regione celeste.
  • Mani incrocciate sul petto, in atto di pregare.  Si tratta della posizione più rilevante di San Sealtiele, ed ha un preciso significato simbolico, riferito al ministero sacerdotale. Esso si esplica nell'atto di implorare l'ascolto di Dio. :
  • All'inizio della messa il Sacerdote , infatti, si gira con le mani giunte davanti al petto, con le dita parimenti stese ed unite, ed avendo il pollice destro posto sul sinistro in modo da formare una croce con il capo scoperto.
  • Stesso gesto si ripete quando, terminata dai presenti la Confessione, il Celebrante eretto, poi  dice: Oremus, ed estende e congiunge le mani. 
  • Ancora durante l'Introioto della messa mentre dice: Aufer a nobis, ecc., il celebrante a mani giunte sale l'altare, nel mezzo, e lì inchinato ...  - dice in segreto: Oramus te, Domine, etc., e mentre dice: Quorum reliquiae hic sunt, bacia l'altare nel mezzo.
  • Detto  poi l'ultimo Kyrie eleison, il sacerdote restando in mezzo all'altare, estende ed alza le mani fino alle spalle (e fa così in ogni elevazione delle mani), con la voce come prima, comincia, se è da dire, il Gloria in excelsis. Quando dice Deo, congiunge la mani e china il capo alla Croce.
  •  Posto poi il messale sull'altare, il sacerdote ritorna nel mezzo, e lì, stando dritto con le mani giunte davanti al petto, eleva gli occhi a Dio e subito li abbassa, si inchina profondamente e dice in segreto: Munda cor meum e Iube, Domine, benedicere, Dominus sit in corde meo, come nell'Ordinario. 
  • Quindi va al messale, dove, rivolto ad esso, con le mani giunte davanti al petto, dice a voce intelligibile: Dominus vobiscum. Recitato il Simbolo, o, se non si  deve dire, dopo il Vangelo o l'omelia, il Celebrante bacia l'altare nel mezzo, e con le mani giunte davanti al petto, si gira verso il popolo, da sinistra a destra (come detto sopra), ed allargando e congiungendo le mani dice: Dominus vobiscum, e a mani giunte ritorna per la stessa via in mezzo all'altare, dove allargando e congiungendo le mani ed inchinandosi col capo verso la Croce, dice: Oremus. 
  • Con le mani giunte appoggiate all'altare e un po' inclinato, dice in segreto l'orazione: Suscipe, Sancta Trinitas, ecc. Quindi con le mani allargate e poggiate e stese di qua e di là (ai lati del Corporale), bacia l'altare nel mezzo, poi con le mani giunte davanti al petto e gli occhi abbassati a terra, si gira verso il popolo, da sinistra a destra, e rivolto ad esso, allargando e congiungendo le mani, dice a voce abbastanza elevata: Orate fratres, e mentre in segreto prosegue: ut meum ac vestrum sacrificium, ecc. si volge all'altare completando il circolo, da destra al centro dell'altare, con le mani giunte davanti al petto. 
  • Durante il padre nostro e fino alla comunione capita che si alzi e con le mani giunte davanti al petto, inclinato verso il Sacramento, e dica a voce intelligibile: Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi; percuotendosi il petto con la mano destra mentre tiene la sinistra sul corporale e dice: miserére nobis, non ricongiunge le mani, ma si percuote di nuovo il petto quando dice per la seconda volta: miserére nobis,  ciò che fa una terza volta  quando dice: dona nobis pacem.
  • Dette le orazioni, chiude il messale e, congiungendo le mani davanti al petto, ritorna al centro dell’altare, dove, come prima, dopo averlo baciato, si gira verso il popolo e dice: Dominus vobiscum. Restando girato verso il popolo con le mani giunte davanti al petto, aggiunge, se va detto: Ite, missa est, poi ritorna verso l’altare allo stesso modo;  se non va detto, dopo aver detto: Dominus vobiscum, ritorna allo stesso modo verso il centro dell’altare, poi, girato verso l’altare, con le mani giunte davanti al petto, dice: Benedicamus Domino.
  • LA POSIZIONE DELL'ORANTE  - «Il più antico gesto di preghiera della cristianità - ricorda il Papa Emerito Joseph Ratzinger, in Teologia della Liturgia, LEV pp. 186 – 195 -  è costituito dalle mani allargate, la “posizione dell’Orante”. E’ questo un gesto originario dell’uomo che invoca Dio, un gesto che si può incontrare praticamente in tutto il mondo delle religioni. E’ innanzitutto un’espressione della non violenza, un gesto di pace: l’uomo apre le sue mani e così si apre all’altro. E’ anche un gesto di ricerca e di speranza: l’uomo cerca di afferrare il Dio nascosto, si protende verso di Lui. Le mani allargate sono state collegate anche con l’immagine delle ali: l’uomo cerca l’altezza, vuole farsi portare in alto da Dio, per così dire, sulle ali della preghiera.  Per i cristiani, tuttavia, le braccia allargate hanno al tempo stesso anche un significato cristologico: esse ci ricordano le braccia di Cristo distese sulla croce. Il Crocifisso ha dato una nuova profondità al primordiale gesto umano di preghiera. Allargando le braccia, vogliamo pregare insieme al Crocifisso, unirci ai suoi “sentimenti” (Fil 2,5) . Nelle braccia spalancate di Cristo sulla Croce i cristiani hanno visto un duplice significato: - esprimono anche in Lui, proprio in Lui, la forma radicale dell’adorazione, dell’unità della volontà umana con la volontà del Padre; - ma al tempo stesso, queste braccia sono aperte verso di noi – sono il grande abbraccio con cui Cristo vuole attirarci a sé (Gv 12,32).  Più tardi si è sviluppato il gesto delle mani giunte, che ha origine forse dal feudalesimo: colui che riceve il feudo, nell’atto della presa in consegna mette le sue mani giunte nelle mani del feudatario – un meraviglioso gesto simbolico: io metto le mie mani nelle tue, le lascio racchiudere dalle tue. E’ un’espressione sia di fiducia che di fedeltà. Questo gesto si è mantenuto nell’Ordinazione sacerdotale. Il neo – ordinato riceve l’incarico sacerdotale come se ricevesse l’investitura di un feudo.  Quando il candidato all’Ordinazione mette le sue mani giunte nelle mani del Vescovo gli promette e gli promette rispetto e obbedienza, egli offre il suo servizio alla Chiesa come corpo vivo di Cristo, mette le sue mani nelle mani di Cristo, si affida a Lui e gli dà le proprie mani perché siano sue.  Dalla storia del Fariseo e del Pubblicano (Lc 18, 9 – 14) è derivato alla cristianità un ulteriore gesto: il battersi il petto. E’ il gesto con cui noi, per una volta, non additiamo l’altro come peccatore, ma noi stessi, rimane un significativo gesto di preghiera. E’ proprio questo, infatti, di cui abbiamo sempre di nuovo bisogno: individuare e riconoscere noi stessi come colpevoli, e così chiedere anche il perdono. Con il “mea culpa” (“per mia colpa”) entriamo, per così dire, nel nostro stesso intimo, facciamo pulizia davanti alla nostra porta, e possiamo così a buon diritto chiedere perdono a Dio, ai  santi ed a coloro che sono radunati attorno a noi, verso i quali ci siamo resi colpevoli. 
  • Secondo Fabrizio Bisconti nell'articolo "Il linguaggio dei gesti e dei segni nell'iconografia paleocristiana In battaglia a braccia distese e mani aperte",in ©L'Osservatore Romano - 9 agosto 2009 il gesto in questione: «... Questo gesto ...  è  segno molteplice di preghiera, di supplica, d’intercessione, d’apertura al dono che si chiede, di disponibilità… e anche di lode e di rendimento di grazie. Con questo gesto si riceve anche la comunione sulle mani: chiedendo umilmente il pane di Cristo, con gratitudine ed emozione. E’ il gesto sacerdotale per eccellenza per le orazioni del presidente dell’assemblea e per la preghiera eucaristica. Per molti secoli, il popolo si univa al sacerdote nello stesso gesto. 
  • Mantello di colore bianco fuori, rosso {risvolto?}  all'interno  {secondo A. Mongitore} . Tunica bianca, dotata di frange di color d’oro, fino ai piedi { secondo A. Mongitore} .    Nella Bibbia il bianco accompagna le feste e le manifestazioni gioiose degli uomini. Evoca l'innocenza, la gioia, la purezza; suscita lo stupore. Essendo un colore di luce e di vita, il bianco si oppone al nero, colore delle tenebre, del lutto, della morte. La Bibbia conosce e usa questi diversi significati (Qo 9,8; Sir 43,18), ma dà ad essi una dimensione nuova, escatologica: il bianco è il colore degli esseri associati alla gloria di Dio: esseri celesti o esseri trasfigurati. In particolare in Qo 9,7-9- si intravede un evidente significato eucaristico con  colore liturgico qui descritto d'appannaggio sia del sacerdote che dell'uomo comune: «Va', mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo.  Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole». Per il ministro se la "donna" può essere simbolicamente la Chiesa, il pane e il vino, che appalesano le bianche vesti sono quelle proprie dell'eucarestia.
  • Cingolo nero , che avvolgeva la tunica - simbolo penitenziale. {sembra descritta l'immagine di coloro che si apprestano alla prima comunione o di un iniziato a qualche mistero}. Nella liturgia della Chiesa cattolica ed anglicana il cingolo è un cordone di lana (o altro materiale) che viene indossato all'altezza della vita sul camice. Nell'indossarlo si deve aver cura che le nappe terminali siano perfettamente allineate ai fianchi.  Nel rito di San Pio V il sacerdote mentre lo indossa prima della celebrazione eucaristica, recita la seguente preghiera: "Praecinge me, Domine, cingulo puritatis, et exstingue in lumbis meis humorem libidinis; ut maneat in me virtus continentiae et castitatis" In italiano: "Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e liberami dalle passioni della libidine, affinché rimanga sempre in me la virtù della continenza e della castità". Il cingolo sta anche a ricordare la fune con la quale Gesù venne legato alla colonna durante la propria passione. Esso è quindi segno penitenziale e ricorda anche gli Ebrei che consumarono l'agnello pasquale con i fianchi cinti (Es 12,11). Per quanto detto finora, appare evidente che Il cingolo sacerdotale è un simbolo di penitenza dall’altissimo significato morale ed evocativo, che per tale ragione non può mai mancare all’interno dell’abbigliamento di uomo di Chiesa.

simbologia alternativa:

  • Turibolo o incensiere, ad indicare la mistica funzione di innalzare a Dio, le preghiere dei Santi. Tale elemento si associa a quello del capitolo 8 dell' Apocalisse 8,3: «Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono».

DISVELAMENTO SEGRETO DELL'IMMAGINE

  • L'uomo comprendendo il proprio nulla (sguardo verso il basso) è pronto a volare alto verso Dio fiducioso nel suo soccorso , confessando le proprie colpe (mani giunte a croce sul petto), con una donazione totale di se stesso. In tal senso l'orazione viene immediatamente accolta.

SULLA SCORTA DI QUESTA SIMBOLOGIA, ANTONIO LO DUCA E TOMMASO BELLOROSSO, HANNO COSTRUITO PER l'ORATORE SEALTIELE QUESTA ANTIFONA : 

Antifona di San Sealtiele Oratore

Gran ministro nella supplica della misericordia divina, e nobile difensore di tutti i fedeli, ti preghiamo, o Beato Sealtiele, che consideri la nostra fragilità umana; così da non abborire  i le nostre, e non disdegni di pregare sempre per noi , ma imiti il nostro Redentore Gesù, il quale sedendo alla destra del Padre Dio Eterno , s’è degnato d'essere nostro avvocato.

V. Invochiamo in aiuto il Beato Sealtiele

R. Affinchè meritiamo che ci ottenga il nostro perdono

Preghiamo - Preghiera

- O Dio, fonte abbondantissia di misericordia , che per i peccati  della fragilità umana hai voluto che [*Non solo Gesù Cristo Signore Nostro ma anche]   il Beato Sealtiele dall’ inizio fosse il ministro supplice della tua misericordia; umili ti preghiamo che, per mezzo del patrocinio di un tale patrono e per la preghiera di un tale oratore, ti degni di liberarci da tutti i mali imminenti e di cancellare le nostre iniquità secondo la moltitudine delle tue misericordie . Per Cristo Nostro Signore Amen.

Antonio lo Duca, ha poi aggiunto al motto di Sealtiele, l'oratore,  la frase:   - Prego supplice e in ginocchio   - .

* frase originariamente presente nell' Opus de Septem Spiritibus di Tommaso Bellorosso e poi tolta da Antonio lo Duca.  


SIGNIFICATO DEL NOME E SUE VARIAZIONI 

SEALTIELE :  שְׁאַלתִּיאֵל o  שַׁלתִּיאֵל ‎ she‘altı̂y‘êl  o  shaltı̂y‘êl  , nome  tratto dalla versione ebraica di Esdra 3,2 e Aggeo 1,1:

<>·שָׁאַל שָׁאֵל ‎ shâ‘al shâ‘êl -  chiedere, richiedere, salutare, pregare;

אֵל ‎ ‘êl  (Elohim – Dio secondo etimologia comunemente accettata)


Dalla quinta lettera dei Sette Arcangeli

"Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli"


PRINCIPALI APPARIZIONI IN AMBITO CATTOLICO

SEALTIELE E SAN GIORGIO

Un Angelo Sealtiele – Salatiele trovasi nominato nei resoconti copti della Passio di San Giorgio (275-285  – 303) ,descritto in «Contes et romans de l'Égpyte chrétienne», Volume 2, di Emile Amélineau – Atti del Martirio di San Giorgio[1]. Il fatto è narrato più prosaicamente in “Les actes des martyrs de l'église copte: étude critique (janvier 1887)” sempre di Emile Amélineau.Si tratta del martirio copto del Santo, tradotto in francese dall’autore e da noi riportato, per quel che ci interessa, in idioma italiano. Ebbene in un dato punto del racconto si assiste all’intervento di Sealtiele, inviato da Gesù per resuscitare il Santo appena martirizzato: «…Ecco che il Signore Gesù Cristo discese dal cielo con i suoi Santi Angeli, e si fermò sopra il luogo dove fu sepolta la caldaia. Disse all 'Angelo  Salathiel, “Prendi la caldaia della terra». L'Angelo la dissotterrò  e ne diffuse tutto il contenuto sulla terra» .

SEALTIELE E IL SERVO DI DIO GIOVAN VINCENZO FERRERI DI PALERMO

Un Angelo del medesimo nome Salatiele fu concesso al Servo di Dio Gioan Vincenzo Ferreri, anche se la testimonianza non ci è giunta chiaramente. Secondo la fonte di padre Domenico Pansini, che ne ha raccolto la biografia: « …Tornò a farsi sentire l’amorosa voce  dicendo: Ricevi la Potestà che si chiama Salathiel, e che ha la sapienza delle cose naturali  per propria: e questa ti servirà per portarti a Dio con particolar cura, per la via di tutte le scienze umane…». 

SEALTIELE E DON DOLINDO RUOTOLO

Don Dolindo Ruotolo, nel capitolo 8, della sua Esegesi sull’Apocalisse al paragrafo 4  «L’apertura del settimo sigillo e l’arcano silenzio nel Cielo», sezione “Quando nella Chiesa tace la preghiera» VEDE IN LOCUZIONE PRIVATA S. SEALTIELE E NE PARLLA COME SEGUE dicendo :   «Sealtiel, l’arcangelo dell’orazione. I profumi che raccolse per impregnare le orazioni di tutti i santi sull’altare che stava innanzi al trono di Dio, furono le straordinarie effusioni dell’amore di Gesù Cristo e dello Spirito Santo».  Ed ancora in capitolo 9, sezione «E vide che sulla terra la notte era in potere di satana e il giorno era un vociar blasfemo»  diceva: «…L’arcangelo Sealtiel… Era l’Arcangelo del trono di Dio che pregava e spingeva gli uomini alla pregare»

SEALTIELE E IL BEATO AMADEO

Il Beato Amadeo, vide Sealtiele operare soprattutto nella sua quinta estasi.nella sua V^ Estasi, della Apocalypsis Nova :

« O Maria, avendo noi visto quelli divisi tra loro, discordi e erranti in diversi modi, allora Sealtiele  uno dei nostri compagni,  disse su esortazione di Michele : “ Tutti o infelici errate o siete lontani da Dio, e nessuno di voi parla correttamente e nemmeno tu, infatti, che hai voluto indurre la concordia parli correttamente: vuoi portare una legge alla volontà di Dio, la quale è al di sopra di ogni legge? Similmente , anche voialtri sembra che vogliate obbedire a Dio sotto condizione. Non si deve ricercare la ragione della Sua volontà: un uomo sarà fatto Dio, non un Angelo! Gli Angeli adoreranno quell’uomo e venereranno la Madre dello stesso! Egli non vuole che gli uomini adorino un Angelo!»  [Apocalypsis Nova, Quinta Estasi, Battaglia Angelica, discorso dell’Arcangelo Sealtiele].

SEALTIELE E P. JUAN DE LAZARO DI BURGOS

Lo  recensisce l’autore  OMAECHEVARRIA IGNACIO , in  «Un plantel de serafica santitad en las afueras de Burgos. San Esteban de los Olmos (1458-1836)»  in Archivio Ibero Americano 10 , 1950 pp 151-393 . Presenta una c.d. “Lista de honor”, al n. 15 inserisce infatti – il P. Fr. Juan de Lázaro, di cui trae una breve ma intensa biografia, secondo cui era così continuo che nei colloqui che:

«…per non interrompere il suo  esercizio principale, che era  la presenza di Dio, usava  molte orazioni giaculatorie, breve e ferventi con le quali conservava il fuoco dell'amore divino che ardeva nella sua anima, e anche se questo santo esercizio era segreto e solo per  Dio e per se stesso, ciò nonostante, attraverso le sue azioni esteriori si sapeva che essere erano regolate da uno spirito superiore e come fiamme viveprovenivano dal fuoco divino che regnava nel suo cuore. Conservò in tutta la sua vita una totale pace, tranquillità e uguaglianza, e anche se la carnagione naturale era sottile e delicata, il suo spirito era fervente, e non limitava l'esercizio fisico per quanto fosse doloroso , e seguivanotte e giorno la comunità; era molto parcp nel mangiare, povero in abito, candide e semplice e di purezza verginale.Questo Venerabile Padre conosceva il nombre del suo Angelo Custode e nell’ora della sua morte dichiarò al suo confessore che Dio gli aveva concesso questa grazia per la intercessione della Venerabile Suor Maria di Gesù,  Badessa del Convento della Purissima Concezione  della città di Agreda, la quale le disse non solamente il nome del suo  Angelo, bensì anche una orazione composta dalla medesima Madre la quale sta scritta con la sua stessa calligrafia e si vede nell’ archivio di questo convento di San Esteban.  L’Angelo Custode di questo servo di Dio teneva per nome  Salaciel, che interpretato,  vuol dire (lode O elogio) di Dio, il cui ministero era di prostrare, risvegliare e scuotere coloro che partecipano all’ esercizio della  preghiera e trattano  intimamente con Dio in continua lode della Maestà divina; e ciò si seppe bene per gli effetti: così  la luce che questo Servo di Dio riceveva dal suo Santo Angelo, come la fedeltà con cui osservava la sua dottrina, occupandosi continuamente nelle divine lodi. Diceva ogni giorno la suddetta orazione al suo Angelo custode e introdusse il costume di  dire l’ Antifona, il verso e l’orazione degli Angeli custodi nella comunità prima di ogni mattina nella Recollezionne, come ancora oggi si osserva fare».

Riflettendo sul ministero di questo Angelo, benchè l’interpetazione del nome non corrisponda a quellodel nostro Angelo, il nome stesso Salaciel, ma soprattutto il ministero successivo, cioè quello di prostrare, risvegliare e scuotere coloro che partecipano all’ esercizio della  preghiera e trattano  intimamente con Dio in continua lode della Maestà divina, che in lingua spagnola viene reso come segue: - cuyo ministerio  era el inclinar , despertar  y mover a  quien asistia al eiercicio de la oracion  e intimo trato con Dios en continua alabanza de la Majestad divina – è proprio il motto che si legge in Santa Maria degli Angeli e dei martiri, in corrispondenza di questo Angelo Sealtiele/Salatiele, e cioè – ORO SUPPLEX ET ACCLINIS - Prego supplice e in ginocchio, (il cuore contrito, come ridotto a cenere , verso seguente dell’inno DIES IRAE). Si tratta dell’identico ministero descritto da Antonio lo Duca.

SEALTIELE E SUOR  MARIA DI SAN JOSE' DI OAXACA

Si tratta della fondatrice del Monastero de la Soledad, di Oaxaca, donna molto famosa ai suoi tempi. Veniva dal dalla città di Puebla de los Angeles, dal Monastero di Santa Monica fondato dal vescovo  Don Manuel Fernandez de la Cruz, il quale decise di condurre alcune sorelle, tra cui la nostra Antonida di San Joseph, per la fondazione di un nuovo monastero nella città di Oaxaca . Questa religiosa fu una delle monache illuminate più famose dell’epoca novispana. Le stessa ci racconta nei suoi scritti il lungo viaggio verso Oaxaca e i primi giorni per stabilire il convento, per il quale si incontrarono molte difficoltà.  Testimonianza dell’apparizione di Sealtiele si trova a apg. 368 e ss, della sua biografia, che nel aiutareil prossimo ellanon si diede a venerare il suo Angelo Custode. Confessò allora davanti a Dio il disguido che tenne e dichiarò congiuntamente il dolore che le costò alla sua anima di non aver tenuto devozione al suo Santo Angelo custode, l’intenzione di fare ammenda, pregando nel contempo il Signoe, che per sua personale consolazione le manifestasse chi fosse l’Angelo che la proteggeva, la quale cosa dichiarò con le seguenti parole: «Il giorno in cui parlai con il V. P. alla ricerca di ciò che mi accadde quando stavo recitando i Salmi del dolcissimo nomedi Maria,  mi comando per obbedienza,  che chiedessi a Dio, Signore Nostro, che il mio Santo Angelo Custode mi rivelasse il suo nome . E io obbedii al V.P. e lo supplicai al Signore, e continuai a chiederlo, ma in tutto questo tempo non ottenni risposta da Sua Maestà; e come io damolti giorni esercitavo una devozione che sta in un libro  (che chiamano settimana angelica, per essere una devozione ai Sette Principi assistenti al Trono di Dio) tengon ripartiti i sette giorni della Settimana, , la Domenica a San Michele, il lunedì a San Gabriele, il martedì a San Raffaele, il mercoledì a San Uriele, il giovedì a San Sealtiele. Ma in questo giorno di giovedì , mi tenni in cella  la mattina per tenere il tempo di recitare quell’esercizio che spetta in questo giorno a  San Sealtiele, e restando nella mia cella  recitando il libretto (che vi dissi) sentì affianco a me questo Glorioso Principe, che era quello al quale stavo dedicando la preghiera, e nonostante non vidi in che forma si trovava quello che sentii,mi parse che era proprio San Sealtiele. Ma in quel coaso non mi accordava quello che la s.v. mi aveva domandato, che chiedessi al Signore, che ilmio Angelo custode mi rivelasse il suo nome. Ecco che come senti a San Sealtiele al mio fianco , mi venne nella mia mente, e con molto allegria, che San Sealtiele era il mio Angelo custode, ma io timorosa che questa fosse una tentazione…». A questo punto il biografo soffermandosi su questa testimonianza certifica la sicura custodia di Sealtiel.


CASO CONTROVERSO - SAN SEALTIELE E LA BEATA CATERINA EMMERICH

San Sealtiele è uno dei quattro Arcangeli che circondano i 3 Angeli Maggiori, Michele, Gabriele e Raffaele, nelle visioni della Beata Emmerich?

Veniamo ora alla Beata Anna Katerina Emmerich, perché nelle sue visioni ,  è possibile identificare ora con certezza almeno uno dei nomi, dei quattro potenti Arcangeli che ella vede circondare gli altri 3 Angeli maggiori.

La Beata scorse in estasi mistiche una rappresentazione simbolica che sembra descrivere l’azione dei Sette Arcangeli e la loro divisione interna in due sottogruppi, di cui il primo è costituito da S. Michele, S. Gabriele e S: Raffaele, ed il secondo invece da 4 Arcangeli che lei chiama con il nome di Elohim “le potenze”, attribuendo nomi tuttavia diversi da quelli che siamo stati abituati a conoscere, tranne che uno di cui parleremo: “Rafiel, Etofiel, Emmanuel e Salathiel.  

Non si nasconde tuttavia che,  sull’attendibilità delle Visioni della Beata,  pesò e forse pesa ancora lo spettro di una pesante interpolazione che probabilmente ha stravolto gran parte delle rivelzioni che il Signore le aveva concesso.  La problematica si mostra in tutta la sua gravità solo verificando la versione della Passione del Signore di Anna Caterina commentata dalla Veggente Maria Valtorta il 22.01.1949 la quale al termine dell’opera lascia questa drammatica testimonianza: “Alla fine della lettura mi dice G.C. “Vedi quale danno può fare alla rivelazione l’opera dell’uomo?  Anche se egli opera nell’intento di onorarmi di più, sciupa il dono di Dio. Ogni infedeltà , in cose di rivelazione, è rovina alle stesse, perché è ferita apportata alla verità che ne resta sconciata.  Per questo voglio che non sia mutata una stilladi quanto tu hai scritto. Tu fosti fedele nello scrivere. Siano fedeli gli altri nel lasciare intatti gli scritti tuoi. L’opera del Brentano sì che si stacca dai Vangeli, dalla verità. Solo nei punti presi tal come sono descritti dagli evangelisti è verità in questo libro. Il resto è magnifico quadro deturpato da un pessino ritoccatore”.  Ha ragione. Ho pianto, leggendo , davanti a tanta rovina. E dico proprio “Ha ragione la Chiesa di voler essere meticolosa nell’esame di scritti rivelati. Dopo simili esempi!”. Gesù mi ha fatto scrivere di fianco ai punti veri ,molto rari ,”qui è vero”. Ma come sono pochi!. Il resto è tutta fantasia. Ah! Brentano che brutto servizio ha fatto alla Emmerich, e alle anime in genere!. Mi sono così nauseata che no, no e no, libri del genere non ne leggo più neanche se me ne portano a monti. Questo è stato il primo e resta anche l’ultimo. Che delusione”. Ma torniamo ai nomi.

Rafiel è angelo di tradizione cabalistica, che avrebbe donato il libro dei doveri celesti direttamente ad Abramo, mentre ancora era in Paradiso. David Mill, professore ordinario di teologia e di Antichità e lingue orientali in “Dissertationes selectae varia s. litterarum et antiquitatis capita exponentes”, in due edizioni del 1724 e 1743, dice che Rafiele fu l’Angelo che secondo la tradizione ebraico - cabalistica fu inviato ad  Adamo : “ Multi sunt in narrandi Adami resipiscientia, eum diu vehementissimeque peccatum deploravisse, totis anni 130 addito jejunio: Librum etiam excellentissime Sapientiae accepisse in Paradiso ad Angelo Rafiele ..”. Sull’argomento August Pfeiffer, nella sua “Critica sacra, de sacri codicis partitione, editionibus, interpretazione”,  trattato quarto, Dresda e Lipsia 1721, precisa nella Sectio II. Problematica. Quest I “Quam originem agnosia Kabbala”: “Judaei in paradiso ortam volunt, & Adamo ab ipsius Praeceptore Rafiele rivelata esse”.  Inoltre col tempo anche questo nome ha avuto dei cambiamenti e così abbiamo notato che il nome Rafiel è divenuto Raziel (Et. Il Custode dei Segreti). Raziel e Rafiel identificano ambedue lo stesso spirito compagno di Adamo. Dunque non proseguiamo oltre.

Nell’opera “Pensieri, riflessioni e massime moral” di Gabriel Thureson Oxenstierna del 1747, tomo primo, la VI delle X Sibille cumane, che aveva il nome d’Amaltea, da qualcuno veniva detta Etofiele, o Demofiele, nata in Jonia di Cuma. Per il filosofo Niccolò Carletti in “Storia della regione abbruciata in Campagna Felice”, 1737  dedicata alla Maestà di Maria Carolia Regina delle Sicilie, Etofiele fu il nome non della VI ma della Seconda Sibilla Cumana. Concorda con questa attribuzione del nome Etofiele con una delle Sibille cumane anche Miklos N. Varga in “Dall'arte nella storia alla storia nell'arte 1100-1925”. Anche Angelo Calogerà, nel libro  “Raccolta d'Opuscoli scientifici e filosofici” precisa testè che: “ di questo favella Pausania quando racconta che la Sibilla Etofiele, vissuta prima dell’eccidio di Troja secondo affermano coloro, che stanno in Alessandria della Troade, cioè nella Troia nuova, era stata sagrestana del Tempio di Apollo Sminteo”. Dunque è evidente la tradizione non canonica, ma letterario – romantica del nome attribuito ad una profetessa. I nomi non concordano dunque con la tradizione dei nomi dei Sette Angeli, portata avanti da Antonio Lo Duca e dal Beato Amodeo, tranne che per uno, il quale viene identificato come Salathiel, cioè proprio una delle variazioni come sopra individuate dal nostro studio etimologico e anagrafico. Siamo nei primi anni del XIX secolo. Anna Caterina viene tratta in estasi e può vedere tutta la Gerarchia Celeste. In una prima risalente al 29 settembre 1820 Anna Katharina Emmerich così raccontava:

“..Librando nell’aria giungemmo più in alto, in un mondo maestoso e indescrivibilmente meraviglioso che aveva le sembianze di una cupola gigantesca: la base era come un piano blu circondato da un anello di luce sul quale ce n’erano ancora altri nove. Su ognuno di questi si erigeva un trono e differenti cori di Angeli. Da ogni trono si innalzavano archi pieni di colori, frutta, pietre preziose e tutti gli infiniti doni di Dio. Questi archi tendevano verso l’alto e si intrecciavano tra di loro formando così una cupola sulla quale, in cima a tutto, c’erano tre altri scanni, oppure troni di Angeli. Al centro si trovava quello dell’Arcangelo Michele. Quest’ultimo si librava nell’aria, e depose il tabernacolo della Chiesa sulla cupola.  I tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, si libravano intorno a tre dei nove archi. Nove cori angelici stavano sotto di loro. Quattro grandi Angeli alati e splendenti si muovevano in circolo intorno ai tre Arcangeli: Raphiel, Etophiel, Emmanuel e Salatiel. Essi sono gli Elohim, i curatori e gli elargitori delle abbondanti grazie di Dio che distribuiscono nella Chiesa nelle quattro direzioni di tutto il mondo ricevendo direttamente, queste Grazie di Dio, dai tre Arcangeli.

Ed anche il 2 ottobre, ma non è chiaro se del medesimo anno:

II) “…Ho visto la Beata Vergine Maria supplicare tutto un esercito di Angeli affinchè si recasse sulla terra a rimettere ordine e fermare gli spiriti spietati; gli Angeli si librarono subito scendendo verso queste zone. Contro ognuno di questi spiriti inflessibili e duri si pose di fronte un Angelo con la sua spada fiammeggiante. Poi la pia suora cadde improvvisamente in estasi e per un breve tempo cessò di parlare. Poi riprese, sempre in estasi, ed esclamò: «Cosa vedo! Un grande Angelo fiammeggiante si libra giù sulla città di Palermo dove è una rivolta in atto e dice parole di punizione, vedo nella città cadere morte molte persone! Gli uomini ricevono, a secondo della crescita interiore, gli Angeli custodi adatti. Come anche re e principi di un rango elevato ricevono Angeli custodi di un ordine superiore. I quattro Angeli alati, Elohim, i quali dispensano la Grazia divina, sono Rafael, Etophiel, Salathiel, Emmanuel".

FONTI ESORCISTICHE ED ETERODOSSE PROVENIENTI DA AMBIENTI CATTOLICI

Riportiamo di seguito alcune testimonianze che non possono essere catalogate come fonti di acquisizione di informazioni perchè in larga parte afferenti da fonti esorcistiche o da ministeri particolari in cui i sacerdoti si sono cimentati, avendo notato che su San Sealtiele ricorrono diverse informazioni ufficialmente non predicabili:

1. segnalato dalla nostra amica Carmela Ferrigno di Avellino : 

Fonte: p. Javier Luzón Peña, in collegamento dal canale Tiempo de Respuestas :

note:  Per tre anni è stato esorcista della diocesi di Madrid. Migliaia di interventi sostengono la sua fama di liberatore dalle azioni straordinarie delle presenze spettrali.

(0:52) que yo estaba haciendo un exorcismo y a una persona que llegue es uno de los casos más duros que he tenido y en ese momento pues se manifestó la Virgen a través de la persona poseída y empezó a dar una serie de indicaciones dijo que había llegado el momento de su Liberación preguntó qué hora era cosa que me sorprendió y por medio empaque Carrasco preguntar la hora a la virgen. Pero tenían su sentido porque luego cuando la persona poseída se despertó salió del trance pues y dijo que se me ha comunicado que se ha sido liberada es cierto dice Pues sí sí Y entonces pues a qué hora ha sido y elegimos Pues a las 9 de la noche y dice: Ah esta persona que era el Sudamericana Pues dijo a las 3 de la tarde en la Basílica de Guadalupe la hora de la Misericordia entonces pues un detalle pues muy bonito y la virgen Pues en esa conversación aparte de dar una serie indicaciones sobre una charla que nos iba a dar a continuación El arcángel Sealtiel al piel que era muy importante en el proceso de liberación de esta persona y de esta familia porque él es el que combate a los Espíritus de Gula Y eso pues en esta familia tenía una una importancia peculiar y entonces pues después de dar (2:30) una indicaciones me dirijo a mí me dijo y tú con que eres de la diócesis de Madrid a partir de ahora quedas nombrado.

Traduz:

... stavo facendo un esorcismo e una persona in uno dei casi più difficili che ho avuto e in quel momento, la Vergine si è manifestata attraverso l'indemoniato e ha cominciato a dare una serie di indicazioni, ha detto che era giunto il momento della sua Liberazione... Ah, questa persona... ha detto alle 3 del pomeriggio nella Basilica di Guadalupe l'ora della Misericordia, allora bene, un dettaglio molto bello e la Vergine , in quella conversazione, oltre a dare una serie di indicazioni su un discorso che l'Arcangelo Sealtiel ci avrebbe sostenuto perchè era  molto importante nel processo di liberazione di questa persona e di questa famiglia,  perché è lui che combatte gli Spiriti di Gola .