SANT' IRENEO DI LIONE (130-202) - revisione

Nato a Smirne in Asia Minore, cresciuto in una famiglia già cristiana, ricevette alla scuola di Policarpo, vescovo di Smirne (tradizionalmente ritenuto discepolo dell'apostolo Giovanni), di Papia, di Melitone di Sardi e di altri, una buona formazione religiosa, filosofica e teologica. Fu vescovo della città di Lugdunum (antico nome di Lione) dal 177, in seguito alla morte, per martirio sotto Marco Aurelio, del primo vescovo della città san Potino, insieme ad altri 47 martiri. Fu anche inviato a Roma presso papa Eleuterio per dirimere questioni di ordine dottrinale. Alcuni ritennero che uno dei suoi discepoli più noti sia stato Ippolito di Roma. Secondo la tradizione della Chiesa fu martire a sua volta, anche se scarse sono le notizie storiche sulla sua vita e morte. Venne sepolto nella chiesa di San Giovanni a Lione, che più tardi venne chiamata di Sant'Ireneo. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 dagli ugonotti durante le guerre di religione francesi.

Il suo pensiero e le sue opere furono direttamente influenzati da Policarpo di Smirne, che fu a suo tempo discepolo diretto di san Giovanni Evangelista. Essi sono una testimonianza della tradizione apostolica, a quei tempi impegnata contro il proliferare di varie eresie, in particolare lo gnosticismo, di cui Ireneo fu un forte oppositore. Delle sue opere, soltanto due ci sono pervenute per intero:

Adversus Haereses ("Contro le eresie"): in cinque libri, in cui Ireneo si propone di confutare le principali espressioni dello gnosticismo e la Demonstratio apostolicae praedicationis ("Dimostrazione della predicazione apostolica"), sintetica e precisa esposizione della dottrina ortodossa del cristianesimo, sopravvissuta soltanto in una traduzione armena del VI secolo.

Più volte citato per aver affermato la esaistebnza dei Sette Arcangeli come gruppo liturgico - spirituale, presente nel testo sacro.  Ireneo scrisse, Libro I, capitolo 5, num. 2  - Adversus Haereses - "septem autem coelos, quos intellectuales esse dicunt, angelos eos tradunt"  mentre al capitolo 24  - intolotalo:  Saturnino e Basilide -  che:  alcuni eretici affermano che il mondo sia stato creato da sette Angeli : « Saturninus quidem et Menander unum Patrem incognitum omnibus ostendit , qui fecit Angelos , Archangelos , Virtutes , et Potestates. A septem autem quibusdam angelis mundum factum et omnia quae in eo» (citazione qui tratta dal testo  Raccolta di dissertazioni di storia ecclesiastica in italiano ..., Volumi 15-16). 

 La citazione perlopiù negativa sarà però trattata come elemento dottrinario di riferimento nella storia del settenario