FRA' GERONIMO GRACIAN FIAMMA DI SANTA TERESA (1545 – 1614)

Carmine Alvino

Geronimo Gracian  de la Madre de Dios  (1545 – 1614)  è stato un grande mistico e frate carmelitano rimasto sconosciuto, ma che ha avuto straordinaria influenza per la nascita di tutto il movimento di Santa Teresa, divenendone anche uno dei Padri Spirituali.

BREVE BIOGRAFIA

Nato a Valladolid il 6 giugno 1545; morì a Bruxelles, il 21 settembre 1614.

Figlio di Diego Gracian de Aldorete, segretario di Carlo V e Filippo II, e di Jane de Antisco, figlia dell'ambasciatore polacco alla corte spagnola, ricevette la sua prima educazione nella sua città natale e al Collegio dei Gesuiti di Madrid.

Studiò poi filosofia e teologia ad Alcalá dove si laureò e fu ordinato sacerdote nel 1569. La posizione della sua famiglia, i suoi talenti e le sue virtù gli avrebbero aperto la porta alle più alte dignità, ma, essendo venuto a contatto con alcune monache teresiane,  vestì l'abito dei Carmelitani Scalzi a Pastrana, 25 marzo 1572, sotto il nome di Girolamo della Madre di Dio.

Già durante il noviziato fu impiegato nella direzione delle anime e nell'amministrazione del convento, e, quasi subito dopo la professione (28 marzo 1573), fu nominato pro-vicario apostolico dei Carmelitani Scalzi della Provincia dell'Andalusia.

Questa provincia, che per molti anni aveva dato fastidio, risentiva della nomina di uno appena entrato nell'ordine, e opponeva un'ostinata resistenza ai suoi regolamenti, anche dopo che le sue facoltà erano state confermate ed ampliate dal nunzio Hormaneto. In virtù di queste stesse facoltà Graziano fondò a Siviglia un convento di Carmelitani Scalzi, di cui divenne priore, e approvò l'istituzione di diversi altri conventi di frati e di monache.

Nel 1575 il Capitolo , ascoltando le lamentele degli andalusi, decise di sciogliere i conventi riformati, ma il nunzio conferì a Graziano nuovi poteri, e per un po' la riforma continuò a diffondersi.

Ad Hormaneto successe Sega (giugno 1577), il quale, prevenuto da false dicerie, si ribellò ai seguaci di santa Teresa.

Graziano fu censurato e relegato nel convento di Alcalá, e gli altri esponenti di spicco della riforma subirono punizioni simili, finché alla fine non intervenne Filippo II.

Il successivo capitolo generale (1580) concesse ai Carmelitani Scalzi l'approvazione canonica, e Graziano divenne loro superiore.

Sin dal primo incontro con S. Teresa (1575), ne era rimasto il direttore, alla quale, per comando di Nostro Signore, fece voto personale di obbedienza,

Il padre Gracian occupa per questo un posto speciale  nell’ Epistolario di Teresa. Ella lo incontrò a Beas l'anno 1576.  

Teresa , donna che era già nella sua maturità umana e spirituale, subì  una sintonia e un affetto molto speciale per lui fin dal primo momento.

In quel primo incontro, Teresa fece un voto speciale di obbedirgli in tutto mentre Graziano in tutte le sue opere veniva guidato dalle luci sprannaturali della futura santa.

Nei suoi libri e in numerose lettere dà testimonianza del loro accordo in materia spirituale oltre che amministrativa; erano anche unanimi nel favorire la vita attiva, la cura d'anime e l'opera missionaria.

Dopo la morte di S. Teresa, prese il sopravvento un partito, che usavano chiamavrsi "zelanti", con a capo Niccolò Doria, il cui ideale di vita religiosa consisteva in una rigida osservanza della regola ad esclusione dell'attività esteriore.

Sebbene San Giovanni della Croce e altri uomini di spicco fossero dalla parte di Graziano, il partito opposto entrò in carica nel 1585 e Graziano fu accusato di aver introdotto mitigazioni e novità.

Per dare attuazione alle sue opinioni Doria introdusse un nuovo tipo di governo che concentrava tutto il potere, anche nei dettagli, nelle mani di un comitato sotto la sua stessa presidenza.

Grande fu la costernazione del partito moderato, capeggiato ancora dalle monache, che si risentivano di ogni ingerenza nei loro affari.

Per mezzo di san Giovanni della Croce e di padre Graziano, le monache ottennero da Roma l'approvazione delle costituzioni di santa Teresa, al che Doria decise di escludere le monache dall'ordine.

Capì anche che finché l'opposizione fosse stata guidata da Graziano (nel frattempo era morto San Giovanni della Croce) il nuovo governo non sarebbe mai potuto entrare in vigore.

Con il pretesto, quindi, che i suoi scritti si riflettessero sfavorevolmente sui superiori, Graziano fu convocato a Madrid, e, essendo le informazioni prese contro di lui materialmente alterate da un nemico personale, egli - il direttore e braccio destro di Santa Teresa, l'anima della sua riforma, e per dieci anni il suo superiore - fu espulso dall'ordine il 17 febbraio 1592.

Questa sentenza, basata su prove falsificate, fu confermata dal re, dal nunzio e persino dalle autorità di Roma, che comandarono Graziano di andare in un altro ordine.

I certosini, i cappuccini ei domenicani non vollero riceverlo, ma gli agostiniani acconsentirono ad impiegarlo nella fondazione di alcuni conventi riformati.

La nave, però, che doveva portarlo da Gaeta a Roma, fu presa dai pirati e ne fu fatto prigioniero. Lavorando tra gli schiavi cristiani nel bagnio di Tunisi, rafforzò quelli che esitavano, riconciliava gli apostati a rischio della sua vita, e con le elemosine che riusciva a raccogliere molti liberò.

Dopo diciotto mesi di prigionia ottenne la libertà e tornò a Roma.

Clemente VIII, al quale in un'altra occasione aveva rivelato i segreti che gli erano stati rivelati nella preghiera, sentendo le sue opere e le sue sofferenze, esclamò: "Quest'uomo è un santo", e fece riesaminare il processo di espulsione e la condanna che venne revocata (6 marzo 1596).

Ma, poiché il suo ritorno ai Carmelitani Scalzi avrebbe ravvivato i vecchi dissensi, Graziano fu affiliato ai Frati Scalzi con tutti gli onori e privilegi, e il diritto di praticare la Regola della Riforma.

Fu inviato a Ceuta e Tetuan per predicare il Giubileo (1600-1605), si recò poi a Valladolid per assistere la madre morente, e infine fu chiamato a Bruxelles dal suo amico e protettore, l'arciduca Albers (1606).

Lì continuò una vita di abnegazione e di zelo apostolico. Sepolto nella sala capitolare dei Carmelitani a Bruxelles, le sue spoglie furono più volte trasferite, ma alla fine andarono perdute durante la Rivoluzione.

Girolamo Gracián fu uno dei principali protagonisti delle fondazioni teresiane e come tale stupisce l’assenza di un suo profilo nel recente Dizionario Carmelitano (2008).

I SETTE ANGELI

Girolamo, diffuse la conoscenza dei Sette Arcangeli, rielaborando i libretti di Antonio lo duca e facendone propri gli insegnamenti. La conoscenza dei Sette Arcangeli da lui propugnata si diffuse in tutta la penisola iberica come fondamentale momento di abnegazione personale delle monache e di conoscenza spirituale degli Arcangeli. Ciò è tanto vero che troviamo la sua esegesi completamente tradita nei resoconti delle apparizioni di San Geudiele, presso il Monastero delle Suore Carmelitane Reali Scalze di Madrid, cui il Santo Arcangelo si manifestò fisicamente, come riportato in libretto celebrativo.Dalla sua “Obras” traiamo, circa a pagina 156 dell’edizione del 1616,  la “Devocion  de los siete  Angeles Principes”, che abbiamo tradotto, un po indegnamente, dallo spangolo antico:


DEVOZIONE DEI SETTE ANGELI PRINCIPI

Perché ci sono Sette Angeli Principi: i luoghi della sacra Scrittura e i dottori da dove si ricavano.

Nel capitolo 12 del Libro di Tobia,  si legge che l’Arcangelo Raffaele disse: “io sono uno dei Sette Principi, che stiamo assistendo alla presenza di Dio” e nel capitolo quarto di Zaccaria si dice che i sette occhi che stanno su quella pietra sono i sette Spiriti che scorrono per tutta la terra. I sette Angeli delle sette Chiese dell’Apocalisse di San Giovanni , capitolo primo. Le sette corna del cuore, capitolo quinto. I Sette Angeli delle sette trombe, capitolo ottavo e i sette che tenevano le sette piaghe e spargevano le sette fiale o vasi, dell’ira, capitolo 15, significano questi Angeli Principi secondo quanto si trae da Clemente Alessandrino , al libro sesto degli Stromati, da Areta sopra il quarto Capitolo della sua Apocalisse,  da Origine all’omelia 20 in Num., e da Sant’Ambriogio nel libro secondo su Luca, , Da San Geronimo al Capitolo 6 di Michea, da Ireneo sull’Apocalisse, come anche riferisce Ribera, al medesimo luogo.

  • MICHELE, VITTORIOSO, PRONTO AD ACCOGLIERE LE ANIME - Michele, vuol dire: Chi è come Dio? Il suo officio è quello di Capitano Generale degli eserciti del cielo e della terra, tanto nel Nuovo come nel Vecchio Testamento. Gli si da per titolo “Vittorioso” perché vinse il demonio, scagliandolo giù dal Cielo,  come si legge nel dodicesimo capitolo dell’Apocalisse. E nell’altra battaglia che fece per il corpo di Mosè, come scrive l’Apostolo San Giuda, nella sua lettera canonica. Accoglie le anime di coloro che muoiono bene, per offrirle all’altissimo, favorendole nell’agonia e nella battaglia del transito e consegna quelle dei malvagi ai carnefici eterni.
  • GABRIELE, IL FORTE NUNCIO, L’ANGELO E’ INVIATO DA DIO - Gabriele, fortezza di Dio, è l’ambasciatore maggiore del Cielo, che governa su tutti gli Angeli, che il Signore invia come messaggeri sulla terra, e favorisce gli uomini affinchè ricevano e obbediscano all aspirazioni divine.  Il suo titolo è quello di “Nuncio” e “Messaggero”. Venne ad annunciare la nasvita di Ismaele, Isacco, Sansone, Samuele,  e San Giovanni Battista alle loro madri, e l’Incarnazione del Verbo Divino alla Vergine Maria. Si legge di lui nella Genesi capitolo 20. Nei Giudici al Capitolo 22. In Daniele al capitolo 12. In Luca al capitolo primo. Ottiene la virtù dell’obbedienza. Si dipinge vestito di bianco con una lanterna e dentro di quella una candela accesa nella mano sinistra (simbolo di luce e vocazione interiore) e una mano di Giglio nella mano destra.
  • RAFFAELE, IL MEDICO DELLA SALVEZZA, ACCOMPAGNO I VIAGGIATORI, CURO GLI INFERMI - Raffaele vuol dire medicina di Dio, è il primo medico dell’Altissimo, e governa tutti gli Angeli che ci liberano dai peccati, dai danni e dai pericoli, sia dell’anima che del corpo. Favorisce e guida coloro che viaggiano o navigano. Il suo titolo è  Medico. Lo tengono per devoto coloro che vogliono fare una vera penitenza e scegliere correttamente il loro cammino e lo stato della loro salvezza. Si dipinge vestito di giallo, con Tobia, che porta il pesce con la mano, come si legge nel libro di Tobia.
  • URIELE, COMPAGNO ARDENTE , DIVAMPI IL FUOCO D’AMORE - Uriele fuoco di Dio, è Giustizia maggiore del Re Onnipotente. Infiammatore dei cuori tiepidi. Padrino nelle battaglie contro le tentazioni . Governa su tutti gli Angeli che puniscono. Favorisce gli uomini affinchè siano castigati, amino Dio , vincano le tentazioni e ottengano carità, zelo e rettitudine. Il suo titolo IGNITUS SOCIUS compagno ardente. Si dipinge vestito colorato, con una spada di fuoco nella mano destra. Si legge nel libro 4 di Esdra al capitolo 4. È quello che scacciò Adamo ed Eva dal Paradiso e si pose con la spada nuda a resistere a Balam, quando voleva maledire il popolo di Dio, (Num. 22) e uccise i centottantamila assiri.
  • SEALTIELE, ORATORE PREGO SUPPLICE E IN GINOCCHIO - Sealtiele, preghiera di Dio è il maggiore avvocato degli uomini, davanti al Tribunale del Re Eterno. Il suo officio è presentare a Dio le preghiere che si fanno. Il suo titolo è “oratore”. Favorisce per avere una buona orazione. Si dipinge vestito di azzurro, con un incensario nella mano, come quell’Angelo di cui si parla nell’Apocalisse 8.
  • GEUDIELE REMUNERATORE RICOMPENSO CON PREMI COLORO CHE LODANO DIO - Geudiele (Confessione e Lode di Dio) è il Maestro di Cappella degli Inni, dei canti e delle lodi divine. Guardia maggiore delle Vergini  e delle Spose di Cristo. È quello che favorisce i penitenti per confessarsi bene, e aiuta nei desideri di maggior onore e gloria di Dio, di castità e purezza. Il suo titolo è “rimuneratore”.  Si dipinge vestito di diversi colori con una corona nella mano destra, e una disciplina o frusta nella mano sinistra, perché da premi a coloro che glorificano Dio, e animo ai penitenti e ai confessori. Si collega al capitolo 23° dell’esodo.
  • BARACHIELE, AUSILIATORE NELLE CIRCOSTANZE FAVOREVOLI E NEI TORMENTI - Barachiele, benedizione di Dio, segretario maggiore di Stato, che assiste nei consulti divini che Dio compie, per dare grazia, doni e misericordia agli uomini. Favorisce per ottenere i doni dello Spirito Santo.  E quando Isaia al capitolo sesto dice che il Serafino prese un carbone ardente con il quale toccò le labbra, parla di questo Principe. Si dipinge vestito di broccato con la sottana piena di rose, che va distribuendo con la mano destra.