IL CARDINALE PIERRE DE BERULLE (1575 – 1629)

Carmine Alvino

Michele e Gabriele, sono Serafini e fanno parte dei Sette Arcangeli!  Così l’eminentissimo e reverendissimo Cardinale Pierre de Berulle, (1575 – 1629)  uno dei protagonisti della vita religiosa nella Francia dell'età della controriforma il quale, ispirandosi a Filippo Neri, fondò   a Parigi l'Oratorio di Gesù e Maria Immacolata . Il famoso Cardinale  esprime nei confronti di S. Gabriele ( e S. Michele), un culto di singolare venerazione identificandolo come un Angelo di Altissimo, livello, e insieme a Michele, un Serafino, i due maggiori Angeli del Cielo, e appartenenti ai Sette Divini Assistenti . Nello scritto  - Oeuvres  de l'eminentissisme et Revendissime Pierre, cardinal de Berulle, instituteur et premier superieur General de la Congregation de l’Oratoire de Jesus Christ, Nostre Seigneur, per i tipi di Sebastian Hurè,   1644, a Capitolo VIII, de la vie de Iesus  , a pag. 461, si distende nel capitolo VIII a parlare della Dignità di San Gabriele e dice: « I nomi e le qualità dell’Angelo inviato a Maria (…) I.(…) San Gabriele si chiama, forza di Dio, San Gabriele è un Serafino e uno dei più grandi,  San Michele e San Gabriele, i due più grandi Angeli del Cielo, l’uno Angelo della Chiesa , l’altro inviato alla custodia della Madre di Gesù(…)  La Vergine sta assorta  in una certa occupazione, l’Angelo arriva e la sorprende in questo stato celestiale . Egli fa ingresso in questa cameretta come in un Santuario, molto più santo  e più venerabile di quel  luogo che nel tempio viene chiamato :  Santo dei Santi.   Egli entra pieno di rispetto e di luce e appare in forma umana.  Perché prende il ministero di colui che viene ad annunciare, perché colui che annuncia è un Dio fatto Uomo.  Egli la saluta con profondissima umiltà, perché viene a trattare del mistero più alto e il più umile che si sia mai visto. E porta impresso sul suo volto e nel suo portamento la Dignità, la Purezza, l’umiltà, di questo Divino mistero del quale deve parlare. Ed egli pronuncia parole grandi alla Vergine, perché ella si appresta ad entrare in uno stato così grande, che non vi è paragone alcuno. Questo Mistero, questo colloqui, queste Persone, sono divinamente rappresentate dal pennello a dello Spirito Santo, dalla Tavola dell’Evangelo. Non dobbiamo far altro che prenderla in mano,  e aggiungere una attenzione e una considerazione particolare. San Luca, infatti, ci insegna (non lasciamo cadere a terra una sola delle sue parole, perché esse sono tutte come l’oro, e degne del peso  del santuario); ebbene, San Luca ci disse: « Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». È Dio che fa quest’annuncio! Dio dice immediatamente e non più secondo l’ordine che egli pose  tra i suoi Angeli , dove gli (spiriti)  inferiori sono inviati da parte dei più Grandi . Ma questo invio è straordinario e questo incarico è emanato direttamente dalla Mano di Dio. Qui si vede il peso dell’ambasciata e la dignità dell’ambasciatore, che riconosce lui stesso di essere inviato direttamente dalla Mano di Dio, e ne rivela che questa commissione viene da Dio.   Dio invia alla vergine, non un Angelo della terra, cioè a dire un profeta, ma un Angelo del Cielo: perché questa Vergine è tutta quanta angelica e celeste. E se Dio vuole parlarle con una persona interposta, ciò deve avvenire mediante i suoi Angeli, e le sue Persone Celesti. Spetta agli Angeli e non invece agli uomini  mortali parlare con una sì grande Vergine, e parlare per lui uno stato così elevato, mediante un incarico così santo, e su un soggetto così celeste. Egli è inviato dal Figlio di Dio, che viene ad incarnarsi nel mondo . Il Cielo deve insegnare alla Terra una così grande verità, e una così onerosa Notizia. C’è un eccesso di gloria alla Terra, per ascoltare ciò che non si ha l’autorità di annunciare. E ciò perché questo mistero tutto celeste, tutto divino, si compie sulla Terra e non nel Cielo, poiché il Cielo ha avuto meno grazia di annunciarlo alla Terra, cosicchè il Cielo e la Terra, onorano e sono reciprocamente onorati, dai diversi Offici del medesimo Mistero: il Cielo lo annuncia e la Terra lo riceve. Dio così concede la grandezza alle creature, e così procede per annunciare un mistero che deve benedire sia il Cielo che la terra, e svilisce gli Angeli cominciando a prendere parte a Gesù, e comincia a servirlo, non con la sua ombra e neanche con i suoi servitori, come faceva prima, ma con se Stesso, e la sua Propria Persona. E questo servizio così reso a Gesù, è uno dei momenti più alti, e più rilevanti, nonché i più dolci nella  dignità e felicità angelica. E questo Angelo inviato proprio per questo compito , grande e straordinario , si chiama Gabriele; come ce lo dice Luca ( è la terza circostanza rimarcata in poche parole) che significa nella nostra lingua, Fortezza di Dio. Perché egli annuncia il Mistero dove Dio, ha messo la sua Forza e la Sua Potenza a favore degli uomini, per scacciare via il Demonio, e per stabilire la sua grazia sulla Terra, la sua Gloria nei Cieli, e il Terrore del suo nome sugli inferi. Ed è proprio quello stesso (Angelo), di cui qualche grande dottore ha detto, durante il Concilio di Efeso, che questo nome di Gabriele, vuol dire «Homo et Deus», come se il nome di questo grande Angelo rappresentasse la sigla della sua ambasciata e che portasse ancora in questa denominazione la marca perpetua del più grande legato che fosse mai stato disposto.  Quest’ Angelo è veramente grande  e gioioso, nella sua Persona e nei suoi compiti. Egli è uno degli Angeli assistenti innanzi al Trono di Dio: «Asto ante Deum», lo ha detto lui stesso, peraltro.  Questo è uno dei più grandi compiti del Paradiso, come il compito che si fa ora in terra, è il più grande che la Terra abbiam mai ricevuto dal Cielo, per mezzo dei suoi Angeli. Quest’ Angelo è un Serafino ed uno dei Grandi tra i Serafini. Questo mistero d’amore che contiene il più grande segreto  d’amore di Dio, eccetto se stesso, meritò bene un Angelo d’amore per annunciarlo, cioè a dire un Angelo Serafico,  uno dei più grandi tra i Serafini. E seppuro io ho osato esprimere il mio pensiero in un punto così segreto,  direi volentieri che quest’Angelo, dopo San Michele, è assolutamente il più Grande. Questi due Angeli sono infatti i primi del Paradiso, e i più degnamente incaricati di ministeri angelici: l’uno alla Chiesa di Gesù, l’altro alla madre di Gesù, così alla pari…».