I DOTTORI ILLUMINATI
Agli inizi del 1500 I grandi teologi moderni del Cattolicesimo, nuovamente favorirono la devozione del culto ai Sette Arcangeli.
Cominciamo subito a parlare di Cornelio a Lapide. Si tratta di uno straordinario uomo di chiesa, che espresse in modo evidente nei Commentari all’Apocalisse di San Giovanni, opera monumentale, la sua posizione circa il culto devozionale verso i suddetti Santi Principi al punto che, più volte citato anche dagli oppositori di tale devozione, e soprattutto nelle cause per la restaurazione del culto dei Sette Divini Assistenti, costituì per secoli, e costituisce ancora , il baluardo ermeneutico e dogmatico contro il quale chiunque, propugnatore od oppositore del culto, ha avuto a che fare e che impedì che i nomi dei Sette Angeli cadessero nell’oblio. Gesuita fiammingo, fu un insigne studioso di lettere, filosofia e teologia, e fin dall’infanzia si sentì rapire da quella che poi divenne per lui una via di mezzo tra una passione e un’ossessione: la sacra parola, la comprensione del messaggio divino contenuto nella Bibbia. Studiò lettere e filosofia presso l'Università di Mastricht e Colonia, poi teologia, presso l'Università di Douai e in seguito per quattro anni a Lovanio. Esperto di greco ed ebraico, scrisse ampi commentari su tutti i libri del canone cattolico della sacra scrittura (con l'eccezione di Giobbe e Salmi), riscuotendo ampi consensi sia negli ambienti più vicini al cattolicesimo che in quelli di orientamento protestante. Uomo di vastissima erudizione e dall’alto senso morale, ha offerto interpretazioni del testo sacro così elevate che bastano da sole ad un intero componimento. E’ stato definito altresì l'interprete per eccellenza dei predicatori. Tornando ai commentari all’Apocalisse di San Giovanni, Lapide offre una intepretazione che senza timore possiamo dire sia passata alla storia quale vera e propria lezione teologica sull’esistenza dei Sette Divini Assistenti, corroborandola con 6 dimostrazioni dogmatiche. Per prima cosa si domanda il vero senso della frase di Apocalisse 1,4 “ e a septem spiritibus qui in cospectu throni eius sunt” e del senso da attribuire ai sette occhi dell’Agnello immolato, rispondendo così:
“dico che questi sette occhi significano la piena e perfetta provvidenza di Cristo nel costruire e vigilare la sua chiesa, promuoverla, aumentarla e conservarla, la quale provvidenza è esercitata da questi sette Angeli primari che sono nel suo Palazzo come Principi e per essa governatori degli altri Angeli custodi degli Uomini, di tutta la chiesa e del mondo”.
Cornelio richiama alla memoria anche la testimonianza resa dal dotto gesuita Pietro Antonio Spinelli, che nel libro di lodi denominato “Maria Deipara, Trono di Dio ”, inserice il capitolo, il XXVI sotto il titolo: “venerare e ossequiare la Vergine Madre di Dio e i Sette Principi degli Angeli, sotto il simbolo di sette lampade ardenti che stanno presso il Trono di Dio”. Il lavoro dello Spinelli sarà nei secoli continuamente citato quasi integralmente; vi si trovano notizie interessanti sulla instaurazione del culto dei Sette Angeli in Italia, e sull’opinione di moltissimi Padri della Chiesa. Nel commentare la salutazione di S. Giovanni precisa che:
“..e in vero questi Sette Spiriti sotto il simbolo di Sette lampade ardenti davanti al Trono sono quei sette di numero definito principi eccellentissimi di tutti quanti gli Angeli , che nell’Apocalisse 1 sono detti stare sempre al cospetto di Dio, ai quali S. Giovanni chiede la grazia e la pace; per le sette chiese d’Asia alle quali scriveva e per le quali pregava: Sono gli stessi, a riguardo dei quali S. Raffaele in Tob. 12 dice: Io sono, Raffaele uno dei sette che stiamo inannzi al Signore” .
Ed ancora come volesse togliere qualsiasi dubbio agli interpreti precisa ancora: “Abbiamo mostrato che si comprendono con sicuro numero sette importantissimi Angeli: e non meno abbiamo confutato più pienamente le interpretazioni di coloro che erano di parere contrario… Orsù ora mostriamo una particolare riverenza ai Sette Principi degli Angeli con gli altri spiriti angelici della Madre di Dio, e ossequiamoli”.
Richiama inoltre la validità di quanto aveva a sua volta esposto l’illuminato Francesco Mairone il quale in riferimento alla particolare reverenza che questi sette fanno alla SS ma Vergine Maria aveva sostenuto che: “..la Madre di Dio abbia i Sette Angeli più nobili che assistano al suo Trono, del quale numero è detto S. Raffaele, come si dice in Tobia 12,15, e allo stesso modo nell’Apocalisse: Grazia a voi e pace da.., e così segue : e dai sette Spiriti che sono al cospetto del Trono della Madre, che siede alla sua destra..”.
Oltre questi, hanno poi riconosciuto il Settenario Angelico, numerossisimi altri dotti uomini Cattolici. Si ricordano in breve le opinioni del Ribera che vedeva in essi “…coloro che visitano tutta la terra, compatiscono le nostre miserie, prime tra tutte quelle degli ebrei e che per la loro conversione si adoperano e alla fine si rallegreranno”, di Salmerone, secondo cui: “ Assistono davanti a Dio Sette maggiori e primari Angeli , che si incaricano del peso del governo universale del mondo, dei quali uno disse a Tobia: “Io sono Raffaele uno dei sette che assistiamo al Signore”, e Alessandro De Ales , secondo cui“ Si dicono sette quegli Angeli perché insegnano a piantare le sette virtù, a annientare i sette vizi, a predicare le sette opere di misericordia, e infine promettere da parte di Dio sette doni incomparabili mediante l’obbedienza alle sue leggi ”.