PADRE CORNELIO A LAPIDE, APOSTOLO DEI PREDICATORI (1567 - 1637)

p. Cornelio a Lapide
Carmine Alvino

 


Cornelio a Lapide
(1567 1637)  

Si tratta di uno straordinario uomo di chiesa, che espresse in modo evidente nei Commentari all’Apocalisse di San Giovanni, opera monumentale,  la sua posizione circa il culto devozionale verso i suddetti Santi Principi al punto che, più volte citato anche dagli oppositori di tale devozione, e soprattutto nelle cause per la restaurazione del culto dei Sette Divini Assistenti, costituì per secoli, e costituisce ancora , il baluardo ermeneutico e dogmatico contro il quale chiunque, propugnatore od oppositore del culto, ha avuto a che fare e che impedì che i nomi dei Sette Angeli cadessero nell’oblio.  Gesuita fiammingo, fu un insigne studioso di lettere, filosofia e teologia, e fin dall’infanzia si sentì rapire da quella che poi divenne per lui una via di mezzo tra una passione e un’ossessione: la sacra parola, la comprensione del messaggio divino contenuto nella Bibbia. Studiò lettere e filosofia presso l'Università di Mastricht e Colonia, poi teologia, presso l'Università di Douai e in seguito per quattro anni a Lovanio. Esperto di greco ed ebraico, scrisse ampi commentari su tutti i libri del canone cattolico della sacra scrittura (con l'eccezione di Giobbe e Salmi), riscuotendo ampi consensi sia negli ambienti più vicini al cattolicesimo che in quelli di orientamento protestante. Uomo di vastissima erudizione e dall’alto senso morale, ha offerto interpretazioni del testo sacro così elevate che bastano da sole ad un intero componimento. E’ stato definito altresì l'interprete per eccellenza dei predicatori.  Tornando ai commentari all’Apocalisse di San Giovanni, Lapide offre una intepretazione che senza timore possiamo dire sia passata alla storia quale vera e propria lezione teologica sull’esistenza dei Sette Divini Assistenti, corroborandola con 6 dimostrazioni dogmatiche. Per prima cosa si domanda il vero senso della frase di Apocalisse 1,4 “ e a septem spiritibus qui in cospectu throni eius sunt” e del senso da attribuire ai  sette occhi dell’Agnello immolato, rispondendo così: “dico che questi sette occhi significano la piena e perfetta provvidenza di Cristo nel costruire e vigilare la sua chiesa, promuoverla, aumentarla e conservarla, la quale provvidenza è esercitata da questi sette Angeli primari che sono nel suo Palazzo come Principi e per essa governatori degli altri Angeli custodi degli Uomini, di tutta la chiesa e del mondo”. Quali sono gli argomenti con cui il dotto Alapide arriva a questa conclusione?

Il Primo Motivo si ricava dall’Apocalisse, capitolo 5, verso 6, dove i Sette Spiriti sono chiamati Sette Corna dell’Agnello, e sette occhi, vigilanti ministri di Dio : “qui ait , sunt septem spiritibus Dei missi in omnem terram”. Dunque sono Angeli e non doni dello Spirito Santo: sono infatti mandati, così come si ricava dal nome Angelo che vuol dire messaggero, colui che è inviato quale ambasciatore di Dio. Dunque il senso della frase si completa per Cornelio, in Zaccaria 4.10 ove si dice “hi septem spiritus vocantur  septem oculi Domini, qui discurrunt in universam terra,”.
 

Il Secondo Motivo si ricava dal capitolo 8.2 ove espressamente sono chiamati angeli. Si dice infatti : “ et vidi septem Angelos stantes in conspectu Dei”, e anche nel capitolo  6 versetto 15 : “Exierunt septem Angeli habentes septem plagas”
 

Il Terzo Motivo ,  si ottiene  da Tobia 12, versetto 15 dove l’Angelo Raffaele dice: “ Ego sum Raphael unus ex septem qui astamus ante Dominum” dunque uno dei primi ministri del re e governatore della terra.
 

Il Quarto Motivo discende dalla circostanza che secondo i Rabbini Ebrei i Sette Angeli sono preposti ai sette pianeti. Sul punto l’Abate Tritemio individuava i Sette Spiriti nelle c.d. seconde luci:  “ Veterum sententia est, mundum hunc inferiorem ordinatione primi intellectus, qui est Deus, per secundam intelligentias gubernari; quorum opinioni Conciliator medicorum assentiens, dicit septem planetis septem spiritibus a principio coeli & terra esse praefectos, quorum unusquisuqe mundum gubernans annis”. Lapide confessa che vi sono stati anche molti movimenti eretici o altri movimenti che sulla circostanza dei pianeti hanno aggiunto molte cose vane e superstiziose. Tuttavia non vi sono dubbi che in Cielo vi siano Sette Angeli per varie ragioni. In primo luogo perché Cristo diverse volte è apparso circondato da Sette Angeli di straordinario splendore, in forma umana, come nel caso di San Sebastiano, al quale concessero la forza di sopportare il martirio.  In secondo luogo è confermato che anche il demonio ha opposto a questi Sette Angeli, sette demoni, che presiedono ai sette vizi capitali, come dice S.Antoniono presso Atanasio  e Sereno presso Cassiano coll. 7 c. 17, e Serario nel libro di Tobia 3 v. 8, i quali demoni tentano gli uomini per mezzo di questi peccati mortali.
 

Il Quinto Motivo è perché tutti i re antichi della Persia avevano dei principi. Come infatti è detto in Ester 1 v. 14, il re Assuero aveva “septem duces Persarum  atque Medorum qui videbant faciem regis e primi post eum residere soliti erant”. Si tratta secondo Cornelio a Lapide, di una circostanza che rispecchia il modello del Regno Divino. Questa è la causa per cui nella sacre Scritture non viene fatta menzione dei sette angeli, non dopo che gli ebrei furono fatti prigionieri presso i Tribunali dei Re della Persia e della Media, ove videro questi primi principi dei re. Allora infatti,  fu a loro rivelato, che allo stesso modo di questi vi fossero anche dei Principi di Dio nel cielo.
 

Il Sesto Motivo nella circostanza che di questi Sette Angeli vi è memoria in Sicilia , Napoli nelle Venezie e a Roma, ed in altre città italiane, dove vi sono immagini e mosaici che li ritraggono. Fu pubblicato a Napoli nel 1594 un libello con i loro nomi. A Palermo, capoluogo della Sicilia, vi era un tempio dedicato ai sette angeli, nel quale, nel 1516 furono ritrovate le sacre immagini dei sette. Cornelio passa a descrivere la storia di Antonio Lo Duca, il quale venuto a Roma intorno all’anno 1527 , per lume divino individuò il luogo dove avrebbe edificato il tempio dei Sette Angeli nelle terme di Diocleziano, all’interno del quale sopportarono il supplizio per la loro fede i Sette Martiri più eminenti. Di questa vicenda Cornelio richiama la testimonianza di Pietro Antonio Spinelli,  Ottavio Panciroli e Andrea Vittoriello. Per suffragare queste motivazioni Cornelio Lapide richiama anche l’autorità di - San Cipriano, che nell’opera de Exhort. Martyr.  e contra Judeos, dice che questi Sette Spiriti Sono Sette Angeli - Pietro Galatino nei suoi commentari all’Apocalisse, - Salmerone e molti altri i quali narrano di un certo codice ebraico rinvenuto dal biblista Bortolocci nella biblioteca vaticana che riportava i nomi dei Sette Angeli. Su tutti , l’autorità di Clemente d’Alessandria il quale lasciò altresì detto : “septem  sunt quorum maxima est potentia, primogeniti angelorum principes”, del dottore illuminato Francesco Marione, di Serario nel suo commento a Tobia 12 dove richiama alla memoria i medesimi offici e nomi dei sette angeli di Palermo: S. Michele, S. Gabriele, S. Raffaele, S. Uriele. S. Sealtiele, S. Geudiele, e S. Barachiele.

Cornelio Lapide vuole però rispondere anche all’altro interrogativo, molto dibattuto:  se questi sette spiriti sono sette Angeli come mai sono preposti a Gesù Cristo, in ap. 1,4 ? Nell’Apocalisse infatti alla frase “e a septem spiritibus qui in cospectu throni eius sunt” segue “et a Jesu Christo”.  Ciò fu fatto per la continuazione naturale dell’opera, volendo l’Evangelista con Gesù Cristo, e non con gli Angeli, terminare il suo saluto, e la lettera. Inoltre Gesù Cristo è comunque invocato nella prima salutazione – ab eo qui est, qui erat & qui venturus est,  competendo alla Persona di Gesù Cristo non solo l’eternità, ma in modo speciale la futura venuta a giudicare il mondo. Inoltre, S. Giovanni, invocando per la Grazia e Pace dei Fedeli Gesù Cristo gli rende un degno elogio dicendo che egli è fedel testimonio di tutte le verità rivelate, di tutte le promesse fatte, di tutte le Profezie promulgate nel Vecchio Testamento, perché Lui fu quello, che nella sua Vita, nella sua Dottrina, nella sua Morte e Resurrezione, compì ed avverò fedelmente tutto il Vecchio Testamento.  È il primogenito dei Morti essendo stato il primo a risorgere, a rinascere dal Sepolcro; Egli dunque è il Principe di tutto lo stuolo dei Re e Monarchi della terra avendo dal Padre ricevuto il dominio universale di tutte le cose, il quale ci amò fino alla morte, prendendo su di Sé i nostri peccati, ed avendoci riscattati dall’Inferno, ci fece Popolo, Regno e Sacedozio del Padre , il quale regna sopra di noi con la sua Grazia, che Cristo medesimo ci meritò. Cornelio richiama alla memoria anche la testimonianza resa dal dotto gesuita Pietro Antonio Spinelli, che nel libro di lodi denominato “Maria Deipara, Trono di Dio ”, inserice il capitolo, il XXVI sotto il titolo: “venerare e ossequiare la Vergine Madre di Dio e i Sette Principi degli Angeli, sotto il simbolo di sette lampade ardenti che stanno presso il Trono di Dio”. Il lavoro dello Spinelli sarà nei secoli continuamente citato quasi integralmente; vi si trovano notizie interessanti sulla instaurazione del culto dei Sette Angeli in Italia, e sull’opinione di moltissimi Padri della Chiesa. Nel commentare la salutazione di S. Giovanni precisa che: “..e in vero questi Sette Spiriti sotto il simbolo di Sette lampade ardenti davanti al Trono  sono quei sette di numero definito principi eccellentissimi di tutti quanti gli Angeli , che nell’Apocalisse 1 sono detti stare sempre al cospetto di Dio, ai quali S. Giovanni chiede la grazia e la pace; per le sette chiese d’Asia alle quali scriveva e per le quali pregava: Sono gli stessi, a riguardo dei quali S. Raffaele in Tob. 12 dice: Io sono, Raffaele uno dei sette che stiamo inannzi al Signore” . Ed ancora come volesse togliere qualsiasi dubbio agli interpreti precisa ancora:  “Abbiamo mostrato che si comprendono con sicuro numero sette importantissimi Angeli: e non meno abbiamo confutato più pienamente le interpretazioni di coloro che erano di parere contrario… Orsù ora mostriamo una particolare riverenza ai Sette Principi degli Angeli con gli altri spiriti angelici della Madre di Dio, e ossequiamoli”. Richiama inoltre la validità di quanto aveva a sua volta esposto l’illuminato Francesco Mairone il quale in riferimento alla particolare reverenza che questi sette fanno alla SS ma Vergine Maria aveva sostenuto che: “..la Madre di Dio abbia i Sette Angeli più nobili che assistano al suo Trono, del quale numero è detto S. Raffaele, come si dice in Tobia 12,15, e allo stesso modo nell’Apocalisse: Grazia a voi e pace da.., e così segue : e dai sette Spiriti che sono al cospetto del Trono della Madre, che siede alla sua destra..”.