ENOC ETIOPICO

Studi, ricerche e approfondimenti

Avv. Carmine Alvino


IL PROFETA ENOC

 

  • Tra gli Apocrifi del Vecchio Testamento c’ è un testo che spicca particolarmente non solo per la sua originalità compositiva e per la stupefacente visionarietà, ma anche per la sua particolarissima storia e la sua incredibile capacità profetica: il cosiddetto Libro di Enoc [1].
  • Di recente il Libro di Enoch ha goduto di un rinnovato interesse in ambito letterario e mass – mediatico.
  • Non sono poche le produzioni letterarie che narrano le vicende fantastiche dei Nefilim – ovvero i Vigilanti enochini, ed immaginano che essi siano ancora presenti ai giorni nostri.
  • Anche trasmissioni televisive che si occupano di parapsicologia , di ufologia e di indagini misteriche stanno riscoprendo il mito dei Giganti, frutto, secondo quelle fonti antiche,  dell’innaturale accoppiamento tra Angeli negletti e donne umane.
  • In effetti, in alcune parti del nostro pianeta, rimangono resti archeologici che rimandano a costruzioni megalitiche , le quali sembrerebbero edificate da esseri ben più grandi di noi.
  • Molte leggende affermano che questi esseri erano immortali o estremamente longevi.
  • Ma al di la di ogni possibile e sincera speculazione, è proprio il Testo Sacro a fare menzione di questa primitiva popolazione .

Dei giganti abbiamo una chiara attestazione in

  • Genesi 6:1-2: “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero”.E ancora:“[…]In quel tempo i giganti erano in su la terra, e furono anche poi, quando i figliuoli di Dio entrarono dalle figliuole degli uomini, ed esse partorirono loro de’ figliuoli. Costoro son quegli uomini possenti, i quali già anticamente erano uomini famosi”.
  • Numeri 13, 21-29; 32-33 “ Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro”
  • Deuteronomio 3: 8,11 “E in quel particolare tempo prendevamo il paese dalla mano dei due re degli Amorrei che erano nella regione del Giordano, dalla valle del torrente Arnon fino al monte Ermon; (i Sidoni chiamavano l’Ermon Sirion, e gli amorrei lo chiamavano Senir), tutte le città dell’altopiano e tutto Galaad e tutto Basan fino a Saleca e a Edrei, le città del regno di Og in Basan. Poiché era rimasto solo Og re di Basan di ciò che restava dei Refaim. Ecco, la sua bara era una bara di ferro. Non è essa a Rabba dei figli di Ammon? La sua lunghezza è di nove cubiti, e la sua larghezza di quattro cubiti, secondo il cubito di un uomo
  • Samuele Capitolo 1-6  “… Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di  Gat ; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero

 

  • Chi erano dunque questi personaggi?
  • Il brano tratto dalla Genesi, parla dei “Nephilim”, un termine che significa letteralmente ‘coloro che sono scesi’.
  • Il secondo brano, tratto da Numeri, parla degli abitanti della terra di Anak, gli Anakim, termine che significa ‘quelli dal lungo collo’.
  • Un’ altro brano parla di Og, re di Basam, sconfitto dagli Israeliti il quale, una volta morto, riposava in un letto lungo più di 4,30 metri e largo quasi 2 metri, costruito completamente di ferro
  • Sono state fatte diverse speculazioni sul termine Nephilim e, anche se controversa, la traduzione come ‘giganti’ è la più usata nelle copie moderne della Bibbia.
  • Il racconto dei giganti viene comunemente ritenuto allegorico, una esagerazione, o addirittura una metafora in cui la ‘grande statura’ di queste persone era un meccanismo linguistico per parlare della loro fama o della loro cattiveria.
  • I Nephilim stessi, chiamati i figli di Dio, erano considerati malvagi perché ‘corrotti’ dall’ unione con le donne mortali.
  • Per il lettore del Sacro Testo, questo passo della Genesi costituisce dunque un autentico enigma che da secoli assilla le menti di studiosi e interpreti della Bibbiai quali sono stati in grado di dare risposte soltanto parziali e per lo più discordanti l’una dall’altra.

Ci si domandava infatti chi fossero mai questi figli di Dio che si sarebbero uniti con le donne dei figli degli uomini: una razza umana eletta o forse Angeli?

  • Il quesito di recente ha anche interessato il movimento new age che ha intravisto in questo enigmatico brano nientemeno che la presenza reale di creature allogene che si sarebbero incrociate geneticamente con gli uomini del tempo creando degli ibridi.
  • In realtà, un antico profeta aveva già provveduto a gettare una luce profonda sul brano della Genesi, rivelando chi fossero questi misteriosi personaggi che si perdono tra le pieghe della storia.
  • Stiamo parlando del profeta Enoc e del così detto Libro dei Vigilanti, ove principalmente si narra la storia di questa straordinaria unione tra figli di Dio e degli uomini.

Chi è Enoc[2]?

  • Per l’Antico Testamento fu il padre di Matusalemme e il bisnonno di Noè, settimo dopo Adamo, e fu anche l’unico che non conobbe la morte perché : “camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso” [Genesi 5,21-27] frase che la versione greca dei Settanta traduce: “Egli piacque a Dio e non lo si trovò più perché Dio l’aveva portato altrove”.
  • Espressione, quest’ultima,  che viene ripresa anche dal Siracide: Sir 44,16 “… Enoc piacque al Signore e fu rapito, esempio istruttivo per tutte le generazioni …”.
  • Di nessun altro profeta, almeno per quanto ne sappiamo, il Testo Sacro userà una simile affermazione, se non per il santo rapimento di Elia, che fu preso da un carro di fuoco, e per la mistica sparizione di San Giovanni, ritenuto da alcuni non essere mai morto, come afferma il Santo Evangelo.
  • Il personaggio, così laconicamente e misteriosamente descritto nella Bibbia, è il grande protagonista di un racconto apocrifo che grande influenza godette nei primi secoli della Chiesa: il c.d. Libro di Enoc.
  • A lungo, la canonicità di tale libro, o, quantomeno, la sua autorità, doveva risultare indiscussa e gran parte dei “Padri”, da Giustino Martire a S. Ireneo, a Origene a Clemente Alessandrino e a Tertulliano lo citavano estensivamente.
  • Ma  a partire dal Concilio di Laodicea del 352, il testo cominciò ad essere espunto dal Canone e ad essere attaccato al punto che Filostrio si spinge fino a definirlo “eretico”.
  • Il risultato di questa operazione fu la progressiva cassazione del testo dal corpus dei libri circolanti, tanto che, nonostante nel 1400 si diffondessero voci riguardanti l’esistenza di qualche possibile copia sopravvissuta, il testo viene dato per perduto fino al XVIII° secolo.

Varie versioni ci sono pervenute del Libro di Enoch.

  • Di queste la più importante e conosciuta è forse la versione etiopica.
  • La prima traduzione in inglese dell’originale etiopico, ci dice Mario Pincherle [3] è del Laurence, nel 1821. Ne seguì una seconda nel 1838. La più completa fu quella del Dillmann, edita nel 1851. Ulteriori traduzioni,  basate sui manoscritti abissini, all’inizio del secolo XIX°, sono quelle del Fleming, nel 1902 e del Charles, nel 1906. Quest’ultima è la più accreditata dalla critica moderna.
  • La datazione storica più accettata per la compilazione del Libro di Enoch, oscillerebbe tra il II° e il I° secolo avanti Cristo.

Il suo testo affronta in modo originale,  il controverso tema dei Giganti di Genesi 6, 4:“C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi”,interpretando questi esseri come il frutto maligno di “accoppiamenti innaturali” tra Angeli traditori, chiamati Vigilanti , capeggiati dagli Angeli  Semeyaza e Azazele, e le donne terrene. Da questi accoppiamenti scaturirono appunto i Giganti , quegli uomini mostruosi , dei quali tutta l'Antichità ne ha tanto parlato[4].

  • Costoro mangiarono tutto il frutto della fatica degli uomini finché non riuscirono più  a sostentarsi, e a quel punto si rivoltarono contro di loro per divorarli.
  • La razza umana, soggiogata da tali mostri, era sul punto di estinguersi; necessitava dunque di un aiuto celeste che ponesse fine sia alla vigilanza degli Angeli infedeli e contemporaneamente anche  alla presenza dei giganti antropofagi.

I SETTE ARCANGELI E I LORO 4 CAPI: MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE E URIELE

  • A questo punto il tema angelologico si fa dirimente, e vengono così introdotte diverse categorie di spiriti e per la prima volta , in ambito letterario, fatto cenno ad un sacro settenario originario, che è a capo di ogni cosa.
  • Gli Angeli Capi dell'armata Celeste, Michele, Raffaele, Gabriele, ed Uriele, appartenenti tutti al  gruppo dei Sette che stanno alla presenza di Dio, informati dei disordini che quei cattivi spiriti avevano generato nel mondo, e vedendo il sangue che scorreva  abbondantemente sulla terra e tutta l’iniquità che ivi si compiva, ne fecero le loro lamentazioni all’Eterno.
  • Dio si scelse dunque un messaggero,  Enoc, che da quel momento in poi diverrà lo  scrivano  di tutti gli eventi che dovranno accadere, e specialmente dell’ imminente diluvio che avrebbe cancellato  il male dalla terra.
  • Finite le visioni, Enoc venne assunto in Cielo vivo e li pare ancora rimanere.
  • In queste tradizioni si fa dunque riferimento molto spesso a 4 Arcangeli principali:  Michele, Gabriele, Raffaele, Uriele.
  • Sorge dunque l'interrogativo se tale conoscenza fosse  ben radicata anche nelle menti dei Santi Apostoli, i quali provenivano  da ambienti i cui sostrati mistico -  devozionali attingevano indubbiamente a queste tradizioni La risposta, non può che essere affermativa !
  • Difatti, la lettera dell’Apostolo Giuda, la seconda lettera di Pietro ed infine la lettera agli ebrei di San Paolo, riportano pedissequamente numerosi passi dell’ Enoc etiopico, in ciò dimostrando che essi conoscessero questo testo e il suo insegnamento ed in particolare, per quel che ci riguarda, la dottrina degli Angeli ivi presente.

 

  • È notorio infatti che l’apostolo Giuda, autore della lettera apostolica, in almeno 3 parti dell’epistola, abbia pedissequamente richiamato il testo enochino:
  • Gd 1,5 Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno
  • Gd1,8 Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi. L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!
  • Gd 1,14Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui»

 

  • Anche San Pietro pare aver conosciuto queste tradizioni visto che nella sua seconda lettera ne cita l’insegnamento, identico a quello di Giuda (peraltro secondo alcuni sarebbe stato Giuda ad aver attinto direttamente da Pietro) :
  • 2 Pt2,4 Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio; non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi.

 

  • Addirittura mostra di conoscere questo testo anche S. Paolo, che cita espressamente il profeta Enoc, dicendo di lui che sarebbe stato traslato in Cielo:
  • (pseudo) Ebr 11,5:Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano

  • LA LETTERA DI GIUDA è però lo scritto che presenta maggiori influenze , tanto che in passato se ne mise in discussione la canonicità, proprio per aver fatto riferimento, al suo interno,  ad un testo non canonico. Notiamo da subito che il quinto versetto, sembrerebbe riprodurre la vicenda della caduta degli Angeli di Enoc, che furono legati in eterno da Dio, dopo aver peccato con le donne e prodotto i giganti. Gd 1,5 “… gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno …”, ciò perché non vi è in nessuna parte del Vecchio Testamento una idea simile, ma la stessa si mostra per la prima volta, in modo originale in questa epistola apostolica. Tale immagine  richiama il nono e il decimo capitolo del libro di Enoc: Enoc 9:1 – 11:  Allora Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele guardarono dal cielo e videro il molto sangue che scorreva sulla terra e tutta l'iniquità che si faceva sulla terra.  E si dissero fra loro: ―la terra, nuda, ha gridato la voce dei loro clamori fino alla porta del cielo.  Ed ora, dunque, o Santi del cielo, le anime degli uomini vi implorano dicendo: Portate il nostro caso innanzi all'Altissimo‖.  E dissero al loro Signore, al Re: ―Poiché (sei) Signore dei signori, Re dei re, Dio degli Dei; poiché il trono della Tua gloria è eterno ed il Tuo nome è santo e glorioso in eterno; poiché Tu sei benedetto e glorioso;  poiché hai fatto tutto ed il potere di ogni cosa è con Te e tutto, innanzi a Te, è chiaro e manifesto; poiché vedi tutto e non vi è alcuna cosa che Ti si possa nascondere,  vedi, allora, quel che ha fatto Azazel, come egli ha insegnato tutte le pravità sulla terra ed ha reso manifesti i segreti del mondo che si compiono nei cieli  e (vedi come) Semeyaza, cui Tu desti il potere di dominare su quelli che erano insieme con lui, ha insegnato gli incantesimi  e (vedi come) andarono dalle figlie degli uomini, insieme, giacquero con loro, con quelle donne, si resero impuri e resero manifesti, ad esse, questi peccati, e (vedi come) le donne generarono i giganti e, perciò, tutta la terra si riempì di sangue e di pravità.  Ed ora, ecco, le anime dei morti gridano ed implorano "O fino alla porta del cielo, il loro lamento è salito e non possono uscire da davanti alla cattiveria (= non possono scampare, non possono salvarsi dal male ...) che si compie sulla terra. Tu sai tutto, prima che sia. Tu conosci ciò e quel che loro accade e non ci dici nulla. E che cosa conviene che noi, a riguardo di ciò, facciamo per loro‖? …”, allorché [Enoc 10,4-12],  il Signore, raggiunto dalle preghiere degli Arcangeli:  “… disse a Raffaele: ―Lega Azazel mani e piedi e ponilo nella tenebra, spalanca il deserto che è in Dudael e ponilo colà. E ponigli sopra pietre tonde ed aguzze e coprilo di tenebra! E stia colà in eterno e coprigli il viso a che non veda la luce! E, nel grande giorno del giudizio, sia mandato al fuoco!  “… disse a Gabriele: ―Va contro i bastardi e i reprobi e contro i figli di meretrice! Distruggi, di fra gli uomini, i figli di meretrice e i figli degli angeli vigilanti! Falli uscire e mandali l'uno con l'altro! Essi stessi, poiché non hanno lunghezza di tempo, periranno per scambievole uccisione.  “… disse a Michele: ―Annunzia a Semeyaza ed agli altri che, insieme con lui, si unirono con le donne per corrompersi, con esse, in tutta la loro impurità: quando tutti i loro figli si trafiggeranno a vicenda, e quando vedranno la morte dei loro cari, legali per settanta generazioni sotto le colline della terra fino al giorno del loro giudizio e della loro fine, fin quando si compirà l'eterna condanna (opp. l'eterno giudizio).  E, allora, li porteranno nell'inferno di fuoco e saranno chiusi, per l'eternità, in tormenti e in carcere. E quando (Semeyaza?) brucerà e si estinguerà, da allora, insieme con loro, essi saranno legati fino alla fine delle generazioni …”. Infine S. Uriele appare al profeta [Enoc 19:1 , 3] e gli spiega cosa accadrà agli Angeli e alle donne corrotte:  E Uriele mi disse: Qui stanno gli spiriti degli angeli che si sono uniti con le donne e che, assumendo molti aspetti, hanno reso impuri gli uomini e li inducono in errore sì che essi offrano sacrifici ai demoni come agli dèi; (staranno qui) fino al giorno del grande giudizio nel quale saranno, fino al loro compimento (= definitivamente?), condannati.  Ed anche le loro donne, avendo fatto errare gli angeli del cielo, sono (trattate) come i loro amici.  Ed io, Enoc, io solo, ho visto la scena, i confini di tutto e non vi è, tra gli uomini, chi abbia visto come ho visto io.

 

Più avanti nel testo, inoltre,  vi è la proclamazione della gerarchia celeste [Enoc 20] , con il nome dei Sette Arcangeli  tra cui spiccano San Michele, San Gabriele, San Raffaele e S. Uriele  e agli altri 3 Arcangeli, di cui si conoscevano i nomi antichi, di poi rivelati correttamente nel XV secolo al Beato Amadeo.

 

Se ciò non è ancora sufficiente a fondare una certezza conoscitiva sul testo enochino, altri passi,  corroborano definitivamente questa sensazione.

 

Matteo Fossati, autore per le Edizioni San Paolo di “Lettere di Giovanni, Lettere di Giuda, introduzione ,traduzione e commento”, alle pagg. 202/203 richiamando il testo greco  di Gd 1,14,

 

IoÚdax 14

proefn  teusen   de  kai  toÚtoij  ebdomoj  apo  adam  evoc  legwn , idon hlqen  kuriox  en  agiaix  muriasin  auton

 

Gd 14

“… Profetò anche per loro Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti …”, 

 

correttamente osserva in nota 14 al testo che ,  in tale passo viene proprio citato 1 Enoch 1,9, in quanto l’espressione “con le sue miriadi di angeli”, che lui traduce “schiere”, in realtà in greco è letteralmente “con diecimila suoi santi” 

 

en  agiaix  muriasin  auton

 

Andando a prendere infatti  il testo italiano proprio di Enoc (etiopico) troviamo la davvero sorprendente tautologia :

 

Enoc 1,9

Ed ecco: Egli è venuto con 10.000 Santi, per far giustizia su loro e distruggerà gli empi e redarguirà tutte le umane creature per tutto quel che gli empi ed i peccatori hanno fatto contro di Lui.

 

Confrontiamo allora i due testi, con la esatta traduzione dal greco, per vedere che si ottiene un 1° “ Hapax legomenon ”, ovvero quella forma linguistica (parola o espressione), che comparendo una sola volta nell'ambito di un testo, di un autore o dell'intero sistema letterario di una lingua, determina un collegamento con un successivo passo o lavoro che la riporta.

 

 

 

 

Gd 1,14

«Ecco, il Signore è venuto con “10.000” suoi santi per far il giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui».

1 Enoc 1,9

 Ed ecco: Egli è venuto con 10.000 Santi, per far giustizia su loro e distruggerà gli empi e redarguirà tutte le umane creature per tutto quel che gli empi ed i peccatori hanno fatto contro di Lui.

 

Ma le concordanze non finiscono qui.

Continuando poi l’esame comparato di queste fonti, correttamente Matteo Fossati, analizzando il successivo versetto 16 della lettera apostolica di Giuda, e cioè:

 

Gd 1,16:

Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni(o lamentosi sobillatori prostrarti ai propri istinti); la loro bocca proferisce parole orgogliose (arroganti bestialità)  e adulano le persone per motivi interessati (mentre blandiscono adulanti chiunque li ricambi con una ricompensa.

 

precisa in nota rubricata “Pronuncia arroganti bestialità” (lalei operogka)” che in questo luogo : “…. l’autore recupera a modo suo il senso dell’accostamento enochino

 

hegala kai oklhra lalein    

ossia,

“pronunciare parole grosse e dure”

 

(presente nel testo greco di 1 Enok 5,4 e 101,3) che nella citazione formale di Enoch 1,9 aveva tralasciato…”.

 

Se infatti confrontiamo questo brano della lettera di Giuda troviamo ancora sorprendentemente un 2°  “ Hapax legomenon ”:

 

Enoc 5,4

Voi, invece, non avete adempiuto e non siete sottostati all'ordine del Signore, ma (lo) avete trasgredito ed avete offeso la Sua grandezza con le parole grosse ed aspre della vostra bocca immonda.

 

Ed ancora

 

 

 

Enoc 101,3

E se Egli manda la Sua ira contro di voi e contro tutte le vostre azioni, non sarete voi ad implorarlo perché direte, contro la Sua giustizia, parole grandi e forti e non avrete pace!

 

In sostanza, Matteo Fossati, sostiene che l’Hapax neotestamentario “operogka lalei “  in Giuda 16

 

sia la medesima locuzione greca dei prefati passi enochini dei capitoli 5 e 101 dove l’espressione recita  , per l’appunto:

 

“oklhra lalein”  

ossia,

“pronunciare parole grosse e dure”.

 

 

Questo solo per citare i passi più notevoli, che dimostrano indubbiamente e chiaramente che l’autore della lettera, l’Apostolo Giuda, conosceva perfettamente il testo di Enoc etiopico, tanto da utilizzarne passi precisi nella redazione della sua lettera!

 

Alla lettera di Giuda fa eco , inaspettatamente, con una attestazione pedissequa anche la seconda lettera di Pietro nel 4 versetto del cap. 2.:

 

Gd 1,5 Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno

2 Pt 2,4 Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio; non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi

 

Anche il significato delle due lettere è il medesimo.

 

Per Giuda infatti, il motivo del ricordo della caduta degli Angeli viene originato dalla circostanza che :

 

“Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo…”

 

e similmente anche per San Pietro, il motivo della dichiarazione della caduta e conseguente rovina degli Angeli, è che:

 

“…Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di improperi.

Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è gia da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato”.

 

In sostanza, il medesimo concetto, è espresso allo stesso modo dai due Santi ed è il seguente:

 

TRA IL POPOLO DI DIO, SI SONO INFILTRATI ESSERI SOSPETTI E MALIGNI CHE ISTRUISCONO SU PERICOLOSE DOTTRINE E PARLANO IN MODO BLASFEMO. COSTORO SEGUIRANNO GLI ANGELI NELLA LORO ROVINA ,COME ACCADDE AL TEMPO DI ENOC!

 

Sostiene al riguardo Elena Bosetti, in un suo articolo denominato proprio“ Lettera di Giuda. Seconda Lettera di Pietro” in rivista “Gregorianum” , della Pontificia Università Gregoriana, Volume 88, Roma 2007, a pag. 197, che:

“L’analisi linguistico comparativa mostra dunque una certa vicinanza  della lettera di Giuda con la seconda lettera di Pietro.

Il parallelo tra i due testi, Gd 4-19 e 2 Pt 1- 3,3 e 4 – unico nell’ epistolarietà cattolica – oggi è sempre più interpretato con dipendenza del secondo dal primo.

In effetti venticinque versetti  di Gd diciannove si trovano  in 2 Pt ...”.

 

La portata di tali elementi fu tale che in passato, il teologo inglese Thomas Stackhouse  in “Difesa del senso letterale della santa scrittura contro le principali obiezioni degli antichi e dei moderni increduli ” Volume 1, Como 1538 , a pag. 63 e ss dell’edizione tradotta in lingua italiana dal sacerdote  Domenico Piazzoli, si spinse ad affermare che:

“Vero che da principio fu posta in dubbio l'autenticità della lettera agli Ebrei, della seconda di S. Pietro, della seconda e della terza di S. Giovanni, di quella di S. Giacomo, di S. Giuda e dell' Apocalisse: ma non è troppo difficile il renderne ragione.

E cosa probabile assai, per esempio, che quello che ha fatto sospettare come canonica la lettera agli Ebrei, sia stata la modestia di S. Paolo, col non volervi porre il proprio nome, onde non comparire arrogante del titolo di Apostolo agli Ebrei, quale titolo sembra convenisse a S. Pietro per diritto: la seconda lettera di questo ultimo Apostolo, perché lo stile è differente da quello della prima: (…) e quella di S. Giuda, perché l'autore vi cita un libro apocrifo, cioè l'Apocalisse di Enoch.”

 

Insomma, la lettera di S. Giuda e la seconda Lettera di S. Pietro, sono fittamente legate.

 

Giuda dichiara nella sua lettera di combattere certi malvagi dottori , che corrompevano la sana dottrina, che gettavano il disordine nella Chiesa, e che davano scandalo con le  sregolatezze del loro costumi.

Aveva principalmente di mira i discepoli di Simone, i Nicolaiti, ed altri Eretici di allora, che sono conosciuti nella storia sotto il nome di Gnostici le cui stravaganti opinioni, sono descritti da Sant' Epifanio, da Sant' Ireneo, e dagli altri antichi Padri.

Questi “falsi dottori” insegnavano , che la fede sola bastava senza le buone opere, e introducevano in tal modo nella Chiesa un libertinaggio , che gli Apostoli hanno con forza ripreso nelle loro Lettere.

La Lettera di San Giuda è un'invettiva continua contro la libertà sfrenata di quegli eretici, che a quel tempo divenivano ancora più arditi.

Si doveva parlare pertanto con tutta la forza possibile, contro nemici così pericolosi, ed è ciò, che fa il Santo Apostolo con veemenza nella prima parte della sua lettera.

Presenta in essa una descrizione viva e animata dei loro disordini, avvisa quelli a cui scrive, di guardarsi da questi seduttori, i quali con le loro abominazioni otterranno  le pene predette da Enoc contro gli empi!

 

Allo stesso modo della lettera di Giuda, si esprime anche la seconda lettera di S. Pietro, che similmente alla prima richiama quella condanna eterna inflitta agli Angeli.

 

Come anche sostenuto dallo storico Ernest Renan nella sua  “La vita di Gesù”[6] le citazioni contenute nella lettera di Giuda, e specialmente in  G 1,14  renderebbero evidente che: IL LIBRO DI ENOC ERA FAMILIARE AI SEGUACI DI GESÙ!

 

Diversi studiosi concordano su questo punto ( Giuseppe Scaligero, Ugone Grozio, Ludovico Cappello, Daniele Heinsio) , ed in particolare  Ernesto Grabe, il quale  precisò sul punto che:

 

«Ante Iudam sanctus Petrus in posteriore epistola cap. II, v. 4, cuiusobscuraquodammodoverba ex hisEnochibene esplicantur”,

 

cioè

 

“… Prima di Giuda (anche)  San Pietro, nella successiva Lettera, al Capitolo II°, verso 4, le cui parole in un certo qual modo oscure trovano giusta spiegazione da quelle del profeta Enoc”.

 

 

Renan, richiamando i prefati autori, riflette sulla circostanza che, nella sua seconda lettera, il Principe degli Apostoli, usa delle parole davvero strane con riferimento al peccato degli Angeli, che invece di rimandare come ci si aspetterebbe alla successiva Apocalisse di San Giovanni, richiama fonti diverse e del tutto sconosciute.

Dunque giunge a concludere che quelle parole “oscure” usate da Pietro:

 

2 Pt 2,4 Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio; non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi

 

, non sono nient’ altro che un‘ eco del Libro di Enoc.

Da tali testimonianze Renan ricava che, sia Giuda che S. Pietro:

 

abbiano citato nelle loro lettere il libro di Enoc, ovvero

 

tale libro fosse loro perlomeno noto, o ancora

 

tale libro potesse almeno esistere ai loro tempi

 

Sono concordi su questa tesi il dotto orientalista tedesco  Augusto Pfeiffer nel paragrafo ottavo del capo IV della sua opera su di Enoch, Riccardo Simon nel capo XXI del libro III della sua storia critica del Vecchio Testamento, ed altri in gran numero; ma anche Giovanni Crisostomo nell' omelia XI sopra Matteo, ed Anastasio Sinaita nel capo XII del suo Odego.

 

Non appare fuori luogo congetturare, dunque, che i due Apostoli testè citati: S. Giuda e San Pietro, conoscessero “per tradizione” il vaticinio di Enoc, e che per questo ne riproponessero gli insegnamenti nelle loro lettere!

 

Non appare neanche fuori luogo ammettere che il loro richiamo, seppur effettuato “per relationem”, produca una indiretta canonizzazione, se non dell’opera enochina nella sua interezza, almeno degli elementi essenziali o simbolici in essa trattati, tra cui quello dei 4 Arcangeli, che ricorrono in tutte le tradizioni precedenti e/o successive al cristianesimo.

 

Non appare fuori luogo congetturare che essi conoscessero benissimo, per ovvie ragione l’Arcangelo Uriele, celeste custode di Enoc.

 

Ricorrendo a questa infrastruttura concettuale anche l’Apostolo Paolo sembrerebbe aver attinto a piene mani dalla pseudo epigrafia enochina.

 

Difatti in un passo della Lettera agli Ebrei sembra alludere al medesimo episodio

 

EB. 11,5

…Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di essere stato gradito a Dio. Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.

 

Ancora una volta, similmente a San Giuda, anche Paolo  richiama tradizioni non codificate, scaturenti da tradizioni perlopiù orali.

 

Qui difatti, non c’è il concetto del “rapimento” simbolico  del Libro della Sapienza

 

Sp 4,8-11

Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo.Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un'età senile è una vita senza macchia. Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l'inganno non ne traviasse l'animo

 

dove  l’idea di fondo, invece  è quella di una morte prematura del giusto, voluta da Dio per preservarlo dall’abominazione, ma quella di una traslazione in vita in Paradiso.

 

Correttamente osservava Giovanni Stefano Menochio nelle sue “Stuore o trattenimenti eruditi”, fermandosi a riflettere sull’argomento nel capitolo XCII, della parte prima, denominato “Se Enoc ed Elia siano vivi, se abbiano bisogno di nutrimento corporale e se siano in istato di meritare”:

“Ma si risponde dicendo che nel luogo citato da San Paolo ad Hebr 11,5 ove si dice che Enoch translatus est, abbiamo la dichiarazione  e la vera intelligenza di quel tulit che leggiamo nella Genesi [cap 5,24 tuliteum Deus n.d.a.] come anco dalli LXX che hanno  Transtuliteum Dominus, e dall’Ecclesiastico capitolo  44,15 dove leggiamo : Translatus est in Paradisum, e dallo stesso testo ebreo,  che dice:  Ambulavit Enoch cum Deo, & non ipse, quia accepiteum Deus.

 Dalle cose dette facilmente si raccoglie, che questi due candidati all’eternità, come parla Tertulliano, fossero ancora viatori e cinti di corpo mortale, e non godono la visione beatifica poiché non essendo ancora morti non possono avere li corpi gloriosi”.

 

L’idea di San Paolo negli Ebrei sembra la medesima di 1Ts 4, 13-18, laddove l’Apostolo di Tarso si augura che i credenti, saranno tratti così come Enoc ed Elia, essendo ormai divenuti giusti agli occhi di Dio, e dunque resi simili in tutto a quei profeti biblici:

 

1Ts 4, 13-18 Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

 

Come per dire imitiamo la santità di Enoc e avremo parte alla sua ricompensa.

 

L’immagine sembra rievocare poi direttamente il testo enochino, del capitolo centesimo

 

Enoc 100: 4 -  6 E in quei giorni gli angeli scenderanno in luoghi nascosti e faranno entrare in un sol luogo tutti quelli che favoriscono il peccato e, in quel giorno, l'Altissimo sorgerà per far giustizia di tutti i peccatori. E darà a tutti i giusti ed ai santi dei guardiani (scelti) di fra gli angeli (che) li custodiranno come pupille degli occhi fin quando tutta la cattiveria e tutti i peccati saranno portati alla fine ed i santi, anche se dormiranno un lungo sonno, non avranno nulla da temere. E gli uomini saggi vedranno la verità e i figli della terra comprenderanno tutte le parole di questo libro e sapranno che la loro ricchezza non potrà salvarli nella rovina del loro peccato.

 

Insomma, viene presa a piene mani la tradizione pseudoepigrafa con il profeta sollevato al Cielo, e gli Angeli che custodiscono e separano il gregge, radunando i  buoni e i cattivi in luoghi appositi, alla fine dei tempi.

Tra l’altro, l’idea del sollevamento non era lontana dall’immaginario dell’apostolo.

Egli infatti nella seconda lettera ai Corinzi, racconta di essere stato rapito fino al terzo Cielo, dove aveva assistito a cose meravigliose:

 

2Corinzi 12  -7

“… Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia …”.

 

È evidente dunque che anche San Paolo avesse avuto ben presenti queste credenze, e conoscesse verosimilmente i nomi almeno dei quattro Angeli maggiori, ampiamente citati all’inizio della versione etiopica.

 

CONCLUSIONE

Tutti questi elementi, consentono allora di stabilire che, sia Giuda, che Pietro, e forse addirittura Paolo conoscessero il Libro di Enoc, avendone ottenuto il nome dei Sette Arcangeli, tra i quali figurano Michele, Gabriele Raffaele e il nostro Uriele.

Da tal punto di vista è corretto dunque affermare che essi citando il libro tenessero bene in mente S. Uriele Arcangelo, il quale fu inviato da Dio, per legare negli inferi gli Angeli che si erano macchiati del peccato con le donne umane.

Ed è corretto altresì affermare che essi ne utilizzarono l’insegnamento per stigmatizzare il comportamento degli gnostici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1]Al cospetto di Dio tra angeli e giganti Il misterioso Libro di Enoch e la sua storia di Lawrence M.F. Sudbury

[2]E Iared visse centosessantadue anni, e generò Enoc. 19 Iared, dopo aver generato Enoc, visse ottocento anni e generò figli e figlie;  tutto il tempo che Iared visse fu di novecentosessantadue anni; poi morì.  Enoc visse sessantacinque anni e generò Metusela. Enoc, dopo aver generato Metusela, camminò con Dio trecento anni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Enoc visse fu di trecentosessantacinque anni. Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese.

[3]  Enoch – il primo libro del mondo, volume primo .- Mario Pincherle Macro edizioni

[4]“ Azazeleil decimo di questi Angeli protervi insegnò agli uomini a fabbricar l'armi a fondere i metalli per farne moneta, e gli ornamenti delle donne ; mostrando parimente loro l'ufo del fuoco, e delle gioie . Semeyaza,insegnò a i Giganti a usare la loro  forza, e a eccitare le loro passioni. Gli angeli depravati insegnarono poi la forza dell'erbe, e dei pesci ; gli incantesimi, le fascinazioni  l' Astronomia ; l’ Astrologia ; la  Divinazione per via dell' aria -, i segni della la Terra e quelli della Luna”.

[5] Enoc Capitolo 20 

…E questi sono i nomi dei santi angeli che vigilavano: Uriele, uno degli angeli santi, (quello) dei tuoni e del tremore;  Raffaele, uno degli angeli santi, quello degli spiriti degli uomini; Raguele, uno degli angeli santi, vendicatore del mondo e delle luci;  Michele, uno degli angeli santi, che era comandato sulla bontà degli uomini, sul popolo;  Sarcaele, uno degli angeli santi che (era preposto) sugli spiriti degli uomini che fanno errare gli spiriti;  Gabriele, uno degli angeli santi, che era (preposto) sui serpenti, sul Paradiso e sui cherubini.Remiele, uno dei santi angeli cui Dio ha dato autorità sui resuscitati. Degli Arcangeli questi sono i sette nomi…

 

[6]Renan, La vita di Gesù, discussa e confutata da Carlo Passaglia,seconda edizione riveduta e migliarata dall’autore,Parte Prima, Torino, 1864, pagg. 87 e ss.Alla sua pubblicazione nel 1863 questa "Vita di Gesù" suscitò accese discussioni e scandalo. La tesi sostenuta era quella di considerare la figura di Gesù come un personaggio storico e sotto la luce umana e terrena. L'autore esamina pertanto la nascita, la predicazione e la morte di Cristo con lo sguardo dello storico e del filologo attento ai fatti e alle fonti. Concepita come parte centrale di una più ampia e successiva "Storia delle origini del Cristianesimo", la Vita di Gesù conobbe un grandissimo successo di pubblico tra i contemporanei tanto da superare nelle vendite