MARIA VALTORTA E I SETTE ARCANGELI

 

Maria Valtorta (1897 – 1961)

 

Nacque il 14 marzo 1897 a Caserta. Era figlia unica di un ufficiale di Cavalleria, uomo buono e remissivo, e di una insegnante di francese, donna dispotica e severa. In età precoce, ebbe l’intuizione mistica che l’avrebbe segnata per sempre, quella di vedere il dolore associato in modo indissolubile con l’amore, tanto da desiderare di “ consolare Gesù facendosi simile a Lui nel dolore volontariamente patito per amore”. L’opera principale, tra gli scritti di Maria Valtorta, è pubblicata in dieci volumi sotto il titolo: “L’Evangelo come mi è stato rivelato”. Narra la nascita e l’infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica del Maestro (che costituiscono il grosso dell’opera), la sua Passione, Morte, Risurrezione e Ascensione, i primordi della Chiesa e l’Assunzione di Maria. Letteralmente elevata, l’opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; delinea caratteri e situazioni con abilità introspettiva; espone gioire e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Con particolari ineccepibili. Attraverso l’avvincente racconto della vita terrena del Redentore, ricca di discorsi e di dialoghi, illustra tutta la dottrina del cristianesimo conforme all’ortodossia cattolica. Maria Valtorta stese quest’opera dal 1944 al 1947. Alcuni degli ultimi episodi sono del 1951. Non sempre procedeva secondo l’ordine narrativo. A volte, per contingenti esigenze spirituali, doveva scrivere uno o più episodi fuori dalla trama, e in seguito Gesù stesso le indicava dove andavano inseriti. Nonostante la sporadica discontinuità nella stesura e nonostante l’assoluta mancanza di schemi preparatori, sia scritti che mentali, l’opera ha una struttura perfettamente organica dall’inizio alla fine, Per giunta, Maria Valtorta la intercalava con pagine di vari argomenti, cominciate a scrivere nel 1943 (appena ultimata l’Autobiografia) e proseguite negli anni successivi fino al 1950. Esse hanno dato corpo alle opere minori, che sono pubblicate in cinque volumi, oltre a quello dell’Autobiografia. Tre volumi – intitolati rispettivamente I Quaderni del 1943, I Quaderni del 1944 e i Quaderni del 1945-1950 – raccolgono una miscellanea di scritti su temi ascetici, biblici, dottrinali, di cronaca autobiografica, nonché descrizioni di scene evangeliche e di martirio dei primi cristiani. Un volume, intitolato Libro di Azaria, offre commenti ai testi (esclusi quelli del Vangelo) del messale festivo di allora. L’ultimo volume è quello delle Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani. Altri scritti sparsi, rimasti inediti per lunghi anni sono stati raccolti e pubblicati sotto il titolo Quadernetti. E’ stata anche iniziata la pubblicazione dell’epistolario con le Lettere a Mons. Carinci. Cosa sono le misteriose lacune del Testo Sacro? E cosa centrano i Sette Arcangeli? Andiamo ad analizzare la testimonianza della famosa e controversa veggente italiana. L’11 giugno 1943 così le parlò Gesù Cristo : “ ..Vuoi un esempio di come sia limitata la perspicacia umana? Tu nel trascrivere una frase, hai omesso, parendoti già chiaro il pensiero mentre Io te lo dettavo, due parolette: in lei. Due microscopiche parolette. Ma dopo né tu né altri avete più capito il significato vero della frase. “ Era anzi in lei (Maria) la Grazia stessa”, cioè era pienamente in Maria Dio, Grazia stessa. Un’inezia di omissione, ma che ha fatto sì che non afferrasste più bene il senso della frase. Così è di tutto. La limitata vista intellettuale umana vede alla superficie e spesso malamente anche alla superficie. Per questo vi ho detto “Non Giudicate”. A persuadere te e altri che quando scrivi non è cosa tua, lascio apposta delle lacune nella tua mente, come quella dei dieci giusti che avrebbero potuto salvare quella antica città. L’hai dovuto chiedere al Padre. Oppure lascio che tu commetta una piccola modificazione per mostrarti che da te sbagli subito e ti levo voglia di riprovarci. In tal modo ti tengo bassa e persuasa che nulla è tuo e tutto è mio…”.

Rivelato ciò ecco che il 13 settembre del medesimo anno, Cristo svela alla Valtorta un episodio che la lascia veramente di stucco, e per chiarezza diremo subito che se la veggente non fosse stata attendibile di certo non avrebbe ricevuto questa informazione mistica: “L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presente alla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio. E non dire che ciò è in contraddizione col mio dire: Il Cielo era chiuso”. Il Padre, lo ripeto, era assente, lontano, nel momento in cui la Grande Vittima compiva l’Immolazione per la salute del mondo. Se il padre fosse stato meco, Il Sacrificio non sarebbe statto totale. Sarebbe stato nuicamente sacrificio della Carne condannata alla morte. Ma Io dovevo compiere il totale olocausto. Nessuna delle tre facce dell’uomo: quella carnale, quella morale, quella spirituale, doveva essere esclusa dal sacrifico, pechè Io ero immolato per tutte le colpe, e non soltanto per le colpe del senso. Or dunque è comprensibile che anche ilmorale e lo spirituale mio dovevano essere stritolati, annichiliti nella mola del tremendo Sacrificio. Ed è anche comprensibile che il mio Spirito non avrebbe sofferto se esso fosse stato fuso con quello del padre. Ma ero solo. Innalzato, non materialmente ma soprannaturalmente, a una tale distanza dalla Terra che nulla più di conforto poteva venirmi da essa. Isolato da ogni conforto umano. Innalzato sul mio patibolo, avevo portato su esso il peso immisurabile delle colpe di tutta una umanità di millenni passati e di millenni avvenire, ed esso pesomi schiacciava più della Croce, trascinata con tanta fatica da un corpo già agonico per le erte afose, sassose vie di Gerusalemme, fra i lazzi e gli urtoni di una plebe imbestialita. Sulla Croce ero col mio soffrire totale di cerne seviziata e col mio supersoffrire di spirito accasciato da un cumulo di colpe che nessun aiuto divino rendeva sopportabili. Ero un naufrago in mezzo ad un oceano in tempesta e dovevo morire così. Il mio cuore si è schiantato sotto l’affanno di questo peso e di questo abbandono. Mia Madre m’era vicina. Lei sì. Eravamonoi due, i Martiri, avvolti nello strazio e nell’abbandono. E il vederci l’un l’altro era tortura aggiunta a tortura. Poiché ogni mio fremito lacerava le fibre di mia Madre, ed ogni suo gemito era un nuovo flagello sulle mie carni flagellate e un nuovo chiodo infisso non nelle palme, ma nel mio Cuore. Uniti e divisi allo stesso tempo per soffrire di più, e su noi i Cieli chiusi sul corruccio del Padre e tanto lontani.. Ma gli arcangeli erano presenti all’Immolazione del Figlio di Dio per la salute dell’uomo e alla Tortura della Vergine- Madre. E se è detto nell’Apocalisse che gli ultimi tempi un Angelo farà l’offerta dell’incenso più santo al trono di Dio, avanti di spargere il fuoco primo dell’ira divina sulla Terra, come non pensate che fra le preghiere dei santi, incenso imperituro e degno dell’Altissimo, non siano, prime fra tutte, le lacrime, oranti più di qualsiasi parola, della mia Santa benedetta, della mia Martire dolcissima, della Madre mia, raccolte dall’Angelo che portò l’annuncio e che raccolse l’adesione, del testimone angelico degli sponsali soprannaturali, per i quali la Natura Divina contrasse legame con la natura umana, attrasse alle sue altezza una carne, e abbassò il suo Spirito a divenire carne per la pace fra l’uomo e Dio? Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo”.Riflettendo su quanto detto dal Signore, così la Valtorta commenta l’episodio: “ Si è iniziato il parlare di Gesù mentre dicevo il Confiteor e la mia mente ha visto Gabriele, luce d’oro, curvo in adorazione della Croce, credo. Ma non vedevo la Croce. Oggi sfogliando attentamente le pagine dattilografate per correggere i più piccoli errori di trascrizione, acciò non vi siano svarioni che alterino il pensiero, trovo un mio commento, in data 31 maggio, circa la distruzione di Gerusalemme… Ricordo l’impressione avuta quel giorno leggendo S. Luca nel cap. 21 e nei versetti 20 e 24. Dicevo quel giorno: “Ho capito che c’è un riferimento a noi tutti. Non ho visto chiaramente, Sono però rimasta sotto la dolorosa impressione”. Oggi rileggo S. Luca e mi pare che il brano calza a dovere coi nostri disgraziati casi… “…Gesù mi parla oggi di Sette Arcangeli che stanno sempre davanti al trono di Dio. Ci sono proprio o è un numero allegorico? Ho cercato nella Bibbia, ma non ho trovato niente in merito. Questa deve essere una di quelle “lacune” di cui parla Gesù l’ 11 giugno ”.