I SERMONI DEL BEATO AMADEO DA SYLVA : I TRE SERMONI DI SAN GIOVANNI BATTISTA

I°GIORNO


1° SERMONE - PREDICA DI SAN GIOVANNI BATTISTA AI SOLDATI

Se gli uomini fossero rimasti in quella originaria condizione di rettitudine nella quale Dio li aveva creati, non avrebbero avuto bisogno di alcun attività d’armi, poiché i nemici non avrebbero sentito la necessità, in qualche modo, di difendersi una volta che non avessero dovuto misurarsi con nessun nemico o con nessun avversario. E dove fosse intervenuta una forte carità e un reciproco amore o una stabile amicizia, a quale scopo, dunque, durante quella massima pace, sarebbero state necessarie le armi da guerra? A cosa sarebbero servite queste spade, queste lance, e tutti gli altri strumenti di tal genere? In realtà, poiché lo stesso uomo (con il peccato) si è voluto immischiare in molteplici questioni e cadde al culmine della sua rettitudine ed iniziò ad avere in odio il suo fratello, volle sottostare più alla iniquità che alla giustizia, più agli inganni ed al dolo che alla verità e alla retta fede. Fu opportuno dunque, che cercasse di proteggere se stesso e la sua vita, e, per poter trascorrere, per quanto fosse possibile, i suoi giorni in pace, si fortificò in molti modi, si trincerò in valli, e si protesse. Così di conseguenza, si devono prendere le armi, non perché si combatta e si lotti come fanno le bestie,  che sono prive d’intelletto, ma per vivere in pace e per scacciare coloro che respingono la pace. Tuttavia ciò si deve praticare in modo tale che non si offenda nessuno, ma solamente con lo spirito di difendere noi stessi. Chi prende le armi con l’intenzione di offendere qualcuno, è ingiusto anche se offendendo avrà difeso se stesso. Cosa fare dunque? O soldati, prendete allora le armi, non perché offendiate qualcuno, ma affinché vogliate resistere a coloro che vi offendono. Pertanto qualora abbiate offeso qualcuno, ciò vi appaia essere avvenuto perché costretti dalla difesa propria. Non è neanche lecito farne uso, se non a causa di una difesa giusta. Chi infatti difende ingiustamente si fa simile a colui che offende. Non si deve offendere nessuno, né ci si deve difendere in modo ingiusto. Per coloro che militano il Dio dei Cieli sarà Re e Comandante. Chi milita in quel modo è soldato di Dio, non semplice uomo, e una “milizia” di questo tipo deve essere venerata, stimata e deve tenersi in conto. Tuttavia si deve stare in guardia, affinché mentre saremo stati troppo duri con quegli uomini che chiamiamo nemici, non restiamo invece deboli e molli contro i nemici interiori e gli avversari che portiamo dentro di noi. Come potrebbe ciascun uomo divenire soldato di Dio, se non è neanche degno di chiamarsi uomo? Non è forse una “milizia” la vita dell’uomo sulla terra? Se dunque desideriamo vincere gli altri uomini vinciamo quel nostro uomo bestiale che si erge contro l’uomo spirituale. Dico vinciamo quell’uomo e abbattiamolo per quanto è possibile; e in modo che lo spirito, la ragione, la mente, ci regga, ci diriga, ci domini , ci comandi e ci serva. Chi per natura è servo, divenga un principe al quale spetti di diritto il titolo.  Se realmente desiderate tutti essere soldati , abbattete tutti coloro che vi allontanano dal vostro Dio vivo e vero, e scacciate parimenti tutti quelli che vi rallentano o vi ostacolano completamente sul sentiero dei Suoi comandamenti. Il primo nemico contro cui è necessario combattere è la carne e il sangue, che non possono possedere il regno di Dio. Questa è infatti una lotta continua! Come una specie di serpe si insinua furtivamente e prepara insidie, sta nascosta dentro e non viene percepita. Combattete poi, anche contro i principi delle tenebre, lottate contro le stesse tenebre del mondo, contro le astuzie spirituali che sono di molto peggiori della carne e del sangue. E poiché appartengono allo spirito, sembrano buone, ma mortificano e spengono lo spirito medesimo. E se talvolta, sarete stati superati da nemici di tal sorta, poiché siete soldati tiepidi e freddi, fate penitenza, come vi dissi sempre, poiché il regno di Dio è vicino, è in voi ed è  in mezzo a voi [Lc. 10,1-9; 17,21]. Il Signore già viene, giunge la salvezza! Disprezzate l’avarizia, contentatevi delle vostre paghe [Lc 3,14] . Non dovete desiderare l’avarizia e il saccheggio, ne dovete fissare il vostro cuore nelle ricchezze di questo mondo! Non maltrattate rete  e non estorcerete niente a nessuno [Lc 3,14], non farete ingiuria a nessuno e, se talvolta lo farete, fate penitenza: Dio la concesse all’uomo, come sacrificio personale, per espiare le colpe. Peccaste col cuore; potete cancellare col cuore tutti i peccati e riconoscere l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo [Gv 1,29] e che è il solo ad essere innocente, né mai poté peccare. Colui che doveva venire, già viene . Lo Stesso che santificherà ogni cosa, vi battezzerà in Spirito Santo [Lc 3,16]. Se anche voi vorrete ascoltare oggi la Sua voce e tenere saldi i vostri cuori, pentitevi, purificatevi e santificatevi! Amen


2° SERMONE - PREDICA DI SAN GIOVANNI BATTISTA AI AL TETRARCA ERODE

Agli altri animali, o Re Erode, il Dio del Cielo concesse tanta conoscenza quanta bastava alle loro vite mortali, poiché tutta la loro vita è soggetta alla mortalità. Conoscono pertanto soltanto quelle cose che sono ad essa più utili, più desiderabili e vantaggiose e quelle che sono nocive , affinché scaccino queste e seguano quelle fermamente. Non avendo, dunque,  nelle sole cose vantaggiose, alcuna cura dell’ onestà e della liceità, né alcuna conoscenza di ciò che è giusto o sbagliato, ed infine alcuna memoria della morte - per loro infatti con la morte tutto si distrugge, né fanno distinzione tra una vita beata o miserevole –  non è affidato loro alcun precetto che meriterebbe la loro osservanza. Sono dunque lecite per loro le sole cose che gli convengono e gli convengono quelle cose che sono vantaggiose, e sono vantaggiose quelle cose che sono più utili alla loro vita, che contribuiscono alla loro conservazione ed altre cose dello stesso tipo: volere cibo, trovare nascondigli, salvaguardare e difendere se stessi, generare esseri loro simili, affinché venendo meno uno, non venga meno tutta la loro stirpe (una volta morto lo stesso, infatti, qualsiasi cosa a lui simile scomparirebbe). Dunque, coloro che cercano di generare esseri simili a loro, si preoccupano che, durante un accoppiamento incerto, come spesso accade, non valgano né vincoli di parentela o affinità, né nozze, né fedeltà matrimoniali, né riti, né stima verso le sorelle o i fratelli, né rispetto verso i parenti. Nonostante, non poche delle loro madri, nel procreare, facciano distinzione tra loro, o non desiderino accoppiarsi laddove si trovi lo stesso figlio, o meglio lo detestino, la maggior parte di loro da inizio, tutti assieme, ad una qualche società di procreazione. Le tortore in qualche modo, ma queste invero sono cose rare, conservano tra loro una certa lealtà , ma non lo fanno a motivo di onestà, ma affinché, gli uomini traggano da esse esempi di vita, ma queste sono cose ignote sia a loro che all’uomo. Invece a coloro per i quali, o re dei secoli, quel Dio, Padre di ognuno di noi, preparò una vita diversa, la quale è l’unica vita (infatti questa che chiamiamo vita è più morte che vita), e rispetto alla quale, nessun senso possedette mai la gioia a causa dell’origine (nefasta) del mondo, stabilì precetti e comandamenti e diede la capacità di distinguere il bene dal male. Pertanto, essi, (a differenza degli animali privi di ragione) devono preferire ciò che è onesto a ciò che è utile e piacevole. Anzi,  non vi è nulla di piacevole o di utile che sia privo di onestà. Così dunque, queste progenie devono servire il proprio corpo con cose utili e piacevoli di altro genere, che non comportino niente di  illecito, di disonesto o di turpe. E si può riconoscere ciò che sia lecito ed onesto , in questo modo: se infatti sarà stato fatto qualcosa , imponendotela e mostrandotela una mente ed uno spirito retto, ciò dovrà ritenersi onesto; qualsiasi cosa, al contrario, avrà dato luogo, in ogni modo, ad una smania o ad una (contorta) agitazione contro lo spirito e la regola di vivere onestamente, questo deve ritenersi turpe e disonesto . Ed ancora, inoltre, è da ritenersi lecita ed onesta qualsiasi cosa sia stata commessa sulla base del diritto della legge divina e dei comandamenti della medesima volontà ed al contrario è da ritenersi turpe e disonesta, qualsiasi cosa sarà stata commessa  ovvero omessa contro la legge celeste.

Ed ora rivolgo a te le mie parole, o Tetrarca Erode, a te parlo! E poiché è pubblico ciò contro cui parlo, parlo a te pubblicamente! Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello! [Mc 6,18] O adultero, tu tieni con te un’adultera![1][c.f.r. Lev.20,10 – Deut. 22,22]. La tua mente, se rifletti rettamente, ti dice il contrario. Non fai forse a tuo fratello quello che non vuoi che sia fatto a te? Di qualsiasi uomo prendessi la moglie, commetteresti un crimine! E verso di lui ne commetti uno ancor più grande, poiché oltraggi colui che avresti dovuto amare su tutti! Non ti è lecito tenerla. Ed offendi Dio prendendo la moglie del fratello non meno che se fosse morto senza figli, per dargli una discendenza [c.f.r. Luca 20,27-40  Dt. 25,6]! Filippo è tuo fratello, egli è vivo, non è morto. Non ti è lecito dargli una discendenza, non con sua moglie, che già è con lui una sola carne [ c.f.r. Mc 10,8  Mt 19,5]. È proibito celebrare connubi illeciti e prendere moglie dalla carne di tuo fratello! Agisci contro la retta ragione,  contro i comandamenti di Dio! Non ti è in alcun modo lecito tenere la moglie del tuo fratello che vive! La legge permise un atto di ripudio affinché gli uomini non uccidessero le proprie mogli. E se dunque è permesso prendere la moglie ripudiata, non fu mai concesso di prendere quella che non lo sia. Non fu mai permesso prendere non solo la moglie del fratello ma di qualunque uomo. Il Signore ordinò: non commettere adulterio! [Es 20,2-17] Non scoprirai la nudità di tua sorella, né di tua madre, né della tua matrigna, o della moglie di tuo fratello [Lev.18,7-16] . Ti avverto! Poiché io sono la voce che grida nel deserto [Lc 3,4  Mc 1,3], che gridai e che griderò fino a che la mia gola non divenga rauca! O Erode, non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello Filippo mentre ancora vive e non è ancora morto, e soprattutto una moglie che non è stata ripudiata, ma adorata ed amata! Pecchi contro Dio, poiché infrangi i suoi comandamenti, offendi tuo fratello, provocasti in lui l’ira che genera odio. E sebbene, queste mie parole, nonostante siano lecite, generano odio, non si devono omettere a causa dell’odio che provocano. Mi odi pure chi vuole. Io dico la verità, sono il messaggero della verità. Non posso dire che cose vere. Tu fai cose proibite, e per mezzo di quelle incorri nell’odio di tuo fratello. Il male genera male e procede senza limiti. Offeso lui, ti tratterà con odio, e tu offendendolo , non lo tratterai con minor odio? Vedi quanti mali nascono una volta che ne è stato fatto uno? Un abisso chiama l'abisso [Salmo 42,8] e tu, addirittura, tieni in odio sia me che tuo fratello; e sia tu che quella che vado proclamando come tua falsa moglie, mi scagliate addosso questo odio e mi minacciate di mettermi in ceppi e in carcere, ed il carcere conduce la morte. Ecco vedi: da un solo male quanti mali sorgono contro di te! Ogni cosa in te si trasforma in male! Ma mentre questi mali sono per me soltanto sventure che patirò per un breve tempo, per te, invece, sono peccati e pene eterne! Sei stato rapito da un piccolo piacere, e sedotto da un momentaneo sollazzo. Usa la mente, usa la retta ragione, come conviene ad un re! Se avrai compiuto ciò che è onesto – benché ciò non comporti che dolore e sofferenza – non ti preoccupare, poiché il dolore e la sofferenza passano, mentre l’onestà resta per sempre. Ora commetti una cosa turpe con passionalità, e non ti avvedi e non capisci che essa passa presto, mentre la turpitudine resta e resterà sempre, e mai si verte indietro. Domina te stesso, o tu che domini sugli altri. Vinci te stesso, tu che brami sia di convincere che di vincere gli altri. Nessuna vittoria è più degna di dover vincere te stesso. Tieni a freno l’impulso della sessualità, non essere come il cavallo e il mulo, che sono privi di intelletto, di conoscenza del giusto, di speranza nella immortalità della vita futura, di conoscenza dei comandamenti di Dio, di nessuna ragione infusa, che tenga a freno  o dica loro cosa non si debba fare, o mostri cosa sia nocivo o addirittura mortale. Ed inoltre essi sono resi inclini sia al piacere che al bene e non vi è alcun controllo in loro che li trattenga, li freni o li contrasti. In essi, infatti non vi sono né leggi contrarie, né istinti contrapposti, né istinto della carne che brama contro quello dello spirito: ed infatti non vi è altro spirito in essi che non sia istinto, attraverso cui sono condotti, o senso, mediante cui conoscono. L’uomo è invece soffio vitale! Sul tuo viso hai lo spirito che viene da Dio. Sei immagine di Dio! Cosa hai da spartire dunque con il cavallo e il mulo per i quali non vi è nessuna conoscenza delle cose dette?

Erode, arrossendo a queste parole , disse:

“Ti guardo o Giovanni, e vedo che non sei un semplice uomo , ma il grande Messaggero del Dio  Supremo. Ti ascolto con piacere, perché le tue prediche vengono dal profondo del tuo cuore e sono veritiere le cose che mi annunci. Ma non posso mandar via colei cui già diedi tutto il mio cuore e che amo più di tutto me stesso. Che il Signore faccia ciò che vuole! Erodiade è mia, ella possiede il mio cuore, e senza di lei non mi è né permesso, né possibile vivere. Farò in modo di eseguire qualsiasi altra cosa mi comanderai. Ordinami qualunque cosa vuoi: libererò prigionieri, aiuterò i poveri, condurrò alle nozze le fanciulle bisognose, e altre volte portai a termine cose simili con il tuo consiglio; digiunerò, pagherò la decima, non ho omesso nessun sacrificio, nessuna vittima, nessuna ostia, nessun dovere, nessuna oblazione: ma lascia dimorare con me Erodiade, la mia unica speranza! Poiché se vivrò senza di lei sarò come morto,  ed inoltre stando come morto, parrò vivere. Prega per me, o uomo di Dio, il Re dei Cieli, che mi preservi la mia Erodiade!

Allora Giovanni, cominciò a replicare di nuovo ed in modo più forte:

“ Se veramente ti parlo e ti avverto, o Erode, perché non mi credi? E se mi credi perché non fai ciò che ti dico? Perché non ordini di eseguire ciò che giudichi retto? A che serve credere senza volere? In che modo credi di comportarti con colei cui hai dato il tuo cuore? Non era necessario invece amare il signore Tuo Dio , con tutto il cuore, con tutto il tuo spirito? Non è forse vero che si deve dare tutto il proprio cuore soltanto a Lui, solo a Lui dare valore? Come fai ad amare un altro più di te stesso? Non dovresti forse amare maggiormente te, dopo il Signore? Non dovresti preferire la vita della tua anima a quella di qualunque altra creatura? Ponesti davvero la tua felicità  in una cosa così misera, e insignificante , che genera più  fastidi che piaceri, e più  tormenti che gioie? Non riconosci te stesso come re, come maschio, o almeno come un uomo? E quella non risalta più di te , nonostante sia una semplice donna, a te inferiore sia per sesso che per virtù? Perché ritieni dunque che quella sia il tuo Dio, ed inoltre la reputi, per questo, superiore a te e ami qualsiasi cosa è di gran lunga a te inferiore? Oh se il Creatore volesse (realmente) fare subito tutto ciò che può, (e un giorno o l’altro lo farà),  non avresti mai detto “Faccia quello che vuole!”. Non parlasti né come re, e certamente neanche come uomo! Bestemmiasti nel tentativo di scusare la colpa, ed aggiungesti altra colpa. E non devi temere soltanto Dio quando è adirato, ma anche prima che lo sia. Egli infatti è paziente e molto benevolo, ma talora cambia la sua medesima benevolenza in durezza e punisce più gravemente colui che si aspettava che, invece,  sarebbe stato più clemente. Non devi dunque temere Dio soltanto quando è adirato, ma che tu non creda di temerlo di meno allorquando concede benefici o pazienta affinché tu torni indietro dalla cattiva strada. Egli ti domanda a gran voce: “Non puoi vivere senza Erodiade e, invece, (ti) sarà permesso vivere senza Dio, nelle cui mani siamo, in cui viviamo, in cui ci muoviamo e senza il Quale non possiamo fare nulla? Il tuo discorso, o re, secondo il quale,  tu credi realmente di poter vivere senza Dio e non poter vivere senza Erodiade, è completamente insensato! Forse non sai che ogni cosa dipende da Lui? Che ogni cosa fluisce da Lui senza interruzioni? Lui è la luce, noi siamo solamente i suoi raggi. Le altre cose che ti impegni a fare, voglio molto che tu le faccia. Diverrai infatti più leggero e otterrai molta misericordia dalle azioni compiute sia in questo momento che in futuro. Così come, infatti, Dio punisce tutti i mali, allo stesso modo restituisce qualche bene per ogni bene compiuto. Ma se non avrai allontanato da te l’adultera, non potrai ottenere la salvezza. Gli altri beni, che volentieri compi, prestandomi ascolto, non ti sarebbero sufficienti per ottenerla, se non abbandonassi Erodiade, se non rinunciassi all’adultera!

Udite queste cose, il re disse: “ Io ti temo, o Giovanni! Seppi, infatti, che tu sei vero e giusto e per questo,  giustamente sei chiamato “voce”.  Infatti in questa sudicia tua pelle , non ci sono nient’altro che ossa , ma hai una voce che risuona a tal punto che sembri in un certo senso essere tutto quanto una voce e mi sei sicuramente gradito. Ma stai attendo ad Erodiade! Ella, infatti, ti prepara delle trappole, minaccia di metterti in catene e di spedirti in carcere. Grida se vuoi contro  le cose che ritieni turpi , ma non devi offendere Erodiade,  perché sta scritto: Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una donna [Sir 25,18] , che non può esser saziata neanche nell’estremo supplizio. E dette queste cose fuggì via, come tenesse una seconda ed ulteriore possibilità.

Giovanni aggiunse:

“ Sono la voce o Erode! Sono la Voce e messaggero di Colui che viene dopo di me perché era prima di me [Gv 1,27; 31] e di ogni altra cosa, per mezzo del quale furono fatte ed esistono tutte le cose. Sono la Sua voce, poiché Lo annuncio al mondo. Egli è il Verbo di Dio, poiché è stato generato dalla mente Eterna di Dio. Lo stesso è lo splendore e la sapienza di Dio.  Beati coloro che ascoltano la parola di Dio, ma più beati, coloro che lo vedono e ne mettono in pratica i moniti e i consigli [c.f.r. Lc 11 27-28] ed eseguono le cose che Lo Stesso insegna. Egli è molto mite e mansueto e nessuno è più misericordioso di Lui. E se lo vuoi sapere, quel Gesù che i giudei perseguitano, respingono, è proprio quello che viene chiamato il Cristo. Ed egli è veramente Gesù[2] poiché venne a salvarci e a liberarci dal peccato. Ed è veramente il Cristo[3] poiché è reso potente mediante l’unzione totale dei doni di Dio e poiché, unto su tutti con l’olio della grazia,  egli lo sta per effondere su di loro [c.f.r. Ebrei 1,9]. Ed è per questo che il suo nome significa proprio “olio versato”, pieno di grazia, pieno di ogni giustizia e bontà. Vai da Lui! AscoltaLo !  Rispetta i suoi comandamenti! Perché ho visto lo Spirito scendere su di lui [Gv 1,32] e ho ascoltato la voce dell’Eterno Padre che diceva: Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto ascoltatelo [Mt 3,17 - Matteo 17,1-8 Mc 1,11); Lc 3,22] , obbeditegli!  Perciò sono voce, perché non posso non parlare di quel Verbo di Dio! Se mi temi, perché mi reputi giusto,  perché non temi Dio che è giustissimo, che è il solo bene senza alcuna mancanza? Se di conseguenza mi temi, perché il timore non fa allontanare molto da te i peccati? Se ti sono gradito, perché allora non lo sono neanche le mie parole? E di conseguenza se ti piacciono, perché dunque non fai le cose che ti insegno o di cui ti parlo? Temerai tu la tua Erodiade, io piuttosto temo soltanto Dio , e chi conosce Dio , per amore dello Stesso, disprezza carceri, catene ed ogni tortura. Coloro che intendono piacere solo a Dio, non si curano dei mali temporanei che presto devono passare, ed inoltre,  preferiscono subire quegli altri piuttosto che fare qualcosa contro il Re dei Cieli e i comandamenti celesti. Sono una voce. Non meravigliarti dunque, se grido! Gridai e griderò non soltanto contro gli altri crimini, ma anche contro Erodiade, né temo l’ira della stessa. L’ira della donna, infatti, e cosa di poco ed è passeggera, cerca spesso una vendetta che compie raramente, vorrebbe nuocere più di quello che sa e poiché è vile e non comprende la ragione della vendetta che brama, si adira tanto di più, quanto di meno riuscì a compierla. Si agita come ubriaca e sbronza per mezzo dell’ira e si rende irritante a se stessa. Sbotta in concetti e in ogni genere di ingiurie né ha mai conosciuto ciò di cui blatera, ed in ciò supera ogni ira, poiché mentre desidera vendetta a causa della malvagità dell’animo, finché non conosce la legge che regola la stessa o il modo di osservarla, vorrebbe a causa di una piccola offesa, che gli adirati, ottengano l’ estremo supplizio. Ma, o re, quella donna, sta li gradita , non tanto per la debolezza del sesso, ma per via di un animo effeminato e flaccido, privo di discrezione, giudizio, consiglio e conoscenza. Non c’è dunque ira che superi quella dello stolto e dell’uomo sconsiderato, poiché non vi è nulla di più pericoloso di tale ira. Tuttavia è piccola perché, arreca poco danno, ed è breve, poiché temporanea; al contrario l’ira del Dio degli dei, si deve temere molto di più, ed inoltre soltanto quella può dirsi tale, perché porta con sé lo Spirito più grande, e castiga e punisce  in modo potente i potenti, distrugge i regni e cambia gli imperi, e affligge con il supplizio eterno i peccatori ostinati. La Sua ira è superiore all’ira di tutti, come la sua misericordia supera ogni misericordia, e non è solo momentanea, ma essa è eterna. Temi tu, dunque, Erodiade; io temerò Dio, che sta per punire Erodiade. Non parlasti, infatti, rettamente dicendo che io non dovessi temere te, o re, cui proprio Dio ti concesse l’esercizio del potere sugli uomini piuttosto che temere quella vile prostituta. Tu infatti sei Re della Galilea e possiedi un qualche potere sugli uomini, concesso a te da Dio. Quella sgualdrinella che tieni con te, non ha alcun potere. È una concubina , non la regina! E neanche una concubina lecita per legge , ma illecita! Quante volte ti dissi e ti gridai: non ti è permesso tenerla!

Erodiade ascoltava le parole di Giovanni di nascosto attraverso le grate. E sentendo di essere così offesa da Giovanni , mormorava contro di lui e diceva: “Se Erode veramente mi amasse ora trafiggerebbe con la spada quest’ uomo maledetto e scellerato!”. Erode si sentiva afflitto notando il dolore d’animo di Erodiade.

Giovanni invece diceva, continuando:

“ Erodiade è regina, si, ma non di questo Regno di Galilea, ma del Regno di Iturea e della Regione della Traconia e tuttavia scelse di essere più una concubina che una regina. Si spogliò del regno della dignità, per indossare l’abito della meretrice. Non volle procreare figli di legittimo toro, ma di adulterio. Ti stregò , o Erode, e ti portò via qualunque ragione, giustizia e onestà.  Tuttavia se non la allontani, rimandandola a suo marito, sei colpevole di morte eterna! Ecco la voce grida e tu hai ascoltato la voce! Non ti sembravo forse tutto una voce? Ma purtroppo grido nel deserto, poiché le mie parole sono inutili. Indirizzo infatti le mie parole alle pietre, alle piante, ai monti ed alle bestie, non parlo in una città, ma in un bosco, non parlo agli uomini ma alle piante. Sono una voce, grido nel deserto! Le mie parole infatti non producono alcun frutto né per te né per la tua Erodiade. Lasciala andare, se vuoi che ti siano rimessi i tuoi peccati! Allontanala da te, se non vuoi che Dio ti allontani da Lui.

Allora Erodiade provata dall’ira e dal dolore della prova disse: “Se quest’uomo non viene condannato a morte, io morirò totalmente. O Erode, dov’è il tuo amore?”. I servi presenti attendevano un cenno del re, per ucciderlo, ma il re, invece,  per salvarlo allora dalla morte, lo fece incatenare e mettere in carcere.


3° SERMONE – PAROLE DI GIOVANNI BATTISTA NELL’ULTIMO GIORNO DELLA SUA VITA MORTALE CHE FU L’INIZIO DELLA SUA IMMORTALITÀ

“Ecco che il tetrarca Erode fa un banchetto per i notabili della Galilea [c.f.r. Mc 6,17]. Ecco ascolto molti segni di una letizia mondana. Tutti si divertono. Io da solo, sono detenuto in un tetro carcere e dubito. Ho saputo inoltre che Erode mi aveva incluso tra le sue bestie ed Erodiade mi perseguita e mi tende trappole. Infatti, le parole veritiere generano ira e partoriscono odio. Intravedo con certezza e percepisco che oggi sto per suscitare l’orrore dei commensali e perdere crudelmente e vilmente il mio capo come un’ agnello sacrificale, e sto per terminare questa mia vita. Questi giorni saranno per me l’inizio dell’immortalità e vivaio di futura resurrezione. Infatti, tutto ciò che nasce non si produce dalla terra se non sarà dapprima morto nella terra: non vive se dapprima non sia morto, non cresce se non si sia dapprima affievolito, non germoglia e non porta frutto, se prima non sarà caduto e inaridito. Una morte terribile avverrà per Erode ed ancor più tremenda per Erodiade, per via del mio assassinio, poiché con la morte non vivranno, ma inizieranno a morire eternamente se non straripasse per loro la misericordia di Dio. Perciò anche io ti prego: “Perdona loro, o Signore potentissimo, che sono resi ciechi dalla vanità e dallo sterco della libidine, né conoscono il Dio dei cieli e non guardano alle cose future!”.

Allora i custodi del carcere, ascoltandolo parlare così, si stupirono ed alcuni di loro dissero: “Parla con Dio o con gli Angeli!?”.Altri invece: “È oppresso dal morbo della farneticazione”, e cercavano di capire  se avesse febbre, e andavano dicendo ogni cosa ad Erodiade.

Giovanni, invero, proseguiva:

 “ Io, dopo esser stato privato del mio capo, precederò Colui che presto crescerà in croce, e crescerà dopo la Sua Resurrezione per la conversione dei popoli. Egli infatti attrarrà verso di Sè ogni cosa e non vi sarà, presso di Lui distinzione: né di razza, né di stirpe. Precederò e preannuncerò Quello che sta presto per giungere e che sta per liberare i suoi amici dal lago in cui non c’è acqua. Ho detto “libererà”, poiché seppur quei Santi Padri non patiscano alcun dolore, hanno, tuttavia desiderio di beatitudine, desiderio della Sua visione, della Sua Immagine in cui sono racchiusi tutti i tesori, riuniti assieme tutti i doni , rispetto alla Cui fruizione non c’è nulla di maggiore,  rispetto al Cui amore non c’ è nulla di più desiderabile, nella Cui natura ogni desiderio trova termine, e  non è collocata alcuna mancanza. Così come io lo precedetti, sto ora per annunciarlo al mondo,  ed  allo stesso modo,  lo precederò annunciando a quei padri che già videro il suo giorno e se ne rallegrarono, Colui che presto sta per giungere!

Allora i custodi convocarono i loro compagni e dissero: “Vedete che quest’uomo è pazzo, ascoltatelo un po’ e andate a dirlo ad Erodiade!”.

Giovanni invece diceva:

“Riuscirò mai a vedere Quello che meritai di battezzare nel fiume Giordano, sul quale vidi lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui [GV 1,32]  e procedere da Suo Padre; uscire Dio da Dio e restare Dio in Dio, cioè (provenire) da quel Padre da cui ogni cosa si fa per mezzo dell’ Unigenito, attraverso cui tutto procede? Non lo indicò forse agli uomini? Oh se mi fosse possibile, prima di morire, vedere quel Vero Dio assunto nella carne umana! Oh se io possa ancora parlare con Lui! Forse non riuscirò a vederlo perché deve diffondere la Sua opera soltanto tra i discepoli e le masse? Eppure nessuna faccenda, né alcuna preoccupazione potranno distogliere il Suo animo, il Suo cuore e la Sua misericordia. Egli è infatti potente sia nelle opere che nella loquela! Potrà dunque fare in modo che mi veda senza omettere quelle cose che dovrà compiere! E poiché è buono, pio e benevolo, potrà mai negare Se Stesso a me? Vieni dunque o Buon Maestro! Vieni, o Seminatore di Consiglio Perfetto! Vieni Figlio del Sommo Padre! Vieni o prole della Vergine Madre! Cioè di quella Madre, rispetto alla quale, la destra di Dio Padre non creò mai nessuna più santa, più pura, più bella; di quella madre la cui cognata e la cui sorella, era anche la madre mia. Vieni, già, o Ottimo Maestro, che vidi, che amai e che annunciai agli uomini! Sento nella casa di Erode, i cantori e le cantatrici. Ascolto tripudi! La figlia di Erodiade danza e il Re pare gradire. Vieni poiché l’attesa genera paura! Perché non vieni ora da me, dal quale venisti mentre ancora stavi chiuso nelle membra materne, mentre ora sono messo in carcere,? Perché non ti sarà possibile farti vedere prima della mia morte? Allora io, avendo già sei mesi, chiuso nel grembo della madre, vidi, guardai e adorai Te chiuso all’interno dell’alveo verginale, che non avevi neanche diciotto ore. Allora io gioii, data la grande contentezza del Tuo arrivo! Allora esultai di felicità! Allora io, che fui amato da Te Medesimo proprio mentre venisti nel mezzo della notte, iniziai ad amare Te! Tu infatti proprio nello stesso momento in cui fosti concepito, cominciasti, da uomo, ad amare me e non smettesti mai di amarmi. Io invece cominciai solo allora, ma non fui capace di prolungare l’amore! Giunta l’età infantile e adulta, non potei sempre pensare a te. Poiché tardi o Signore? Perché indugi o Ottimo Salvatore? Vieni, Ti supplico, vieni, affinché prima che vada via da qui Ti veda e parli con Te!”.

 

E mentre diceva queste cose, giunse immediatamente, rimanendo chiusi e intatti gli ingressi dello stesso carcere, il Signore Gesù, Figlio di Dio e di Maria, mentre nessuno dei carcerieri Lo vedeva o ascoltava la Sua voce, e abbracciando Giovanni,così dunque gli parlò:

{Io che sono sempre stato presente dalla tua nascita fino alla tua morte: come era giusto, voglio ora partecipare alla tua morte, attraverso la quale gli uomini di Dio nascono a nuova vita. Io che dal grembo materno, mondai te racchiuso nel grembo di tua madre e dallo stesso ti vidi venir fuori, sono Lo Stesso che, in carne umana,  decisi di vedere te, spogliato della stessa! Precedimi, o Giovanni, precedimi! Anticipami, orsù, anticipami, e non temere che alcun orrore ti spaventi. Lo Spirito sia pronto [Mc 14,3], l’animo sia fermo! La carne debole non smorzi il fervore dello spirito! All’anima piace essere vestita del corpo, ma piace anche esserne privata; se ne priva temporaneamente per unirsi eternamente ad esso. Dirai: vado dai Padri miei, dalla cui stirpe discesi secondo la carne. Dirai, vado dai miei fratelli, poiché essi vedranno la potenza e la maestà di Dio. In verità, in verità vt dico, che vedranno il Figlio dell'uomo venire con grande potenza e gloria [c.f.r. SALMO 17, 2-7 – Mt 24,30] e saranno abbreviati i giorni di tanta attesa, né  si ricorderanno dell’afflizione di un desiderio così grande, a causa di una travolgente gioia che sarà allora per ognuno di loro. Tu, invece, o Giovanni, non spaventarti di una morte così vile, poiché il Figlio dell’Eterno Padre sarà condannato ad una morte ancor più vile. In verità, in verità ti dico, se l’anima non viene prima privata del corpo non potrà possedere la vita eterna, e se non muore il corpo, la stessa non vivrà, così infatti è stato stabilito. Cosa gioverebbe all’uomo vivere più a lungo nella morte per infiniti secoli? Più a lungo infatti è questo vivere, più ampio il morire. Dio non si cura che i suoi amici restino più a lungo qui se non nella misura in cui sia necessario alla comune utilità dell’uomo. Se credessero essere quella la vera vita, tutti aprirebbero completamente gli occhi. Vai, annunciami e aspettami, perché sto per venire subito dopo di te!}

Allora Giovanni, divenuto più sereno, versando lacrime di gioia, disse:

“ Questa è la vera letizia, questa è l’unica gioia: vedere e conoscere Te, Mio Dio ed essere unito a Te per mezzo del Tuo medesimo amore! Sono più felice di Erodiade. Più felice della figlia che ora a causa del mio delitto, come la stessa crede, danza. Non fui ricolmato di così tanta letizia quando ti guardavo bambino nella mia casa, rispetto ad ora che ti guardo in questo carcere. Ti ringrazio o Signore, poiché Ti sei degnato di visitarmi anche in un’ oscuro carcere. Consegno me stesso alla tua Genitrice, che rifulge di ogni candore, risplende di ogni purezza, riluce di ogni pietà e clemenza, nonché ai mie fratelli e tuoi apostoli, soprattutto a Pietro, Giacomo e Giovanni, Simone e Taddeo, l’altro Giacomo, e quel Giuseppe detto il giusto, e se fosse possibile, che io veda anche loro prima della mia morte! Tu o Signore che conosci ogni cosa, giudicherai ciò che sia giusto domandare ed ottenere!

Allora Gesù rispose:

{Gli Apostoli sono ancora rozzi e non conoscono le cose che sono di Dio, non possono comprendere ora i miei segreti. È necessario che ricevano prima lo Spirito Consolatore, che ti è già stato infuso. Ed allora saranno pronti per tutti i misteri per i quali adesso sono deboli e inadatti}

Giovanni aggiunse:

 “ La tua Genitrice fu sempre piena di grazia e solerte nel visitare la madre mia, una volta che giunse da lei e la salutò. Compresi quella salutazione stando nel grembo di mia madre, come ti è noto e per come tutto ti è chiaro. E adorai Te, dal grembo della stessa, come fu giusto! Oh se fosse possibile adorare adesso entrambi voi , affinché il mio uscire sia simile al mio entrare!”.

Mentre ancora stava parlando, in quel medesimo istante si fa presente quella vergine eletta, la quale, dopo aver adorato il Figlio Suo, e datogli un bacio, dallo stesso accolto, saluta Giovanni. Quello esibisce ossequio a entrambi. Vi è ora un discorso tra di loro, mentre i custodi ascoltano parlare più persone, ma pensano che sia lo stesso Giovanni, colto dal morbo della farneticazione, a cambiare e variare la voce e le parole.

Allora dice Giovanni:

“ O Tu, Vergine, Genitrice e Consolatrice del genere umano, che con le tue santissime mani mi prendesti tra le braccia mentre nascevo ed ora che sto per morire mi terrai nuovamente. Beato sarà chiunque, nelle sue necessità, si sarà curato di ricorrere a te, chi ti avrà amato e chi si sarà mosso verso di te.

La Vergine sospirando versò lacrime e mentre anche Giovanni piangeva di gioia, così gli parlò:

“ Eletto mio figlio, mio campione, mio fortissimo combattente, precursore e messaggero  veracissimo, che Colui che è qui presente ed è Dio e Signore ti prepose a tutti quanti gli uomini; quando sarai giunto presso i nostri padri e le nostre madri, dirai loro: Maria,  umile ancella di Dio e vostra carissima figlia, vi dona la pace e la salvezza di Cristo Suo Figlio, Salvatore di tutti voi e sebbene continuamente si dolga della morte straordinariamente infamante del Suo Stesso Figlio si rallegra al contempo moltissimo per la vostra redenzione e pronuncia assiduamente preghiere  per la vostra liberazione. Desidera la vostra salvezza, e desidera la vita del Figlio, (da ogni parte ci sono sofferenze per Lui): ma poiché sa che presso Dio non è impossibile alcuna parola, prega sia per la vostra liberazione che per la vita di suo Figlio, affinché, così sia fatta sempre, sia in Cielo così come in terra, la volontà di Dio. Saluterai in modo speciale la mia genitrice Anna, il mio genitore Gioacchino e il mio carissimo sposo Giuseppe. Godranno dell’ immensa gioia che sarà loro concessa, e si allieteranno tutti di quella felicità immensa e eterna che sarà sulle loro teste”.

E la fronte di Giovanni venne baciata,  mentre gli diceva:

“ Si forte nell’animo. Ecco che è già vicina, ecco la morte, che è la nostra salvezza. Beati gli occhi nostri, che vedono il loro Salvatore. Beati gli orecchi, che ascoltano la sua voce personale. Beate le menti, che credono a Lui e alle cose che diciamo!

E mentre avvenivano queste cose, ecco giungere il carnefice con una spada luccicante, il quale non vide né Gesù né la sua Genitrice che sedevano vicino a Giovanni. Gli lega le mani e gli copre il capo , prende gli strumenti di morte, e comunica gli ordini del re,  ai quali non potrebbe disobbedire.

Allora Giovanni disse al littore:

“ La morte porta  a me la vita, mentre la vita attribuisce a lui la morte. Un grande peccato ha commesso, ma ancor più grande è quello della moglie adultera, e poiché volentieri ascoltò le mie parole, nonostante non avesse voluto rispettare i miei precetti, ottenebrato dalla passione, gli dirai che dovrà espiare questa e tutte le sue scelleratezze, se avrà voluto aderire ai consigli di Gesù, chiamato Cristo, il Cui nome gli è già noto, che Dio inviò per espiare i peccati di tutto il mondo. Annuncialo a lui, e alla miserabile Erodiade! Ora colpisci ed anche se non vuoi, dammi la vita eterna!”. 

E mentre il littore veniva distratto dall’infliggere il colpo a causa della dolcezza delle sue parole, Erodiade inviava un ordine ai suoi messaggeri che  immediatamente fossero eseguiti gli ordini del re. Ai quali Giovanni diceva: “Sono molto obbligato sia a Quello che a voi , poiché tanto attentamente mi conferite la vita immortale”,  ed essendo costretto a ciò il littore, a causa dell’ ordine urgente, con un unico colpo , gli spiccò  la sua santissima testa. Durante il quale colpo, Gesù teneva il suo viso con entrambe le palme delle mani, e lo sosteneva dolcemente abbracciandolo. Giovanni invero esclamava: “Addio mio Gesù, unica salvezza del genere umano. Ecco che mi allontano da qui!”, e dopo che fu avvenuto il colpo, la testa rimase tra le mani di Gesù, ma quelli non Lo vedevano.

Allora l’anima di Giovanni, uscendo fuori dal corpo vide Gesù, che gli disse:

{Mi dicesti addio, ed ecco sei ora con me e sei privo di ogni sofferenza. Attraversasti l’oceano ed attraccasti in porto. Tu dirigiti verso quei padri , io faccio ritorno ai miei discepoli!”.

E il Signore Gesù portò con se quell’anima con una moltitudine di Angeli attraverso il Cielo verso un luogo, nel quale le anime dei Santi Padri  potevano vederla e vedendo la stessa, esultarono.

Allora Gesù disse:

{ Ecco sono li, va da loro, e aspettami li assieme a loro!}

In seguito, il Signore Gesù, fu trovato con i suoi discepoli , mentre Maria con le sante donne che lo seguivano e lo assistevano con i loro benie giunsero i nunzi della morte di Giovanni . Amen.

 

[1] Erano le regole del Vecchio Testamento, sia del Levitico 20,10 - Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno esser messi a morte, che del Deuteronomio 22,22 - Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l'uomo che ha peccato con la donna e la donna. Così toglierai il male da Israele.

[2](Dio che Salva n.d.a.)

[3](unto n.d.a.)