Avvertenze e informazioni

I DEVOTI DEI 7 ANGELI : UN GREGGE SENZA PASTORE !


  • LA CHIESA CATTOLICA riconosce attualmente, all'interno della propria liturgia, il culto di "dulia" solo  a 3 Angeli con il proprio nome: Michele, Gabriele Raffaele visto il Sinodo Romano II del 745.​ 

  • Di altri Spiriti la Chiesa non ammette culto alcuno e devozione; non ha predisposto per essi alcuna liturgia.​  Al riguardo infatti, il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia, all' art. 217, aggiunge addirittura: La pietà popolare verso i santi Angeli, legittima e salutare, può tuttavia dare luogo a deviazioni ... e’ da riprovare anche l’uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura.

  • La Chiesa Cattolica  non proibisce tuttavia una preghiera generica, personale, al gruppo dei Sette Assistenti (Tb 12,15 - Ap 1,4 - Ap 8,2) , purchè il lettore sappia che non ha formalizzato su di essi nè riflessioni, nè dottrina e nè fonti di magistero.

  • Essa non si esprime su questo culto e non può farlo, perché non ne possiede l'interpretazione autentica!

  • Allo stato quello dei sette Arcangeli può definirsi come culto "pseudo - cristiano" ma non cattolico, in assenza di provvedimenti ufficiali della Santa Sede:  poichè su di essi  non si è raggiunta una conoscenza uniforme, la "prudenza" del Papato  non consente al momento di definire con certezza questa verità.

  • I sette arcangeli sono riconosciuti però in altri culti cristiani e in altre confessioni religiose : il mondo russo ortodosso  li celebra come santi principi del trono e li venera  anche in alcune icone. 

  • Sette arcangeli sono riconosciuti con i nomi di Enoch etiopico dai cristiani copti d' Egitto e d'Etiopia. 

  • Allo stesso modo la cultura zoroastriana , mazdeitica e yazida riconosce l'esistenza di sette arcangeli "Amesha Spenta" , grandi ministri di Dio. 

  • Vi è traccia di loro in tanta letteratura midrashica e talmudica, ed espressamente nella pirkè di rabbi Eliezer, per quanto riguarda le fonti ebraiche.


STATO ATTUALE DEL RICONOSCIMENTO: PROIBIZIONI, MANCATE UFFICIALIZZAZIONI - VIOLAZIONI DEL TESTO E FALSE APPLICAZIONI

  1. Delle tre macro gerarchie dello pseudo-Dionigi la Chiesa Cattolica ha mantenuto l'incongruenza del basso posizionamento degli Arcangeli, collocati non nella prima ma nell'ultima gerarchia dei cieli in violazione e falsa applicazione di  Dn 10,13 - Dn 12,1 - Zc 4,10-Tb 12,15 - Lc 1,19/26 - Ap 1,4; 4,5 ed 8,2.
  2. Con questi termini si individua una erronea esegesi del testo letterale della rivelazione biblica applicato e predicato dalla Chiesa in chiave contro-intuitiva rispetto alla percezione immediata del fedele.
  3. Con riferimento alla corretta esegesi di Daniele 10,13 e 12,1 ; la Chiesa attualmente non conferma l'esistenza reale dei c.d. Primi Principi (cfr Clemente Alessandrino) quali esseri straordinari più potenti degli altri nella Gerarchia angelica.
  4. Con riferimento a Zc 4,10 la Chiesa  non conferma che esistano realmente "sette occhi" percorritori del mondo, che costituiscono i primi emissari dell'Agnello immolato come da Apocalisse 5,6.
  5. Con rifermineto a Tb 12,15 non conferma l'esistenza di Sette Angeli assistenti davanti al Trono, come sette individualità distinte e personali, preferendo erroneamente una formulazione simbolica di questa proclamazione dogmatica.
  6. Con riferimento a Lc 1,19 e Lc 1,26 la Chiesa non conferma nè che Gabriele sia uno dei Sette intorno al Trono, nè che sia stato inviato direttamente da Dio, ma preferisce un'interpretazione allegorica che lo vede inviato da altri Angeli superiori.
  7. Con riferimento ad Ap 1,4 ; 4,5 e 8,2 la Chiesa Cattolica non conferma che innanzi al Trono di Dio vi siano Sette Spiriti o Sette Angeli, e che i Sette Spiriti siano proprio i Sette Angeli, ovvero ancora  che esistano Sette Angeli - Fiaccole accese in imperitura lode e benedizione dell'eterno.
  8. Con riferimento a Michele, Gabriele e Raffaele, non approva nè conferma che essi siano Angeli Serafini , essendo ritenuti semplicemente "Arcangeli" afferenti al penultimo Coro Angelico delle 9 Gerarchie di pseudo - Dionigi,  cioè collocati o collocabili, addirittura nella ultima Gerarchia detta: "Ipofania", cioè "bassa manifestazione" e che facciano parte di un gruppo liturgico-devozionale di Sette Arcangeli.
  9. Con riferimento ad Uriele, benchè la Chiesa Cattolica, non ne abbia confermato l'esistenza, nondimeno A SEGUITO DI NOSTRE SPECIFICHE INDAGINI DOCUMENTALI, LITURGICHE, SCRITTURISTICHE E MISTICO PROFETICHE, SI E' APPRESO CHE  DIVERSI SUOI RAPPRESENTANTI - TEOLOGI, SACERDOTI, E  PERFINO  SANTI,  BEATI E VEGGENTI CATTOLICI, ABBIANO AMMESSO ESPRESSAMENTE QUESTO QUARTO NOME . 
  10. In virtù di tale circostanza la Chiesa Cattolica appare tollerare senza dulia specifica e senza devozione, seppur in modo non generalizzato, il nome “Uriele”, come riferito ad un  quarto Angelo (che promanerebbe da Tradizione Orale, sul modello dei genitori di Maria Anna e Gioacchino), ciò grazie  all'approvazione del nome di Uriele di alcuni Papi (Silvestro e Leone X), di diversi Dottori della Chiesa (Ambrogio, Isidoro, Beda, Alberto Magno, Bonaventura, Lorenzo da Brindisi) e di particolari uomini di grandi capacità intellettive (Cornelio di Lepido; Giovanni Gerson; Serario)  ed al decreto apposto - per questo medesimo motivo -  alla Bibbia Sisto-Clementina: «Oratio Manassae, necnon libri duo, qui sub libri Tertii et Quarti Esdrae nomine circumferuntur, hoc in loco, extra scilicet seriem Canonicorum Librorum, quos sancta Tridentina Synodus suscepit, et pro Canonicis suscipiendos decrevit, sepositi sunt, ne prorsus interirent, quippe qui a nonnullis sanctis Patribus interdum citantur, et in aliquibus Bibliis Latinis tam manuscriptis quam impressis reperiuntur», ovvero : «La Preghiera di Manasse, così come i due libri conosciuti sotto il nome di Terzo e Quarto di Esdra, sono relegati in questo luogo, cioè, al di fuori della serie dei libri canonici che il Santo Sinodo Tridentino ha ammesso, e ha stabilito che siano da tenersi per canonici affinché non vadano assolutamente perduti, dal momento che sono stati diverse volte citati da moltissimi Santi Padri e si ritrovano in qualche Bibbia latina sia all’interno di manoscritti che di testi stampati». La situazione fu ben inquadrata dal celebre inquisitore p. Tommaso Gastaldi, nel suo “De Potestate Angelica”, al Tomo I, al capitolo “se altri Angeli abbiano nomi propri e quali ?”, a pag. 593, dell’Edizione Romana del 1650, dove candidamente afferma che: “... Si conferma in secondo luogo, che Santo Ambrogio, Isidoro, Bonaventura ed Alberto, nonché la Messa degli Etiopi utilizzassero il nome di URIELE, riferendo tale circostanza il Serario come dalla 14^ questione. Si risponde che noi non neghiamo che la repubblica Cristiana possa imporre nuovi nomi d’Angeli particolari dai loro particolari ministeri; diciamo solo che il nome di URIELE non è proibito, ma soltanto non viene recepito universalmente da tutta la Chiesa, dunque non se ne può fare uso in preghiere pubbliche…Dunque il Concilio non ritenne che il nome di URIELE non fosse di un Angelo Santo, ma soltanto disse nel merito che Adalberto poteva esser giudicato di aver invocato con qui nomi dei demoni e non degli Angeli…”.

QUESTIONI DI DEPOSITO: RESPINTA LA CONTESTAZIONE SULLA ASSENZA DI URIELE DAL "DEPOSITUM" ECCLESIASTICO

CONFUSO CON IL MERO DEPOSITO SCRITTO.

  • Il catechismo della Chiesa Cattolica, alla sua "parte prima -  la professione della fede - sezione prima: «io credo» - «noi crediamo», al capitolo secondo  - Dio viene incontro all'uomo - ", presenta un art. 2 dal titolo: "La Trasmissione della Rivelazione Divina" , molto interessante ai fini della nostra indagine, soprattutto dai punti 75 e ss  recitando espressamente che la trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi: Oralmente dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo e  per iscritto da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza .
  • Per tali ragioni, vi è una PREDICAZIONE ORALE CHE È POSTA SULLO STESSO PIANO DEL DEPOSITO O LASCITO SCRITTO, e ciò prende il nome di TRADIZIONE, la quale costituisce il secondo canale di riconoscimento delle verità ecclesiastiche.
  • A confermare la  duplicità del canale di canonizzazione dei Santi della cattolicità, la circostanza che due Santi di grande rilievo SAN GIOACCHINO e SANT’ANNA, - i genitori di Maria - mai nominati nei testi biblici canonici E DUNQUE NON PRESENTI NEL TESTO SACRO, ma soltanto nella tradizione apocrifa (Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello pseudo-Matteo), sono stati lo stesso canonizzati.   
  • Su di loro, la tradizione orale e/o pseudoepigrafa, ha assunto un habitus di  «lascito scritto»  tale da rendere le loro figure canoniche, pur traendole dalla pseudoepigrafia.Uguale soluzione si adoperò per le verità relative ai Dogmi mariani e ai Regni ultraterreni, che grazie alla Tradizione Millenaria della Chiesa trovarono ingresso nel canone della Rivelazione.
  • Tale stato di cose sconfessa quanto prescritto dal direttorio, appalesando la confusione che sussiste anche con riferimento alle fonti ecclesiastiche, in che cosa realmente consista il Deposito della Fede
  • Sconfessa l'esclusione di Uriele, sulla base di una sua presunta assenza dal Deposito Scritto.

SECONDO IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, il "DEPOSITO" E' BIPARTITO O ADDIRITTURA TRIPARTITO CONSIDERANDO OLTRE AL LASCITO SCRITTO ED ORALE, ANCHE L'ESEGESI DEL MAGISTERO CHE FORMA NUOVI CONCETTI, ciò perchè:

  • 76 La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi — Oralmente, « dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo »; — Per iscritto, « da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza »
  • 77 « Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi "affidando il loro proprio compito di magistero" ».Infatti, « la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi ».
  • 78 Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite « la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede ». « Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega ».
  • 79 In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa: « Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo ».93
  • 80 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine ».94 L'una e l'altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi « tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).
  • 81 « La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino »« La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano ».
  • 82 Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto ».

  • 91 Tutti i fedeli partecipano della comprensione e della trasmissione della verità rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che insegna loro ogni cosa 105 e li guida « alla verità tutta intera » (Gv 16,13).
  • 94 Grazie all'assistenza dello Spirito Santo, l'intelligenza tanto delle realtà quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita della Chiesa: — « con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro »; 108 in particolare « la ricerca teologica [...] prosegue nella conoscenza profonda della verità rivelata »; — « con la profonda intelligenza che [i credenti] provano delle cose spirituali »; 110 « divina eloquia cum legente crescunt – le parole divine crescono insieme con chi le legge »; — « con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità ». 

  • 95 « È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime ». 


SECONDO IL CODICE DI DIRITTO CANONICO: LIBERTA' DI RIUNIONE ED INVESTIGAZIONE:

  • Can. 210 - Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione.

  • Can. 212 - §1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa.  §2. I fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. §3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità delle persone.

  • Can. 214 - I fedeli hanno il diritto di rendere culto a Dio secondo le disposizioni del proprio rito approvato dai legittimi Pastori della Chiesa e di seguire un proprio metodo di vita spirituale, che sia però conforme alla dottrina della Chiesa.

  • Can. 215 - I fedeli sono liberi di fondare e di dirigere liberamente associazioni che si propongano un fine di carità o di pietà, oppure associazioni che si propongano l'incremento della vocazione cristiana nel mondo; sono anche liberi di tenere riunioni per il raggiungimento comune di tali finalità.

  • Can. 216 - Tutti i fedeli, in quanto partecipano alla missione della Chiesa, hanno il diritto di promuovere o di sostenere l'attività apostolica anche con proprie iniziative, secondo lo stato e la condizione di ciascuno ; tuttavia nessuna iniziativa rivendichi per se stessa il nome di cattolica, senza il consenso dell'autorità ecclesiastica competente.

  • Can. 218 - Coloro che si dedicano alle scienze sacre godono della giusta libertà di investigare e di manifestare con prudenza il loro pensiero su ciò di cui sono esperti, conservando il dovuto ossequio nei confronti del magistero della Chiesa.