meeting degli Angeli XII - Mia relazione davanti al magnifico dipinto di Michele Ragolia

 

 

 

In data 2 giugno ho tenuto la relazione su San Gabriele, il Beato Amadeo e gli altri mistici, in compagnia di Don Marcello Stanzione, il più grande angelologo vivente, il cui testo trovate in sintesi sotto, mentre tutti gli atti del convegno sono pubblicati dalle Edizioni Segno di Udine con il titolo : L'Arcangelo Gabriele: il nunzio celeste, sempre di Don Stanzione. Dopo essere giunto a Campagna, Don Marcello mi ha anche informato che presso Santa Maria La Nova era giunto , con il permesso dell'amministrazione provinciale di Solofra, il quadro di Michele Ragolia, i Sette Arcangeli, secolo XVI, e dunque, la seconda parte del mio intervento, si è spostata sull'analisi di questo meraviglioso e sensazionali dipinto, vera icona per tutti i "devoti" dei Sette Angeli.

- sintesi mio discorso -

 

INIZIO

Quando Don Marcello Stanzione ci ha affidato il compito di preparare un intervento su - San Gabriele, il Beato Amadeo e gli altri mistici - ,

per il convegno annuale di angelologia del 2016, ci siamo sentiti molto onorati della scelta, ma nel contempo anche molto preoccupati, data la circostanza che le informazioni, le documentazioni e i rilievi dottrinari che il Magistero Ecclesiastico ha prodotto in questi secoli sull’ Angelo dell’Annuncio, non afferiscono ad un orientamento unitario, ma si presentano talmente frastagliati che è difficile affermare quale sia l’interpretazione prevalente.

Anzi, addirittura pare essersi appalesato un contrasto dottrinario tra un orientamento ufficiosamente confessato e generalmente praticato che vede Gabriele essere un semplice Arcangelo (pare questa sia la tesi dell’esimio angelologo cattolico Don Renzo Lavatori), ed uno invece più interno, e diciamo meno pubblicizzato e conosciuto, che lo individua quale 2° Spirito del Cielo dopo Michele, ambedue appartenenti al gruppo dei primi sette Serafini.

 

È tale contrasto risulta essere ancor più drammatico se riflettiamo sulla circostanza che, nella Religione Cattolica,  la “presenza di S. Gabriele”  è la chiave di volta che determina ancora oggi, la riconducibilità del messaggio celeste ad una entità suprema, a Dio, perché egli attesta e autentica, come una sorta di notaio celeste, che quel medesimo messaggio, quella stessa informazione, proviene da Dio e solo e soltanto da Lui, e per questo ha natura cogente.

Dunque la prima interrogazione che si pone alle nostre coscienze sta proprio nella celeste posizione di S. Gabriele, al fine di verificare anche la preminenza  o meno del messaggio dallo stesso veicolato.

 

A questa domanda tenteremo di rispondere, ponendo alla vostra attenzione un sistema coerente di sistemazioni gerarchiche, che vedono nell’Apocalittica Amadeita, il vertice di queste teorie.

 

Tuttavia, prima di parlare di questo vogliamo brevemente sincerarvi di una pericolosa deriva che da tempo, e ne diamo atto a Don Marcello di essere stato il primo a capirlo, si sta propagando nella nostra amata religione, dove si tende a desacralizzare la fede cattolica mediante il rinnegamento dell’apporto degli Angeli alla salvezza, i quali sono oggi relegati nel dimenticatoio della fede – atteggiamento che risponde al nome di protestantizzazione.

 

Togliendo potenza alla devozione angelica, si toglie potenza, difatti, anche al messaggio veicolato da Gabriele, e alla vittoria ottenuta da Michele nell’Apocalisse. Cristo, dunque, non diviene più Figlio di Dio, ma un semplice profeta, mentre il peccato, come oggi potete voi ben notare, pare non più esistere, ma viene confessato come il frutto di una esegesi delle fonti non ben eseguita. Abolendo Gabriele (o per meglio dire il suo ruolo), difatti siamo di fronte ad un Cristo Vuoto, ed ad una religione, senza Angeli, senza miracoli, senza salvezza, senza mistero: una religione sconosciuta che non ci appartiene.

 

 La Chiesa Cattolica, infatti, non propugna con la medesima spinta esegetica, la devozione agli Spiriti Angelici, anzi, addirittura, in molti casi ne scoraggia il culto, cosa di cui chi vi parla è stato testimone diretto! 

Al contrario si assiste ad un culto quasi idolatrico molto  spesso condotto verso le persone dei Santi, le cui immagini soverchiano e quasi cancellano quella di Nostro Signore: ma questo atteggiamento viene dalla Chiesa tollerato. Tale nuovo orientamento risponde a quello che possiamo identificare come un cambio del paradigma formativo o dell’assetto interpretativo delle fonti sacre, attraverso uno spostamento da una prospettiva dogmatica del  ministero angelico ad una prospettiva riduzionista, svalutativa ovvero addirittura inconsistente e non necessaria alla salvezza.

La conseguenza è semplice: dovendosi la gerarchia ecclesiastica costituirsi sulla base di quella celeste, mancando la prospettiva devozionale dell’Angelo, anche la gerarchia degli uomini ne viene scossa e diviene disarmonica, forse smettendo da attingere dal corpo sacro immediatamente superiore ad essa.

 

Per questa ragione, prima di parlare dell’apocalittica di Amadeo, è bene, dunque, fare un excursus, su alcuni concetti di base in seno all’Angelologia Cattolica che riteniamo di dover dare a voi che prendete parte a questo convegno, nel tentativo di dimostrare che da Semplice Angelo inutile, Gabriele diviene uno spirito di prim’ordine.

 

Innanzitutto il nome di Gabriele, è quello che rispetto agli altri due Arcangeli Canonici, S. Michele e S. Raffaele, presenta maggiori difficoltà interpretative. Taluni lo traducono “Uomo di Dio”, nel senso di suo principale emissario. Altri addirittura “Uomo Dio”, perché le sue parole avrebbero preannunciato la nascita di un “puer” già perfettamente divino, nel seno della Vergine Maria.  Comunemente, però, si ritiene che la radice del nome sia da mettere in relazione con la parola “Forza” e dunque, etimologicamente, il nome Gabriele, significherebbe “Fortezza di Dio” o “Dio è la mia forza”, e così sovente viene inteso.

 

Ciò in quanto è suo ministero annunciare le forti battaglie di Dio ai suoi eletti, e specialmente alla Vergine Madre, donna forte per eccellenza, che contrappone la solidità del suo Ave (Maria) alla debolezza del suo contrario, Eva, la quale cedette alle lusinghe del serpente.  Gabriele, è nella tradizione sacra del cattolicesimo lo spirito annunciatore per antonomasia che ci dice che Dio sta per entrare in guerra! E la guerra sarà drammatica, perché una parte dell’umanità verrà scacciata via! Ecco dunque, che quando Gabriele appare, afferma che, sta per giungere l’esercito di Dio, con a capo San Michele, per combattere a fianco di Cristo Re. Pertanto, quando Gabriele appare, non è fuori luogo immaginare che dica: attenzione Dio è sceso in guerra!

 

L’eccezionalità del suo ministero non consegue tuttavia ad una dogmatica e sicura proclamazione della sua eccellenza celeste.  Sovente, S. Gabriele viene dalla comunità dei credenti ritenuto un semplice spirito dei cori tra i più infimi, e tale apparente contraddizione con il suo celeste officio, non viene adeguatamente spiegata, ma potete comprenderla alla luce delle cose che abbiamo detto!

 

Anche se oggi non è molto chiara tale circostanza, Gabriele Arcangelo, per sacra tradizione proveniente dai primi padri della Chiesa, corroborata dalle apparizioni al Beato Amodeo da Sylva nonché dagli straordinari avvenimenti che videro protagonista Antonio Lo Duca, nel sec. XVI a Roma, è ritenuto uno dei Sette Principi degli Angeli, descritti da Cornelio a Lapide nei suoi Commentari, e assieme a questo da Nicola Serario sui discorsi sul Libro di Tobia cap. XII, da Salmerone, da Pietro Antonio Spinelli ecc.

 

Egli viene nominato 4 volte, come già più volte detto in questi incontri:

 

Dn. 8, 15¬16 . "Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; intesi la voce di un uomo in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione"

Dn. 9, 20-21 "Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera" .

Lc. 1, 15 "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti il lieto annuncio"

Lc. 1, 26-27L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria

 

Alcuni interpreti cristiani, individuano un quinto episodio, in cui non al nome ma all’officio di Fortitudo Dei, accenna il profeta.

Nel capitolo 13 dei Giudici, versetti da 1-22  vi è ad esempio un altro annuncio

Gli Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant'anni. C'era allora un uomo di Zorea di una famiglia dei Daniti, chiamato Manoach; sua moglie era sterile e non aveva mai partorito.L'angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e dal mangiare nulla d'immondo.Poiché ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo consacrato a Dio fin dal seno materno; egli comincerà a liberare Israele dalle mani dei Filistei». La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l'aspetto di un angelo di Dio, un aspetto terribile. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: Ecco tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d'immondo, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte». 

Le parole sono le stesse usate da Gabriele per profetizzare a Zaccaria la nascita dell’Evangelista Giovanni. Ma quale posto, ha in realtà Gabriele nel panorama delle fonti?

 

IL PROBLEMA DELLE SISTEMAZIONI

Non può parlarsi di angelologia cattolica se non si fa riferimento a 3 grosse differenziazioni in tema di spiriti angelici.

Ciò perché, mentre l’angelologia cabalistica o new age si pluralizza e si settorializza in un caleidoscopio di teorie, tra loro molto spesso antinomiche e/o incompatibili, e o comunque autoprodotte,  quella cattolica, invece, si basa e si struttura sulla Tradizione Eccelsiastica , sulla quale ha prodotto una indagine speculativa, la quale, trova solo in parte riferimento nel Sacro Testo: ecco il motivo per il quale sussiste oggi una grossa difficoltà di individuarne correttamente contorni certi.

 

Possiamo verosimilmente dividere tutto ciò che il cattolicesimo ha espresso in tema d’Angeli  in 3 principali gruppi:

 

Le TEORIE SISTEMATICHE,  le TEORIE  RIEPILOGATIVE e  i COMMENTI DOTTI

 

Le prime, che chiamiamo  - TEORIE SISTEMATICHE -  si contano sulle punte delle dita, e sono quelle che hanno avuto il merito o forse l’ardire di strutturare un sistema delle intelligenze angeliche in modo organizzato, all’interno di un quadro coerente, gerarchizzato , completo, ordinato e retto da Nostro Signore Gesù Cristo.

Si tratta di 3 gigantesche strutturazioni, che , tralaltro, irrompono nella storia della chiesa in modo misterioso, sganciate quasi completamente da qualsiasi riferimento, religioso, storico dottrinario e  documentale precedente,  e dotate del sacramento del mistero, le quali, come pietre monumentali o giganteschi megaliti, permangono stabili nel tempo.

Esse sono inarrivabili, poiché irraggiate evidentemente dalla luce divina, seppur non prive di difetti dovuti al mezzo umano, al tempo e allo stato di conoscenza di colui che doveva manifestarle.

Queste teorie, afferiscono esclusivamente a 3 BLOCCHI di lavori e precisamente le teorie di :

PSEUDO – DIONIGI- (specificata ed analizzata dal vicentino padre GIOVANNI MARANGONI nel 1800) o teoria dionisica , la quale è andata ad individuare un sistema certo di tutte le intelligenze angeliche divise in 9 cori e 3 gerarchie;

SANTA FRANCESCA ROMANA (specificata da MARIA GIOVANNA DELLA CROCE di Rovereto nel XVII secolo) la quale ha individuato all’interno della medesima gerarchia un ulteriore diversificazione , suddividendo ciascun coro in ulteriori 9 stazioni, per un totale di 81 nuovi sub – cori;

AMADEO DA SYLVA - (specificata da don ANTONIO LO DUCA e Tommaso Bellorosso nel 1500) o teoria amadeita, la quale ha interessato il vertice della gerarchia, collocando in cima ad essa i Sette Santi Angeli, di cui al libro di Tobia capitolo 12,15 e all’Apocalisse di San Giovanni 1,4

Non costituisce una teoria sistematica quella della veggente e neo dottore della Chiesa Ildegarda Von Bingen, la quale, riproduce nelle sue visioni , lo schema , seppur riletto alla luce della divina influenza, di Pseudo - Amadeo

 

Abbiamo poi le seconde teorie - TEORIE  RIEPILOGATIVE - che si limitano al commento, o a fornire informazioni e deduzioni intorno a queste grandi strutturazioni.  Seppur le stesse siano o possano essere dotate di grande rilievo, non possono da sole, se non raramente, confutare il sistema complessivo di queste strutturazioni, a meno che non siano sorrette a loro volta da un ulteriore e diversa teoria sistematica. Il tentativo pertanto, da parte di alcuni teologi di sovvertire teorie sistematiche proponendo teorie riepilogative, non solo si dimostrerà infruttuoso, ma altresì inutile, se non sorretto dalla luce divina!

 

Infine abbiamo un terzo gruppo minoritari  - i c.d. DOTTI COMMENTI – che si limitano a mere menzioni, più o meno consapevoli, di quelle che al loro tempo erano le teorie sistematiche o riepilogative più praticate e in voga, che nulla aggiungono di nuovo al sistema.

 

PER QUANTO RIGUARDA LE TEORIE SISTEMATICHE, il primo e più completo tentativo di strutturare le intelligenze angeliche è avvenuto con lo Pseudo Dionigi, celebre autore del IV-V° secolo,  sul quale pesa ancora oggi il posizionamento di San Gabriele in una posizione infima nel Cielo.

Egli sistemò all’interno di un suo scritto – Le Gerarchie Celesti -  le intelligenze angeliche in 9 Cori, raggruppandoli rispettivamente in 3 Gerarchie:

Serafini Cherubini e Troni (1),  Dominazioni, Virtù Potestà (2),  Principati, Arcangeli e Angeli (3).

Questa sistemazione costituisce ancora adesso la base della Angelologia classica, ma nel corso dei secoli questo sistema, ritenuto quasi di fede, ha subito degli scossoni.

Nel commento e nella specificazione che ne fa il padre vicentino GIOVANNI MARANGONI, possiamo osservare una dottissima riepilogazione, di questa tripartizione gerarchica degli Angeli.

Nel trattato - De' Santi Angeli custodi, dodici meditazioni, con altrettante lezioni - , edito a Roma per i tipi di Zempel nel 1736, a pag. 123 circa, il protonotaio apostolico offre una lezione esegetica su quella che è ancora l’attuale strutturazione gerarchica, dogmatica ed interpretativa delle celesti intelligenze, normalmente praticata seppur incompleta, come vedremo.

 

Egli sostiene che l’increata Potenza di Dio, per rappresentare negli Angeli  più perfettamente anche la Trinità delle Divine Persone, distinse quel grande esercito in Tre Gerarchie ovvero in tre Sacri Principati .

La più alta , e suprema si chiama   “EPIPHANIA”  cioè “prima , e più alta cognizione” , o manifestazione  che Iddio fa di Se Stesso agli Angeli, che la compongono ,perché  più da vicino Lo assistono , e Lo contemplano , e li fa ardere del Suo Amore .

La seconda si chiama invece  “HYPERHANIA”; cioè “manifestazione di mezzo” , poiché a questi Angeli Egli si comunica , e attraverso di essi, alle altre Creature, con le Opere della sua Potenza , ordinando lorodi togliere gli impedimenti dalle medesime.

La Terza si chiama  “HYPOPHANIA”, cioè “manifestazione inferiore” poiché  per mezzo di questi  Angeli,  Iddio manifesta agli uomini le sue leggi,  gli rivela la sua volontà  , ed i suoi segreti, secondo la capacità di ciascuno di loro .

Queste Gerarchie poi hanno la loro intima distinzione , costando ciascuna, di tre CORI ovvero  Ordini, fra di loro diversi,  per proprietà, doni, perfezioni e bellezze.

A questo punto torniamo rapidamente a Dionigi, dal quale si origina, come detto,  il quadro sistematico aggiornato dal Marangoni nel secolo XVIII°.

Nel suo trattato sulle “GERARCHIE CELESTI”, collocò gli Arcangeli, all’interno dei suo noto sistema di 9 Cori e 3 Gerarchie, nella posizione più infima del cielo, dopo i semplici Angeli, ribadendo che (cap 10,) il loro messaggio è in realtà molto inferiore a quello dei Serafini:

“le intelligenze del primo ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché é più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze. A questa prima gerarchia obbedisce la seconda, questa comanda alla terza, e la terza é destinata alla gerarchia degli uomini. In tal modo, con divina armonia e giusta proporzione, esse si elevano, l'una per mezzo dell'altra, verso Colui che é il sommo principio e la fine di ogni bell'ordine”.

In altre parole l’Aeropagita, inserisce il Coro degli Arcangeli, all’interno di un sistema gerarchico e rigido in cui l’illuminazione celeste, diviene via via più imperfetta, scendendo progressivamente da un Coro ad un altro.

In tal modo, l’autore non si cura dell’Evangelico “Missus Est A Deo”; frase che S. Luca afferma con riferimento al messaggio condotto a Maria da San Gabriele, latore del Mistero dell’Incarnazione del Verbo, limitandosi invece a precisare, inopinatamente, che lo stesso Angelo, è, per tradizione biblica depositario di un messaggio solamente mediato, e dunque imperfetto per sua natura:

“Un altro teologo, Ezechiele, ci fa sapere che il Signore gloriosissimo che regna sui Cherubini, emanò nella sua adorabile giustizia questo decreto che sotto ai paterni castighi che dovevano correggere, come è stato detto, il popolo d' Israele, gli innocenti sarebbero stati benignamente separati dai colpevoli. Questa disposizione fu comunicata al primo dei Cherubini, i cui fianchi brillano sotto una cintura di zaffiri ed è vestito con la veste ondeggiante dei pontefici. Nel tempo stesso ricevette l'ordine di trasmettere il segreto divino agli altri angeli armati di scuri. A lui poi venne particolarmente ordinato di traversare Gerusalemme e di apporre un segno sulla fronte degli uomini innocenti; e agli altri fu detto: «Seguitelo attraverso alla città; colpite, e che l'occhio vostro non si lasci commuovere; ma non accostatevi a quelli che portano il segno». E non é per simile ordine che un angelo dice a Daniele: «Il decreto è pronunziato»? (Daniele IX, 23) e che uno spirito del primo ordine va a prendere dei carboni ardenti in mezzo ai cherubini? (Ezechiele X) E non riconosciamo ancor più nettamente questa distinzione gerarchica degli angeli, vedendo un cherubino porre quei carboni nelle mani di quell'altro, che é rivestito della stola sacra? vedendo che chiama l'arcangelo Gabriele e gli dice: «Fai intendere questa visione al profeta» (Daniele VIII, 16) e imparando infine tutto ciò che riferiscono i teologi che trattano dell'ammirabile subordinazione dei cori angelici? Tipo augusto che la nostra gerarchia deve riprodurre con quella perfezione che le é possibile, per essere come un riflesso della bellezza degli angeli e per elevarci, con l'aiuto del loro ministero, verso il principio assoluto d'ogni supremazia e d'ogni autorità”.

 

DA QUI L’INCONGRUENZA CHE, DIO SI SAREBBE SERVITO DI UN ANGELO MOLTO IMPERFETTO, O INFIMO, PER PORTARE IL MESSAGGIO PIU’ PERFETTO (SE STESSO) AD UNA DONNA, DUNQUE, RITENUTA NON COS’ PERFETTA DA POTERLO SOSTENERE DIRETTAMENTE.

LA CIRCOSTANZA CHE ALL’EPOCA DI PSEUDO – DIONIGI IL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE NON SOLO NON ERA PROCLAMATO MA NEANCHE CONOSCIUTO DEVE FAR RIFLETTERE SULL’ERRORE  DECISIVO DI QUESTA TEORIA, CHE INFICIA ANCORA OGGI IL PANORAMA ESEGETICO CATTOLICO E GRIDA VENDETTA!

 

Nonostante a S. Gabriele sia stato affidato nientemeno il compito di annunciare l’Incarnazione del Verbo di Dio, Dionigi, pare relegarlo dunque, nella posizione più infima del Cielo.

 

Inoltre, sempre svalutativa appare l’interpretazione dell’autore con riguardo all’altro Arcangelo, ovvero S. Michele, relegato addirittura tra i semplici Angeli:

“Per questa ragione e rispetto a noi, il nome di Angeli si adatta meglio a loro che ai primi, poiché le funzioni del loro ordine ci sono più note e riguardano il mondo più da vicino. Infatti, bisogna pensare che la prima gerarchia, più prossima per il suo ordine al santuario della Divinità, governa la seconda con mezzi misteriosi e segreti; che la seconda, a sua volta, accogliendo le Dominazioni, le Virtù e le Potenze, guida la gerarchia dei Principati, degli Arcangeli e degli Angeli in modo più chiaro della prima, ma tuttavia più occulto della terza; e che questa infine, meglio conosciuta da noi, regge le gerarchie umane, l'una per mezzo dell'altra, affinché l'uomo si innalzi e si volga a Dio e comunichi e si unisca con lui, seguendo gli stessi gradi per i quali, mediante la meravigliosa subordinazione delle varie gerarchie, la divina bontà ha fatto discendere verso di noi le sante emanazioni della luce eterna. Perciò i teologi assegnano agli Angeli la presidenza delle nostre gerarchie, attribuendo a S. Michele il governo del popolo ebreo, e ad altri il governo di altri popoli (Daniele X); poiché l’Eterno ha limitato le nazioni in ragione del numero degli Angeli (Deuteronomio XXXII)”,

in tal modo addirittura disconoscendo apertamente l’appellativo che troviamo in: Giuda 1,8 – l’Arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive”,  o addirittura in Dn 10,13 - però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia – ovvero ancora in Dn 12,1 - Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.

 

Peraltro, e ciò appare dirimente ai fini di una giusta critica moderna dell’ impianto angelologico operato dall’Aeropagita;

nelle Gerarchie Celesti non viene fatta alcuna menzione di San Raffaele Arcangelo, né dei “sette Angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà di Dio”, di cui al 12° capitolo del Libro di Tobia.

E questa mancata collocazione peserà moltissimo sulla esatta individuazione della posizione degli Arcangeli, nonché sulla preminenza di San Gabriele tra le schiere Angeliche.

 

A ben vedere, inoltre, all’interprete che si accosti alla lettura dell’opera dionisiaca non potrà sfuggire una evidente aporia della stessa, relegata verso la fine della Gerarchia Celeste, ove Dionigi, fingendo di essere interpellato sulla completezza del suo sistema celeste, dal suo giovane interlocutore, gli risponde inaspettatamente in questo modo: 

“se tu mi obietti, o Timoteo, che io non ho fatto menzione di tutte le virtù, funzioni e immagini che la Scrittura attribuisce agli Angeli, io risponderò confessandoti il vero, che cioè in certi casi avrei avuto bisogno di una scienza che non perché di questo mondo, e di un iniziatore e di una guida; e ti dirò anche come certe spiegazioni che io ometto siano implicitamente racchiuse in ciò che ho spiegato. Così ho voluto nel tempo stesso  serbare in questi discorsi una giusta misura ed onorare con il mio silenzio le sante profondità che io non posso scandagliare”.

 

Dunque l’Aeropagita, o chi per esso, tradisce la circostanza che molte delle angeliche Virtù e dei loro interventi ed immagini, sono avvolti nell’arcano, che egli appositamente lascia nel venerando silenzio dei primi secoli.

 

Sostiene Giovanni Mongelli, celebre autore di “Gli Angeli” delle edizioni Michael, che a causa di questa estrema difficoltà di risalire con esattezza alla corretta individuazione degli scopi, dei ruoli e degli ordini degli Angeli, la teoria Dionisiaco – Tomistica non può che essere accantonata in attesta di una nuova sistemazione.

 

I teologi riepilogativi, tuttavia, che ancor oggi si rifanno al pensiero di Dionigi, collocano San Michele, e conseguentemente San Gabriele e San Raffaele, nel coro degli Arcangeli, inteso come il 2° Coro più basso nel Cielo.

Questa è l’origine dell’errore esegetico, dogmatico, interpretativo ed anche liturgico, che ha attinto la figura di San Gabriele.

Come vediamo quindi, si apre una lacuna ovvero un vulnus che doveva essere colmato nei secoli successivi.

 

SANTA FRANCESCA ROMANA E LE 81 STAZIONI ANGELICHE -

In questo quadro si pongono le visioni di Santa Francesca Romana (Roma, 1384 – Roma, 9 marzo 1440) , che viene qui in rilievo per aver dato origine ad una seconda sistemazione sistematico – gerarchica molto rilevante, sorretta e a sua volta confermata nella sua struttura generale, dalla venerabile Maria Giovanna della Croce di Rovereto nel secolo XVII°: le quali due mistiche tratteremo contemporaneamente.

Santa Francesca aveva infatti individuato per “vis estatica” all’interno del consueto gruppo dei 9 Cori, le c.d. Stazioni o Postazioni Angeliche, ovvero le divisioni intermedie di ciascun Coro.

Francesca e assieme ad essa, Maria Giovanna della Croce (al secolo Bernardina Floriani) ripartiscono i 9 Cori, in altre 81 Stazioni Angeliche, che hanno a capo ciascuno un Angelo comandante.

 

Inoltre a differenza di Pseudo Dionigi, Santa Francesca pone a capo di tutte le gerarchie Michele, Gabriele e Raffaele.

Di tal modo si verifica per Santa Francesca Romana, che, come nel regno infernale sono ordinati tre principi sudditi, luogotenenti di lucifero, che sono sopra gli altri demoni per volontà divina, allo stesso modo ci sono nella gloria tre gloriosi Angeli sulle tre Gerarchie angeliche, di cui è scritto sono i superiori.

E come quei tre gloriosi principi degli Angeli, ovvero gli Arcangeli Michele , Gabriele e Raffaele, sono tra le schiere angeliche i più nobili ed eccellenti, così quegli iniqui e miseri principi infernali sono i più iniqui tra quelli dei loro cori

 

Dunque per Francesca Romana, i  Cori Angelici sono divisi al loro interno in altrettanti Cori intermedi, le c.d. Stazioni, con un Angelo capo per ciascuno di questi ulteriori 9 Cori, mentre a Capo delle 3 Gerarchie, invece, ci sono i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

Santa Francesca Romana – Tractatus De Inferno–  “….la divina giustizia ha ordinato i miseri demoni dell’inferno, allo stesso modo di come sono ordinati gli angeli nei cieli….E così gli angeli gloriosi sono ordinati nella gloria in tre gerarchie e nove cori ed in ogni coro vi sono nove stazioni, e di queste tre gerarchie vi è a capo un angelo  (Michele, Gabriele e Raffaele), come un angelo è a capo di ogni coro e di ogni stazione…..”.

Santa Francesca Romana - Tractatus De Purgatorio – “ E proprio dopo che l’anima beata è posta nel luogo a lui deputato dall’angelo che lo custodisce dall’infusione, se era stato ordinato dalla Divina Giustizia che detta anima stesse nel più basso coro degli angeli, in quello stesso luogo veniva posto nella postazione a lui deputata secondo i suoi meriti, e il glorioso angelo, che era stato custode del medesimo, rimaneva nel suo coro, nella sua protezione. Infatti in qualunque coro vi sono ordinate nove postazioni, come sopra è stato scritto nel trattato delle Visioni…..E quando più ascendono ai cori superiori e alle loro postazioni maggiori solennità e gaudi vengono loro apportati e sempre quei gaudi crescono gradatamente, pertanto per tutti i cori angelici e in tutta quanta la patria beata si fa una letizia indicibile di tutte le anime che si avvicinano alla stessa gloria beata. Disse parimenti questa gloriosa madre che quando quelle anime felici sono poste nella postazione alle stesse stabilite, sebbene in quei cori attraverso i quali ascendono si faccia ad essi una grande letizia con giubilo negli angeli che si trovano nei medesimi cori, tuttavia quegli angeli che stanno in quel coro nel quale devono essere poste quelle anime felici, mostrano senza dubbio una maggiore letizia e gaudio, lodando e rendendo grazie al benignissimo Signore, e nel medesimo coro rimane più a lungo che negli altri sopra detti quella festività del gaudio”.

 

Alla luce di questa suddivisione, ogni Angelo appartenente alla stazione superiore all’interno del medesimo coro, è più sublime degli Spiriti delle stazioni più basse.

Ad ogni modo, il Primo Angelo della Prima Stazione degli Angeli è superiore a tutti gli altri Angeli del proprio Coro, ma inferiore all’ultimo Angelo dell’ultima stazione del Coro degli Arcangeli.

 

La particolarità di tale teoria sta nella circostanza che la sublime Santità dei Serafini varia, dunque tra quelli delle medesime stazioni, e quindi vi è un grado ancora più eccellente di questi Spiriti , che contraddistingue i Serafini appartenenti alla Prima Stazione (quella più alta) ancor più immersa nell’amore di Dio.

 

Tale angelologia è condivisa e integrata dalla Venerabile Maria Giovanna della Croce. Ella infatti dice nella terza parte della sua vita:

“Ali 29 setenbre 1654 mi fece vedere, sua divina Maestà, li ordini angelici e alcune circostanze di queli. Vidi come queli erano le guardie del gran re del cielo, non già per difenderlo da male ma per sua grandeza. E questi portavano livrea, ogni cuoro il suo particolar colore, e ogni cuoro era distinto in nove cuori. La chiesa li distingue in tre gierarchie e nove cuori. Così li compresi, ma ciascun cuoro, come disi e o deto altrove, era ancora distinto in nove.

Infine individua esattamente San Gabriele, come reggitore di n. 2 Cori, e uno dei Sette Arcangeli insieme a San Geudiele (chi sia questo personaggio lo diremo fra poco).

 Il Cuoro degli arcangeli sormonta questo primo in beleza, maestà e numero. Questi portano livrea di varietà di colori, e non si pensi che quei colori siano come li nostri, chè queli sono di beleza infinita e divina. E questi portano nele loro gieme scolpiti diversi nomi, in particulare dei inbasatori di Dio, avendo per capo l’arcangelo Gabriele. ….

Non si meravigli il lettore nell’apprendere che S. Gabriele sia il Capo del II° Coro degli Arcangeli, perché tra poco ce lo ritroveremo a capo del Coro dei Cherubini.

Il cuoro dei cherubini porta color bianco ribatuto da un incarnato risplendentissimo come fuoco; e è quela livrea di tanta gran beleza che è inseplicabile e incomprensibile, avanza tuti li altri in numero, maestà, beleza, etcc. Chi potrebe esprimere la loro gloria, la magnificenza, e pregio dele loro corone e gioie preziosissime, l’amore che le porta il grande Iddio? O Dio, è inseplicabile!

Questi sono espresamente al servizio dela serenissima imperatrice del cielo. Ano per capo san Gabriele, ancor sia lui anco capo deli arcangeli. E del’uno e del’altro, in certe feste e solenità grande, che la celeste signore à da comparire alle celeste feste, la serve questo arcangelo, e in ogni altra azione, ad ogni minimo ceno dela celeste signora. L’altro capo di questo cuoro è San Jejudiel, stimo anco lui  Arcangelo, è quello ancora uno de li sette, che assistono al trono di Dio. Questo come il precedente nella solennità,  serve questa Gran Madre di Dio. Questi portano le virtù della Gran Signora e cantano in melodie celesti, le grandezze delle sue virtù,, e amore con il quale ha amato, Dio, e l’ha tirato nelle sue purissime viscere, cantano di più il canto Virginale insieme con le Vergini, anzi la Vergine delle Vergini frequente canta seco Lodi alla Trinità Sanctissima, e di quel canto si diletta tanto l’Eterno Signore,, che a quello tutto il Cielo pone silenzio,, anzi alle volte il medesimo Dio canta con la  Santissima Madre Maria. Queste sono le primitie dell’agnello, dove le Vergini seguono la loro signora, e insieme con lei spiegano le loro verginali voci,. In questo Choro si celebrano gli sponsali con l’Eterno  Signore, quando le Vergini sante entrano in Cielo in questo se le da la corona della gloria, e questo è offizio di San Jejudiello Arcangelo, e di San Gabriello il coronare le Vergini, e presentare le loro preci,  e Virtù all’Eterno Signore,  e ancora che questi due Archangeli siano delli sette che assistono alla Sanctissima Trinità, fanno l’uno e l’altro alli suoi tempi; San Jejudiello è Maestro di Cappella della Musica, e che si fa alla Sanctissima Trinità nel Sancta Sanctorum avanti la gran Maestà sua dalli Serafini, & ordinatamente  dalli altri Chori delli Angeli, e Santi; Questi Sancti Cherubini corteggiano, e servono in ogni luogo la loro, e mia Signora quando è invitata alle festi Solenni del Cielo dal Grand’Iddio & alle ricreationi  dè Giardini Celesti; questi suoi Corteggiani l’accompagnano con grandezza inenarrabile, sonando Trombette & altri instrumenti musicali. O Dio, sono persa ho detto nulla: era meglio con un santi silenzio reverire le grandezze angeliche”.

 

Ecco che dunque, la rappresentazione celeste dei Cori angelici si arricchisce ulteriormente di un’altra suddivisione, più complessa e non visibile se non attraverso l’estasi mistica e la vis profetica, che per sua stessa ammissione Dionigi non poteva avere.

 

DOTTRINA SU S. GABRIELE INCOMPATIBILE CON LA CELESTE GERARCHIA

Ben prima di Amadeo, tuttavia, la celeste primazia di Gabriele era stata affermata dalla sia dalla GRANDE TEOLOGIA CATTOLICA  che dalla MISTICA .

Due grandi santi della Chiesa Cattolica, all’interno di loro importantissime omelie cominciarono a ribaltare tale svalutazione dogmatica che vide purtroppo  vittima  San Gabriele e seppur tali teorie non assurgono al rango di sistema, essendo come dicevamo – COMMENTI DOTTI -  costituiscono un momento fondamentale di critica al sistema dionisiaco , ed un nuovo irraggiamento di dottrina nell’attesa di una successiva illuminazione.

 

S. GREGORIO MAGNO (Roma, 540 circa – Roma, 12 marzo 604 ) ad esempio nelle sue omelie sui Vangeli, scriveva:

"…alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato fortezza di Dio; egli veniva ad annunciare colui che si degnò di apparire nell'umiltà, per debellare la potenza maligna dell'aria. Doveva dunque essere annunciato da "Fortezza di Dio" colui che veniva quale "Signore degli eserciti e forte guerriero.."

SAN BERNARDO, (Fontaine – lès - Dijon, 1090 – Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153) nella celebre omelia sull’evangelico “Missus Est” riferito all’Arcangelo Gabriele, dice:

“.. L’Evangelista dice dunque “l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Non penso che questo Angelo sia tra quelli minori, che hanno per loro compito abituale di eseguire frequenti ambascerie verso la terra per un motivo qualsiasi; lo si capisce con certezza proprio dal suo nome, che tradotto significa “Forza di Dio”, e anche perché  non si dice che sia mandato da qualche altro spirito più importante di lui, come di solito accade, ma da Dio stesso.  Per questo dunque si è qui posto “da Dio]”; e per ciò si è detto “da Dio” , affinchè non si pensi che Dio abbia rivelato il suo progetto,  prima che ala Vergine, a qualcuno sia pure degli altri spiriti beati,  se non solo all’Arcangelo  Gabriele. Egli  solo dunque tra gli Angeli fu trovato di tanta eccellenza da essere degno di tale nome e di tale messaggio. E il nome non è in disaccordo con il messaggio A chi infatti più conveniva annunicare “Cristo potenza di Dio” ,se non a chi è onorato da un nome simile? Cos’altro è infatti la fortezza, se non la potenza?...”.

 

Questi Santi, compresero dunque realmente che quello descritto dall’Evangelista Luca, nel suo evangelo, era realmente un ministero eccezionale, affidato direttamente da Dio ad un Angelo di prim’ordine!

In accordo a tale SENTIMENTO anche diversi santi e beati moderni tra cui:

 San Leonardo Murialdo, che collocava San Gabriele tra i primi Sette Arcangeli celesti:

“7 sono i principali Arcangeli, di cui vedi in Tobia c. XII, 15 e Cornelio a Lapide, Commentarium in Apocalipsem, c. 1º, v. 4º, - e Commentarium in EpistolamJudæ Apostoli] v. 9. S. Clemente Alessandrino scrive: Septemsunt quorum maxima est potentia, primogeniti Angelorumprincipes - primi presso il trono di Dio - Tobiæ XII 15. Michele: Chi come Dio? Poiché combatte per gli uomini contro il superbo Lucifero Gabriele: Fortezza di Dio – Poiché ha annunziato le cose forti di Dio a Daniele e Maria etc. Raffaele: Medicina di Dio – poiché ha curato la cecità di Tobia Uriele: Luce o Fuoco di Dio = poiché illumina gli uomini con la conoscenza di Dio e l’amore (..)”,

 

Sant’Annibale Maria di Francia, fondatore delle Sante Rogazioni, che  lo riteneva uno dei Sette Arcangeli:

“Nel capitolo [12] del Libro di Tobia, nella Santa Scrittura, si legge che l’Arcangelo San Raffaele, quando si manifestò al santo Tobia e al di lui figliuolo, disse: «Io sono Raffaele, uno dei sette Angeli che stiamo al Divino Cospetto» [Tb 12, 15]. Secondo questa rivelazione, dunque, vi sono in Cielo sette Angeli dei quali è detto che stanno continuamente alla Divina Presenza, non perché gli altri Angeli non stiano al cospetto dell’Altissimo contemplandolo, godendolo, e sempre pronti ad eseguire ogni sua volontà; ma bensì perché quei sette Angeli gli stanno più immediati, ricevono maggior cognizione della presenza dell’Altissimo, e sono come gli eletti ad eseguire gli ordini di sua Divina Maestà per trasmetterli non solo agli uomini su questa terra, ma anche agli altri Angeli nel Cielo. Dei primi quattro di questi santi Angeli troviamo i sublimi ed espressivi nomi nella Santa Scrittura; gli altri tre ci vengono fatti conoscere da una pia rivelazione fatta ad un Servo del Signore in un Convento in antichi tempi. Tutti e sette i nomi sono misteriosi, e contengono, nella loro etimologia, dei significati particolari ed ammirabili.  Diamo qui i nomi dei sette Angeli della Divina Presenza, col loro significato: 1° San Michele – Zelo di Dio. 2° San Gabriele – Fortezza di Dio. 3° San Raffaele – Medicina di Dio 4° Sant’Uriele – Fuoco di Dio. 5° San Saaltiele – Preghiera di Dio. 6° San Geudiele – Lode di Dio. 7° San Barachiele – Benedizione di Dio. Grande è la potenza di questi sette Angeli; efficacissima è la loro intercessione; sommamente giovevole la loro protezione. Utilissimo è l’invocarli tutti e sette nelle diverse circostanze della vita, e specialmente perché ci siano protettori in morte..”,

per non parlare del Beato Bartolo Longo, che alla domanda su “I Chi sono i Sette Spiriti che assistono  al Trono di Dio?”, così risponde: 

“Sono sette Angeli che stanno al cospetto dell’Eterno, come rivelò a Tobia uno di essi, l’Arcangelo Raffaele, allorché disse :  - Io sono l’Angelo Raffaele, uno dei Sette che stiamo dinanzi al Signore. E’ cosa certa l’esistenza di queste sette nobilissime Intelligenze, che tra tutti gli Angeli sono le principali, perché ce lo attesta la divina Scrittura. Il Profeta Zaccaria vide in spirito un candelabro tutto di oro fino che sosteneva sette lampade; ed era ombreggiato da due alberi di olivo, che erano uno a dritta e l’altro a sinistra. Subito egli domandò al suo Angelo custode chi fossero. E l’Angelo rispose: - Le sette lampade sono gli occhi del Signore, cioè i Sette Arcangeli, che scorrono per tutta la terra (Zachar. C. IV). Questa visione di Zaccaria viene confermata dalla visione di S. Giovanni narrata nel primo libro della sua Apocalisse, al capo quarto. L’Evangelista vide sette lampade ardenti innanzi al Trono di Dio. Vide pure che il divino Agnello aveva sette occhi. E così le lampade come gli occhi dell’Agnello, spiega l’Evangelista, sono i Sette Spiriti che assistono a Dio; e come suoi Messi, o Ambasciatori, girano tutta la terra. Essi dunque sono indicati col loro distintivo , di essere, cioè: Occhi di Dio e di Gesù, Lampade fiammeggianti; e due tra loro , Gabriele e Raffaele, sono detti pure Olive pacifiche (Filii Olei). Il loro ministero comune è di ammirare e benedire l’infinita liberalità di Dio e la tenerezza del Cuore di Gesù; -  di presentare con ogni calore e premura i bisogni nostri a Dio, Padre e Creatore di tutto; - di eseguire i disegni della Paterna Provvidenza di Dio e della carità di Gesù Cristo; -di vegliare sopra di noi e starci dappresso ed impetrarci le grazie necessarie. L’Evangelista invoca questi sette Angeli affinché impetrino la grazia e la pace ai fedeli. Donde si deduce che questi sette Principi sublimissimi hanno una speciale potenza per assistere noi mortali”, individuando questi nomi:“… Michael, che vuol dire:  Chi come Dio? – Quis ut Deus? – è il Capo e il Principe della Milizia di Dio, che sconfisse Lucifero e gli angeli suoi Gabriel, che vuol dire; Fortezza di Dio: - Fortitudo Dei – è l’Angelo dell’Incarnazione , che fu mandato a Zaccaria, a San Giuseppe ed a Maria Vergine . Raphael, Medicina di Dio: - Medicina Dei – è l’Arcangelo che guidò Tobia, e guarì il padre di lui dalla cecità, colmandoli di ogni sorta di beni spirituali e temporali. Egli è l’Angelo delle sanazioni degli uomini, e a lui si ricorre per conservare e riacquistare la sanità.….etc”

ed infine il Beato Giustino Maria Russolillo, conosciuto anche con l’appellativo “servo dei Sette Spiriti Assistenti”, poneva San Gabriele, al secondo posto tra questi primi principi degli Angeli:

“24 marzo 1944 - San Gabriele «Sono mandato a te perché sei l’uomo dei desideri»; lo stesso deve dirsi di te e di ogni religioso Vocazionista. Cominciamo con l’onorare la compassione mediante il settenario dell’addolorata per prepararci alla passione. Tutta la sensibilità di Maria era concentrata in Gesù. Così possiamo anche noi passare a vivere in Gesù. Amen. Tutti i nostri noviziati siano dedicati ai sette Spiriti Angelici Supremi e facciano le tre feste: s. Michele, s. Gabriele, s. Raffaele, finché il Signore non avrà rivelati anche gli altri quattro e la Chiesa non avrà deciso”.

e tantissime altre pie personalità della Chiesa.

 

Peraltro anche la MISTICA CATTOLICA sapeva da tempo che S. Gabriele non fosse un “semplice Arcangelo”  e come tale immerso nel penultimo coro più basso tra le schiere, ma un Angelo di grande dignità.

 

SANTA GEMMA GALGANI così parla invece di S. Gabriele rivelando la sua potenza nei Cieli:

“Appena dal Divin Padre fu decretata l’imbasciata grandissima da inviarsi all’umile Maria, doveva decretarsi ancora il portatore di tanto annunzio. E per questo ne fu scelto uno che stava più vicino al trono dell’Altissimo, e questo fu l’Arcangelo Gabriele (che significa Fortezza di Dio)”.

MARIA VALTORTA vede San Gabriele (13 settembre 43 -  Quaderni)  addirittura sotto la croce, insieme a San Michele e agli altri componenti dei Sette Arcangeli , gli unici a essere presenti, neanche il Padre Celeste, al dolore di Gesù e di Maria:

“L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presente alla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio. (..)Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo

Oltre a Santa Francesca Romana, a Maria Giovanna della Croce tra le altre testimonianze citiamo, Padre JEAN EDOUARD LAMY, secondo il quale:

“L’Arcangelo Gabriele è più alto di tutti gli altri angeli. A lui io riconosco uno spirito di una categoria superiore”

e la Beata Anna Caterina Emmerich che durante la sua visione del 29 settembre 1820  ci racconta:

I tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, si libravano intorno a tre dei nove archi. Nove cori angelici stavano sotto di loro… Al centro, elevata un pò più sopra Michele, si trovava Maria circondata da innumerevoli anime luminose di Angeli e Vergini. La grazia di Gesù passava, attraverso Maria, ai tre Arcangeli. Ognuno dei tre Arcangeli irradiava tre doni divini su tre dei nove Cori degli Angeli, e questi, a loro volta, agivano di nuovo su tutta la natura e la storia.

 

Ma è soprattutto SAN FRANCESCO SAVERIO BIANCHI, ad aver attestato l'appartenenza di San Gabriele al sacro consesso dei Sette Arcangeli, in un celebre episodio descritto dal biografo:

“Un giorno (racconta uno dei testimoni) ritirandosi secondo il solito, dalla visita di una Chiesa, prima di giungere al largo di Portanova, un facchino con una sporta in testa camminava verso di noi, ed era al punto di urtare nel Venerabile il quale camminando, com’era solito, a capo chino, e cogli occhi quasi chiusi, non avvertì il pericolo. Io sicuro che, non potendo noi scansarci, perché accosto al muro, avesse egli stesso il facchino scansato noi. Ma questi continuando, era già prossimo ad urtare il °Servo di Dio, quando ad un tratto cadde a terra senza sapere come, rovesciando il suo carico. Dissi io: - Grande Angelo Custode avete voi!- ed egli rispose: - E’ uno dei sette che assistono davanti al trono di Dio -, Considerai questa risposta, e giunti che fummo alla sua stanza, tanto l’importunai per saperne il nome, che finalmente il Venerabile mi disse che era l’Arcangelo S. Gabriele”.

 

 

IL BEATO AMADEO DA SYLVA

Ci penserà direttamente S. Gabriele, tra i sec. XV e XVI  a dirimere ogni controversia sulla sua posizione gerarchica, sulla sua nobiltà e potenza nel cielo, apparendo a frate Amadeo in quel di San Pietro a Montorio a Roma, al quale rivelerà ciò che nei secoli era dato per presupposto, incerto o addirittura errato.

Il presbitero Beato Amadeo de Silva y Meneses (1420-1482), nasce a Ceuta (attuale territorio spagnolo), una volta territorio portoghese.

Giunto in Italia per seguire le orme di San Francesco, e protagonista di eventi straordinari e miracolosi, propugna una riforma dell’ordine, chiamata amadeita , che seguiva in modo radicale l’insegnamento del poverello di Assisi.

Salito a Roma al soglio pontificio Sisto IV  (1471-1484), francescano e fervido ammiratore di Amadeo,  la Congregazione ottiene un importante riconoscimento: con la bolla “PASTORIS AETERNI” del 24 marzo 1472, Sisto stabilisce che ad Amodeo sia affidata  la direzione dei conventi con tutte le prerogative concesse ai superiori dell’ordine e la facoltà di fondare altri conventi. 

Nello stesso anno, inoltre,  lo chiama a Roma, nominandolo segretario particolare e suo confessore e gli dona,  con la bolla del 18 maggio 1472, la Chiesa di San Pietro a Montorio, con il monastero attiguo che, un tempo abitato da suore francescane,  si trovava ancora in uno stato di abbandono.

Amadeo si trasferisce quindi sul Gianicolo dove rimane per qualche anno, nella contemplazione e nell’esercizio della carità.

Negli anni romani, tra 1471 circa e 1482, riceve in estasi da San Gabriele una serie di visioni, che, tramite un suo scrivano (il Biondo poi sostituito), trascrive e racchiude in un libro dal nome di Apocalypsis Nova delle straordinarie visioni mistiche concessegli dall’Angelo Gabriele.

Tale apocalittica consta di 8 Rapti o Estasi mistiche, e di un’appendice I Sermoni, opera che di recente siamo riusciti a tradurre integralmente e poter così apprezzare in lingua italiana.

 

Il nucleo profetico portante è costituito dei primi 5 Rapti (o estasi) e dal rapto 8, dove sono narrati i nomi dei Sette Angeli e altri segreti celesti che dovranno essere promulgati in un prossimo futuro da un “pastor” scelto da Dio allo scopo, che secondo quanto riferito dal teologo francescano Pietro Galatino, sarà un nuovo Pietro, come Amadeo avrebbe scritto sull’immagine del futuro pastore che gli fu mostrata proprio da San Gabriele, sul quale avrebbe impresso una frase di Nostro Signore simile a quella che segue: come su Pietro ho fondato la mia chiesa, così la rifonderò su un nuovo Pietro!

 

Leggendo l’intera opera, si nota poi “un nucleo di informazioni unitario” che si ripete ciclicamente da estasi in estasi, intorno al quale sono andate via via concentrandosi e sviluppandosi tutte le successive spiegazioni che l’Amedeo ha ricevuto dall’Arcangelo Gabriele irraggiato dallo Spirito celeste una e più volte, ad ogni successiva estasi, costituito principalmente da 7 contenuti, continuamente reiterati:

1) Innanzi al Trono di Dio vi sono sette Angeli che adorano la Sua potenza.

2) Questi Sette superano ogni altro Spirito angelico e umano.

3) Questi Sette sono però inferiori alla SS.ma Vergine Maria e a Cristo.

4) Questi Sette si distinsero particolarmente durante la celebre battaglia nei cieli durante la quale acquisirono i loro 7 nomi .

5) Maria Vergine, durante l’Annunciazione, ottenne di sapere esattamente gli sviluppi di questa guerra e ricevette lumi celesti sull’esistenza dei Sette Angeli, dei loro nomi, e dei motivi che portarono all’Incarnazione del Verbo, e poi propalò questi contenuti agli Apostoli.

6) Non è vero, come disse Dionigi, che gli Arcangeli costituiscono il Coro tra i più infimi nel Cielo, anzi con tale termine, sostiene l’Amadeo, ci si riferisce ai Sette Supremi Principi di tutte le Schiere.

7) Per tali ragioni, sono pochissimi quegli uomini che possono dirsi superiori agli Angeli, anzi ve ne sono soltanto due, Gesù Cristo, e la sua Santissima Madre, Maria Vergine, gli unici che superano in potenza i Sette. Gli uomini che prepongono i Santi, ai Sette Arcangeli, sono degli stolti ed errano molto svilendo la nobiltà dei Sette che Lo Assistono, ora e in futuro-

 

Appare completamente stravolta la Angelologia di Dionigi Aeropagita ed anche la nostra responsabilità, che tanto culto attribuiamo ai santi e così poco agli Angeli, pare intaccata e perturbata.

Anzi molto spesso è lo stesso Gabriele a scagliarsi contro questa “deminutio” del suo ruolo celeste.

 

Introdotti dunque i Sette Angeli ecco che il discorso si allarga fino ad anticipare uno dei motivi che troverà ampio svolgimento nel Rapto V°,  ovvero la battaglia celeste di Apocalisse 12  è i motivi del suo verificarsi.

 E qui avviene una importante confessione che forse non tutti i fedeli sono pronti ad accettare: anche gli Angeli hanno potuto peccare, perché, abbagliati dalla propria bellezza e conoscenza rifiutarono di obbedire a Cristo, in una occasione davvero decisiva.

Ma cosa accadde? Avvenne che il Signore, per provare la lealtà dei suoi sudditi celesti, si presentò in un dato momento nella forma del futuro uomo che avrebbe assunto una volta accolta la carne umana ordinando loro di adorarlo in quella forma, comunione tra materia e spirito.

Ma ciò non fu sufficiente perché rivelò altresì che la donna da cui sarebbe nato, sarebbe divenuta altresì la loro regina e come tale  preposta a ciascuno di loro.

Tra tutti gli Spiriti, allora lucifero cominciò a seminare una dottrina corrotta, sostenendo di non voler adempiere all’ordine divino, perché bramava di essere egli stesso Dio e di non riconoscere la superiorità di un essere naturalmente a lui inferiore.

San Michele per primo seguito da San Gabriele e da tutti gli altri si opposero a lui e lo vinsero, sicché assieme ai suoi folli seguaci furono  scagliati in un luogo infernale lontano da Dio.

 

Per tali ragioni, diverse volte nell’opera San Gabriele, pur affermando che non esistono Angeli come lui nel Cielo, ammette che tuttavia egli nelle Celesti Gerarchie occupa il secondo posto dopo San Michele, colui che ha combattuto il diavolo e lo ha vinto.

 

Ma veniamo all’Apocalypsis Nova. Nella Prima Estasi, il veggente viene rapito dal Gianicolo, e trasportato innanzi ad una grande ruota celeste in cui è presente, Cristo Signore, Maria Vergine, e l’assemblea degli Angeli e dei Santi.

Qui, un Angelo lo guida, e gli rivela il suo nome:

Io Sono Gabriele, che sempre fui inviato per rivelare i misteri del Verbo di Dio, a cui ti affidi nella preghiera quotidiana. Sono quello che ha salutato Maria, Madre del Verbo di Dio, l’ho scossa e consolata.  Ed ora, poiché il Nostro Dio vuole di nuovo avere pietà del genere umano e, vuole purificare il mondo da tutti gli errori e ricondurre tutti gli uomini nell’unico grembo della verità e mettere a capo un solo pastore che lui stesso avrà eletto affinché conduca al pascolo le sue pecore e dia nutrimento al suo popolo in giustizia e verità, vuole comunicarti questi suoi segreti. E ha stabilito che quelle cose future che tu, costituito in carne mortale non vedrai, le veda ora in spirito e provi conforto a causa delle tue tante fatiche e dei tuoi desideri, ed anche affinché: possa annotare diligentemente tutte le cose e riporle nella custodia del tuo cuore; possa scriverle e conservarle e custodire gli scritti senza rivelarli a nessuno fino al momento in cui Dio, abbia mandato quell’uomo che rivelerà il libro scritto da te nel suo tempo, quando allora sarà  piaciuto a Dio. E poiché è volontà di Dio che siano eliminate molte idee vane e superflue sulla Sua fede e siano credute quelle idee che si devono credere con purezza e semplicità, ha mandato me affinché ti dia insegnamenti sui singoli misteri della fede e tu possa trascriverli

 

Ben presto, il contenuto della prima rivelazione, viene elargito all’Amadeo, in quanto, sono immediatamente da mettere in chiaro dei punti, che hanno condotto a molte interpretazioni errate.

I Sette Angeli di Tobia, 12,15, sono proprio i Sette Spiriti di Apocalisse 1,4, e dunque, tutti coloro che hanno visto in essi, virtù, doni, o finanche lo stesso Spirito Santo hanno di molto errato.

Come grave errore è quello di aver collocato gli Arcangeli all’interno del secondo coro, più basso, ed aver non solo svalutato la loro forza salvifica, ma addirittura cancellato uno di questi, S. Uriele, il quale, per Sacra Tradizione, appartiene ai Santi Angeli del cattolicesimo:

 

Così il Santo Gabriele disse a me che lo ammiravo: “Non meravigliarti! Tutti noi Angeli e voi Uomini, siamo concittadini della stessa patria, sebbene non tutti gli Uomini siano maggiori di ogni Angelo, né tutti gli Angeli siano maggiori di ogni Uomo. Ebbene alcuni del vostro genere sono maggiori di ogni Angelo, come quel Re fatto Uomo e la Regina Sua Madre. Alcuni del vostro genere, dei quali si dice:vidi una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue Apocalisse [7:9-10 ],sono minori di ogni Angelo. Altri sono frammisti con noi: “Siamo i Sette Angeli che veneriamo la Genitrice del Nostro Dio. Superiamo tutti gli altri del vostro genere. Poiché ciò, dunque, non è noto presso di voi, comprendilo e scrivilo affinché il pastore che verrà possa promulgarlo su tutta la terra. Allora io dissi, signore: “Chi sono quei Sette Spiriti maggiori di tutti? Rispose: i sei che vedi in alto, se li sommerai a me, saremo sette. E io gli risposi: signore quali sono i vostri nomi? Il primo che vedi qui è Michele, rispetto al quale nessuno né degli uomini né degli Angeli è più degno, lui è lo stesso che lottò con il grande dragone e lo sconfisse e io Gabriele sono il secondo. Raffaele mi segue e Uriele segue Raffaele e altri a lui. Allora io dissi: “Dunque né Giovanni Battista né alcuno di quegli Apostoli è paragonabile a voi? E quegli: “Fu sufficiente e assai più opportuno che il Signore, Padre del nostro genere, si facesse uomo e non prendesse alcuno di noi; fu sufficiente che la Genitrice di quel nostro Re vero Dio e insieme uomo, fosse preferita a tutti quanti gli Angeli , cosa che disse certamente qualcuno di questi che sono presenti qui”,  e indicava il Beato Geronimo. Riguardo a nessuno degli altri Santi è lecito credere che sia innalzato sopra i meriti di ogni Angelo e Arcangelo, non dovendo intendersi con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti coloro che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia quella sentenza non fu impressa negli ecclesiastici: Infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli

 

La SECONDA ESTASI si apre con la menzione della guerra celeste, sinteticamente descritta in Apocalisse 12.

Secondo il testo sacro Ap 12,7 - Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, [8]ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. –

L’immagine è preceduta da quella della donna vestita di sole , con la luna sotto i suoi piedi e con sul capo una corona di dodici stelle, qui identificata senza alcuna difficoltà in Maria Vergine.

Il racconto prosegue descrivendo le vere ragioni di questo conflitto teologico, più che fisico, mentre lascia alla quinta estasi la menzione del nome e del ruolo dei Sette Divini Assistenti, e in che modo i loro nomi furono propalati nel cristianesimo

 

L’Angelo disse: “ Anche questo è ignoto agli uomini. Voi, dite, gli Angeli peccarono e dite il vero: ma ignorate perché e in che modo. Te lo dirò io, scrivilo e conserva questi scritti, affinché il pastore sappia che cosà dovrà insegnare al suo popolo. Noi Angeli  non fummo tutti messaggeri in piccoli e brevi periodi, come voi credete, ma in tempi molto lunghi. Conoscevamo Dio con distinta conoscenza, mediante una immagine impressa dentro di noi dello Stesso dall’inizio, sebbene non Lo vedevamo: beati eravamo conoscendolo in quella (prima) immagine di Lui. Infatti non lo conoscevamo in Se Stesso, ma con una identica cognizione, e,  attraverso di Lui, conoscevamo ogni altra cosa. Non dunque, come pensano gli uomini, avevamo immagini delle cose, più numerose o più scarse, ma di tutte le cose in una sola immagine di Dio e, così, comprendevamo lo Stesso e tutte le altre cose. Eravamo tutti nella Sua grazia e Lo servivamo. Dio Nostro Creatore, dunque, per metterci alla prova e per indicarci agli altri “così già esaminati”, affinché esaltasse gli umili e umiliasse i superbi, -  ascolta una cosa tanto meravigliosa!  -  ci apparve nella forma di un tale uomo che poi avrebbe assunto a sé, e noi intuimmo la forma in cui ci appariva ma sapevamo che quella non fosse la sua forma. Allora ci disse: “Prestatemi ascolto, miei Angeli, e ascoltate le cose che vi dico. Forse conoscete chi sono Io? Forse conoscete la mia forma e la natura nella quale vi appaio?”. Noi dicemmo: “Sappiamo che tu sei Dio, Nostro Creatore! Sappiamo anche che quella forma era la forma dell’uomo che non è ancora stato creato, e ci meravigliamo di una così meravigliosa congiunzione e di una così ammirabile associazione, ma non comprendiamo cosa questa manifestazione voglia (dire) in sé. Disse allora Dio: “ Affinché sappiate e comprendiate che io ho deciso e con grande decisione ho confermato, di volere assumere la natura dell’uomo, e voglio che quest’ uomo sia concepito nel grembo di una donna e che nasca da lei. E aprì la nostra mente affinché ci anticipasse quelle cose che diceva, ma ci domandavamo perché volesse fare ciò. Aggiunse: “Io sarò uomo e l’uomo sarà Dio, e se sarà Dio, allora sarà dunque anche vostro Signore, vostro Re e vostro Principe e voi tutti vi sottometterete alla Sua potestà!  Lo venererete e lo adorerete come me , perché Lo Stesso ed Io saremo una sola Persona, saremo adorati da voi con una sola adorazione. Anteporrò a tutti voi anche quella Donna, che ho scelto come Madre: sarà la vostra Regina, La onorerete e La venererete come Genitrice di Dio e del Vostro Signore. Questo Voglio, Questo Comando, Questo vi Ordino. A coloro che abbiano fatto queste cose e abbiano desiderato obbedire mostrerò il Mio volto e si rallegreranno innanzi al mio aspetto nel quale è in eterno il bene di ogni bene. Coloro che però non abbiano voluto obbedire a questo decreto, precipiteranno da questo luogo verso un luogo di tenebre, nelle nebbie e nelle caligini. E non otterranno quei doni dei quali godranno ulteriormente quelli di voi (che obbediranno), ma saranno privati della Mia Grazia e saranno precipitati in un luogo nel quale non vorranno rimanere, anzi nel fondo dove sono ora aneleranno sempre alla grazia, la brameranno senza poterla avere mai. Dette queste cose quella visione disparve. C’erano allora con noi molti nobilissimi Spiriti tra i quali ve ne era uno maggiore, che voi chiamate lucifero, e, questo per primo, cominciò a parlare agli altri dicendo così: “Che cosa vi sembra, fratelli miei? Forse che non siano giusti gli ordini di Dio Nostro? Sapete che cosa sia l’uomo e che cosa sia la donna. Non siamo noi di gran lunga più degni di quelli? Forse la nostra stirpe non supera di gran lunga quella del genere umano?  Poiché volle assoggettare tutti noi a un uomo piuttosto che ad uno dei nostri? Ecco che voi vedete quanto è grande Michele, quanto è grande Gabriele ed anche quanto sono degno io. Non volle assumere nessuno di noi, non volle concedere ad alcuno di noi questa somma dignità. Io la vorrei. Io bramo di essere Dio, sono infatti molto più grande di un uomo. Voglio che un uomo mi adori, non che io adori un uomo! Non consentirò mai a ciò, non adorerò mai, non riterrò mai giusto un tale comando, né amerò mai alcuno di quelli che pensano diversamente da me. Questa è la mia sentenza, questo il mio parere, questo il mio decreto. Allora Michele per primo, poi io e moltissimi altri così gli rispondiamo: “ Sei degno o lucifero, sei grande e sei anche ricco e potente. Ma Dio senza il quale non esisteremmo, è però molto più degno, molto più grande, molto più ricco, molto più potente di te e di tutti noi! Non è lecito pronunciare un decreto contro il Suo decreto, né una decisione contro la Sua decisione, né una sentenza contro la Sua sentenza. Si sforza di compiere cose impossibili chiunque tenta qualcosa contro di Lui. È Dio, è il Signore. Il suo volere è giustissimo e rettissimo e l’Onnipotente non può errare, può fare qualunque cosa vuole. Giudicare e discernere i decreti di Lui è vano e superfluo. Umiliamoci, sottomettiamoci a Lui, non solo all’uomo, ma anche al legno e alla pietra se Lui stesso ce lo abbia comandato, se Lui stesso lo abbia voluto. Sono infatti da stimarsi giuste tutte le cose che a Lui stesso aggradano. Quell’opera che Lui vuole è dunque pia e buona. Non potremmo esistere se lui non volesse. Che cosa mi toglie, se non mi arreca nulla, che peraltro,  non mi arreca alcun obbligo? Che cosa possediamo che non sia dato e concesso da Lui Stesso? Invidiare è non poter tollerare il bene altrui. Cosa potremmo avere se Lui non volesse? Sono certo che in Lui non possa incorrere né un errore, né un’ingiustizia, qualunque cosa faccia è bene. Dolersi del bene è cosa iniqua. Calmati o lucifero, umiliati, sii sottomesso al tuo Dio. Ma lucifero, pieno di livore, di invidia, di odio e di presunzione cominciò a replicare alle cose da lui dette, cose simili a queste, ovvero- che Dio fosse ingiusto e iniquo -, mentre protestava, non volendo acconsentire ai nostri consigli, ed si sforzò di diffondere l’odio e la sua ira anche contro di noi. Fatta dunque anche una indagine sul perché Dio volle tanto esaltare un uomo, molti fra gli Angeli seguirono lucifero ed aderirono al suo parere ma, tuttavia, più numerosi persistettero con noi, sicché alcuni propendevano per una ragione ed altri per un’altra e la confutavano. Noi, irremovibili nell’amore e nell’obbedienza , dicevamo: “A noi è sufficiente conoscere che Lui Stesso voglia ciò e non possa volere se non cose buone e giuste. Adoriamo il Dio fatto uomo, veneriamo la Sua Genitrice! Sorse dunque fra gli abitanti del Cielo una violenta tempesta, e un assiduo conflitto, uno scontro prolungato…;

 

Dopo la battaglia che si risolve con la vittoria delle milizie capeggiate da Michele, ecco che il veggente chiede all’Angelo di risolvere un dilemma rimasto in sospeso:

 

Queste sono, o mitissimo Angelo di Dio, le cose che voglio sapere: Mi hai detto prima che solo sette fra voi assistono Dio così come ne hai nominato soltanto tre o  quattro di loro; non hai però rivelato i nomi degli altri. Oh se si possano conoscere in modo manifesto per mia spirituale consolazione! Sembra infatti che tutti assistano Dio, mentre prima avevi detto che solo sette Lo assistono

 

La risposta dell’Angelo non si fa attendere, e così per la prima volta nella storia dell’angelologia cristiana viene rivelata la gerarchia dei primi Sette Spiriti innanzi a Dio.

Il Significato dei loro nomi, tuttavia, verrà elargito soltanto nella quinta estasi

Gabriele parlò dicendo: “Sette fra noi assistono più vicino di chiunque altro, come anche è stato deciso che nel futuro sette assistano al di sopra degli altri. Sebbene tutti, assistono continuamente, perché tutti vegliano senza posa. Non ho enumerato i sette nomi di quelli. Ora apprendili: Michele è il primo, io il secondo, Raffaele mi segue, A Raffaele segue Uriele, Sealtiele poi ad Uriele, allo stesso Geudiele, il Settimo è Barachiele

 

 

Questi sono soltanto alcuni dei segreti, che l’Arcangelo Gabriele rivela al beato Amadeo, in relazione agli Angeli.

Preconizza inoltre l’avvento di un “futuro pastore”, che unirà le chiese, e porrà tutto il mondo sotto il vessillo dell’unica fede.

 Costui è un vero e proprio secondo Pietro, che sarà destinatario di una nuova ed ultima elargizione sacra, con la quale confermerà al mondo l’Apocalittica di Amadeo.

 

La quarta estasi, inoltre, da spunto all’Arcangelo per dirimere una strana ed annosa questione.

In passato, larga parte della Angelologia, nel commentare il testo del Libro di Tobia, aveva storto il naso d’avanti alla possibilità che un Angelo, di grande importanza, come Raffaele, si degnasse di accompagnare Tobia, nel suo pericoloso viaggio verso la salvezza propria e della di lui famiglia.

Infatti seppur è vero che  ad ogni uomo è affidato un Angelo custode, appartenente all’ultimo dei nove Cori celesti, sembrava allora davvero improbabile che un Angelo dei Cori più elevati e nel caso specifico, addirittura uno dei Sette Principi, potesse svolgere le funzioni di un qualunque Angelo custode di una anima comune, come potrebbe essere quella di ciascuno di noi.

 

Tale apparente incongruenza, spingeva i teologi ad affermare così che, S. Raffaele fosse il capo del Coro degli Angeli custodi.

Si aggiunge infatti che, secondo l'opinione di San Tommaso, nella distin. 10, nel secondo libro delle Sentenze, San Raffaele non sarebbe del supremo Coro proprio per via dell’ assistenza che apprestò a Tobia, al modo degli Angioli custodi, per i quali si crede che gli stessi non possano essere presi dai Cori supremi per questo ufficio di custodia particolare.

La questione è mirabilmente risolta da San Gabriele, che con una formulazione teleologicamente impegnativa chiarisce in che modo  i grandi Angeli intervengono nelle cose dei singoli uomini:

 

…. Non infatti quel Raffaele si recò da Tobia, ma destinò un Angelo dell’ultimo Coro, in sua vece, allo stesso modo di quell’Angelo, che, con il nome di Michele (poiché era del suo gruppo) apparve sul monte Gargano e in altri luoghi, e chiamava se stesso Michele. Lo stesso Michele, in persona, non viene inviato se non per l’aiuto e la salvezza di tutto il popolo. Egli infatti, è il primo di tutti noi, io lo seguo, noi non siamo separati né per natura, né per Coro o secondo Gerarchia. Io sono il secondo Serafino, lui è il primo che è a tal punto nobile che non può essere più nobile di quanto è. Lucifero fu della nostra medesima specie, per questo motivo da voi è detto “supremo”, poiché fu della suprema specie che possa esser creata dal nostro Dio di cui hai udito altrove.  Michele, di conseguenza, non fu reso Principe di tutti gli Angeli da un Coro inferiore, come alcuni sciocchi tra i vostri uomini ritengono, ma per natura è il primo, poiché nella prima specie, che può essere creata fu creato primo individuo di quella. Infatti nelle specie (suddivise), come non pochi di voi opinano, non vi è un procedere all’infinito. La prima specie che può essere creata, è creata e il primo Angelo è creato. Quella non può essere creata maggiore. I vostri dottori dunque, i quali dicono che a qualunque bene dato per finito può esser dato di più, non dicono bene, poiché (non) può essere immaginato di più di ciò che non si può fare o dare.

 

La spiegazione è dunque completa, e specifica quanto detto nella prima estasi.

 

Alcuni degli Angeli sono più beati di alcuni uomini e alcuni uomini lo sono

più di ogni Angelo, come il Verbo fatto Uomo e la Sua Genitrice.

Dopo c’è Michele, poi Gabriele con gli Altri Angeli Principi che Lo Assistono, e dopo i Sette, ci sono tutti gli altri Santi.

 

Quello che possiamo dire è che sicuramente viene prospettata la necessità di un integrazione del Depositum con i segreti celesti, che non sono extra – depositum, ma solamente non propalati, cioè lasciati li a stare ufficiosamente, e ad essere confermati al momento opportuno.

Tra questi segreti, vi è il nome dei Sette Angeli, e il racconto più lungo del celebre episodio evangelico dell’Annunciazione, che l’Apostolo Luca riportò in modo molto stringato.

Secondo il Sacro Teso, infatti, Lc 1,26:  Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

S. Alberto Magno, sopra il Missus Est della sua Postilla in Lucam, ha sostenuto l’idea secondo cui, ancorchè l’Evangelista Luca non faccia menzione di più di un Angelo durante la celebre notte dell’Annunciazione, in questa ambasciata è cosa verosimile, che venissero con lui molti altri ad accompagnarlo.

Pure  la mistica noterà più spiriti la notte dell’Annunciazione.

Santa Gemma Galgani, scrutando con la sua anima di purezza il giorno dell’Annunciazione ebbe a dire quanto segue:

“..Maria SS. se ne stava sola nella sua camera: pregava, era tutta rapita in Dio. All’improvviso si fa una gran luce in quella misera stanza e l’Arcangelo prendendo umane sembianze, e circondato da un numero infinito di Angeli, va vicino a Maria, riverente e insieme maestoso…”.

Similmente anche Maria d’Agreda, che quale nella Mistica città di Dio disse“…Perché l’Altissimo compisse questo mistero, il santo arcangelo Gabriele entrò nella stanza in cui stava pregando Maria santissima, accompagnato da innumerevoli Angeli in forma umana visibile, tutti rifulgenti di bellezza incomparabile.

Così anche Santa Metilde, come ci narra il libro “Della Grazia Speciale che:

“Mentre nella messa si leggeva il vangelo, Missus est, Metilde vide l'Arcangelo Gabriele che sollecito scendeva in Nazaret verso la Beatissima Vergine, portando il vessillo regio coperto di lettere d'oro. Una innumerabile moltitudine di angeli lo seguiva e tutti ordinatamente si fermarono intorno alla casa dove stava la gloriosa Vergine. Dopo gli Angeli, venivano gli Arcangeli, poi le Virtù e così tutti i cori angelici, disposti in modo che ciascun ordine formava come un muro dalla terra al cielo intorno a quella casa benedetta.

 

Senza dilungarci oltre, sappia il lettore che questa rivelazione arcana è completamente esplicitata nella quinta estasi del Beato Amadeo.

L’Arcangelo Gabriele, rivela dunque ad Amadeo, chi giunse con lui la notte in cui il Verbo assunse la carne e il motivo per cui Luca non disse nulla.

Il passo, che rappresenta uno dei rari episodi di teologia enucleata, permette in modo straordinario di chiariere uno degli eventi cardine della salvezza umana.

 

Ed Io, Gabriele, fui mandato da Dio con Geudiele e Barachiele e molti Angeli di ogni Coro, ma eravamo solo tre dei Sette Astanti. Io infatti, che interpreto "La Fortezza Di Dio", venivo come nunzio di Dio Padre; Geudiele che significa "Buon Consiglio", come  nunzio del Figlio di Dio che si è soliti chiamare Sapienza e Consiglio di Dio Padre; Barachiele veniva come nunzio dello Spirito Santo perché a lui si attribuisce la benedizione di quella Persona. Poiché tuttavia indivisa e inseparabile è l’azione e l’opera di tutte quelle Persone, tutti fummo nunzi di tutta la Trinità. E poiché io ero il più importante ed il primo tra tutti coloro che furono inviati, - o megliosono assolutamente il primo dopo Michele- per questo motivo l’Evangelista Luca solo di me fece menzioneIo pertanto con quegli altri due Principi e la grande moltitudine del sopraggiunto esercito celeste, fui mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, alla vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe  [Lc 1,26-27] -  che era della casa di Davide così come lo era sia Maria, sia Eleazaro, Eli e Gioacchino dalla parte di Maria, poiché Giuseppe era dalla casa di Eleazaro (da una parte) e di Eli dall’altra, secondo la legge e di Giacobbe secondo nascita  - e il nome della vergine era Maria. Entrammo da lei quasi alla ultima ora del giorno così come negli ultimi giorni doveva avvenire l’Incarnazione e dapprima noi tre apparimmo a lei in una forma umana meravigliosa e splendidi mentre ci precedeva lo Spirito impetuoso e la luce riempì tutta quella stanzetta e io, con voce umana, dissi a Maria: Ave, piena di grazia, il Signore è con te, Tu sei benedetta tra le donne [Lc 1,28].

 

A questa nuova rivelazione, segue poi la definitiva menzione dello scontro celeste avvenuto nei Cieli, che riprende l’estasi seconda, e viene chiarito in che modo i Sette Arcangeli ottennero il loro nome.

Maria, durante la celebre notte, infatti domanda all’Angelo il motivo della sua celeste pre - elezione:

“Dalle tue parole, o Angelo di Dio, ho compreso che io concepirò e partorirò il Figlio Unigenito di Dio Padre e ho ben saputo che ciò sarà in questi tempi, ma molto mi meraviglio per quali meriti Dio mi abbia scelta! Ma allontano da me questa medesima meraviglia, perché so che sebbene nessuna donna sia degna di un così grande onore, Dio può rendere degna qualunque fanciulla. Egli Stesso infatti, in primo luogo, rende degno, quindi esalta e in cambio dei meriti che Lui Stesso rende tali, conferisce anche le ricompense. Ma ti prego perchè tu mi dica, se voi Angeli avete conosciuto questo mistero proprio ora o prima, e (siccome so) che tu l’hai saputo prima, vorrei conoscere quanto tempo prima e se tutti o solo alcuni di voi l’ hanno conosciuto”. Allora io le ho manifestato come Dio fin dal principio ci aveva rivelato di voler assumere la natura umana nel ventre della stessa e per di più aveva ordinato a tutti noi che adorassimo quel Dio fatto uomo e a Lui ci sottomettessimo, e non solo a Lui, ma anche alla sua Genitrice, che – le dissi: “Presto tu stai per divenire. Da cui, subito come avrai concepito, noi tutti che siamo qui e altri che verranno ti adoreremo e ti venereremo come nostra Regina. Sarai infatti per sempre Regina degli Spiriti Celesti e Signora di tutti gli Angeli. Tutti abbiamo ricevuto da Dio questo ordine con il patto che se lo avessimo voluto rispettare, saremmo stati confermati nella grazia e saremmo stati beati in eterno, se lo avessimo trascurato, invece, da allora in eterno saremmo stati dannati. Lucifero, vedendo una così grande dignità nell’uomo, lo invidiò perché divenne troppo presuntuoso, amando tanto se stesso e volendo sottomettere a sé le altre cose, donde persuadeva tutti aggiungendo a pretesto che tale regola non dovesse essere osservata poiché non era  giusta. Peccò subito, come apunto ebbe amato se stesso disordinatamente, e cominciò già ad errare stimando ingiusto il precetto di Dio, e a ciascuno di quelli che ritennero valida la sua opinione, e che amarono se stessi piuttosto che Dio, apparve loro egualmente ingiusto quell’ordine, ed in seguito egli volle perfino pervertire anche noi. Ma io, con questi miei fratelli, sotto il comando di MICHELE ci siamo opposti a lui e abbiamo cominciato ad accusarlo di presunzione….

 

Il regime profetico si conclude con una clamorosa rivelazione nella estasi ottava, sulla parte mancante del vangelo di Luca. Gabriele, infatti, rivela all’Amadeo, lo Pseudo capitolo 25 finale che il Vangelo di Luca avrebbe dovuto ospitare ma che il Signore non volle che si scrivesse, dato che allora il mondo non era pronto a cantare le lodi della Madre di Dio. Lo leggiamo a beneficio dei nostri uditori.

 

Quando venne il tempo per Maria di transitare da questo mondo al Figlio Suo Unigenito, l'Angelo Gabriele fu mandato (da Dio) a lei [Lc 1,26] con la palma da portare in segno di vittoria [c.f.r. Gen 8,11] davanti al suo feretro. Alle parole dell’Angelo - a lei non ignote né tantomeno sgradite - ella non ne rimase turbata. Desiderava infatti lasciare questo mondo e stare sempre accanto al Suo Figlio Unigenito. Giunse poi quel discepolo che Gesù amava [c.f.r. Gv 19,26 – 21,7 ecc..], quello al quale aveva detto dalla croce “Ecco tua madre [Gv 19,27]”, e giunse anche Pietro con tutti gli Apostoli e i discepoli più importanti. C’erano anche li Maria di Magdala, Maria di Giacomo e la madre dei figli di Zebedeo. C’ erano anche molte vergini e sante donne [c.f.r. Lc 24,10]. E ciascuno disse alcune parole di commiato in lode della Vergine Madre. E Maria umilmente rispose a tutti e ugualmente li benedisse. E dal letto, alla presenza di tutti, la sua anima  si staccò da loro e fu portata verso il cielo [c.f.r. Lc 24,50] e con immensa gioia si separò dal corpo. Discese agli Inferi e nel giungere in Paradiso liberò quanti aveva visto in sofferenza. Il corpo fu trasportato nella valle di Giosafat e, avvolto in una lenzuolo pulito, fu deposto in una tomba nuova, nella quale nessuno era stato ancora deposto [ Lc 23,53]. All’alba l’anima fece ritorno dagli Apostoli. Allora venne il Signore Gesù con una moltitudine dell'esercito celeste [ Lc 2,13] e con potenza e gloria grande [Lc 21,27] apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi! [ Lc 24,36]. Al vedere il Signore desiderato, i discepoli si rallegrarono moltissimo. Salutò quell’anima felice e benedisse tutti i discepoli. Ordinò poi che l’anima fosse congiunta di nuovo al corpo. Maria risorse veramente, e venne fuori dal sepolcro, con onori davvero straordinari;  avanzò con il Signore attraverso il cielo fino al Monte degli Ulivi,  accompagnata dagli Angeli e delle anime dei Giusti. Lasciò la sua cintola a Tommaso, e mentre tutti la osservavano, fu assunta verso il cielo davanti al Volto del Figlio Suo e siede nella gloria della Maestà di Dio. Gli Apostoli con i discepoli  e le Sante Donne tornarono a Gerusalemme, ringraziando per tutto quanto avevano veduto e udito e annunciando le grandezze di Dio a tutti i popoli. AMEN

ANTONIO LO DUCA

Singolare, ma non agli occhi del credente, l’accadimento che coinvolse, il sacerdote Siciliano Antonio lo Duca, il quale, nel 1516 fu chiamato a Palermo dal protonotaro apostolico Tommaso Bellorosso, il quale gli affidò la cura della vecchia Chiesa di San Michele Arcangelo, vicino l’odierna cattedrale, nel luogo che oggi si chiama “ Sett’ Angeli ”.

All’interno della Chiesa, dopo aver dato inizio alle opere di restauro, i due sacerdoti ebbero misteriosamente a trovare, le Visioni di Amadeo da Sylva, dipinte ed affrescate sulle pareti della Chiesa, con il Sette Arcangeli in bella mostra e sotto di loro tutti i Cori. E tra questi Sette, vi era l’immagine di San Gabriele, il Nuncio.  Oggi questa Chiesa non esiste più e neanche il culto dei Sette arcangeli, santi patroni di Palermo. Tuttavia ci racconta qualcuno che,  vi è ancora una antica usanza, un po inconsapevole di portare sette margherite nella cattedrale …