LA CHIESA HA SVALUTATO IL MESSAGGIO DI SAN GABRIELE, DIVENUTO DA EPIFANICO A IPOFANICO.

 

 

Avv. Carmine Alvino

Un errore liturgico gravissimo, generato dall’ opera: le Gerarchie Celesti di Pseudo – Dionigi,  che ha offuscato e ottenebrato per secoli la mente di santi e ecclesiastici !

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Nel corso dei secoli tutti i teologi e gli esegeti hanno cercato di riconoscere esattamente il valore del messaggio recato dall’Arcangelo Gabriele a Maria Santissima, cercando di capire se lo stesso fosse provenuto da Dio direttamente, o tradotto a Maria tramite l’intermediazione di  uno Spirito superiore. Nonostante infatti il medesimo Santo Nuncio , Gabriele, dica di se stesso nel Vangelo: « Ego sum Gabriel , qui adsto ante dominum» in palese assonanza con l’ « Ego sum Raphael, unus ex septem qui astamus ante dominum», del Libro di Tobia,  o con le frasi proferite da San Michele, nei celebri Santuari che sono sorti sui luoghi delle sue apparizioni: « Ego sum Michael, qui sempre assisto ante dominum», ed ancora, sei mesi più tardi, Luca ci riveli, chiaramente che « Gabriel Angelus » era  «missus a Deo», in ciò evidenziandosi che nessuna intermediazione tra Dio e Gabriele, era possibile, eppur tuttavia, una parte dell’ intellettualità cattolica, ha cercato di sminuire il messaggio portato dall’Angelo: alla lunga questa teoria, sbagliata, insulsa e blasfema è divenuta maggioritaria!

Perché è avvenuto ciò?  La nostra personale teoria è che, con l’ingresso nel generale panorama delle fonti dell’opera – Le Gerarchie Celesti – di pseudo Dionigi, sussunta  da San Tommaso e San Gregorio come se fosse scrittura sacra ispirata coperta da inerranza, vi sia stato un cambiamento dell’orientamento esegetico prevalente della Sacra Scrittura, determinato dalla circostanza che, quell’autore pseudoepigrafo (appunto pseudo – Dionigi), relegò Gabriele, nella Terza Gerarchia infima del Cielo, e nel penultimo Coro degli Angeli.  

E tale contrasto risulta essere ancor più drammatico se riflettiamo sulla circostanza che nella Religione Cattolica,  la presenza di S. Gabriele è la chiave di volta che determina ancora oggi la riconducibilità del messaggio celeste ad una entità suprema:  Dio, perché egli attesta e autentica come una sorta di notaio celeste, che quel medesimo messaggio quella stessa informazione, proviene da Dio e solo e soltanto da Lui e per questo ha natura cogente.  «Dunque la prima interrogazione che si pone alle nostre coscienze sta proprio nella celeste posizione di S. Gabriele, al fine di verificare anche la preminenza  o meno del messaggio dallo stesso veicolato».  

Abbiamo riflettuto a lungo nel nostro testo ARCANGELOLOGIA II, su questa difficoltà interpretativa formulando quello che è allo stato la «Teoria di Abbassamento di San Gabriele».  Il problema, una volta esplicitato si fa chiaro alle coscienze di fedeli e interpreti. Nel Vangelo di Luca, nel primo capitolo,  notiamo la presenza dell’Arcangelo Gabriele, arrecare la notizia della nascita di due famosi personaggi. In primo luogo egli si presenta all’anziano Zaccaria, a portargli l’  Annunzio della nascita di Giovanni Battista. Mentre dunque Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso [Lc 1,9], ed ecco apparirgli Gabriele ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse:  «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni!».  Zaccaria però, a causa della fragilità della costituzione umana, gli rispose: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni! ». L'angelo gli rispose:  «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».   

La proclamazione dell’Angelo Gabriele: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio»,  OLTRE A ESSERE GARANZIA DI PROVENIENZA DEL MESSAGGIO – ESSENDO CONOSCIUTO DALLE TRADIZIONI EBRAICHE CHE GABRIELE ERA IL DIVINO MESSO APPARSO A DANIELE -   ome abbiamo più volte sostenuto nei nostri testi ci ricorda qualcosa: UNA ESPRESSIONE CHE RICORRE SPESSO INTORNO AI “PRIMI ANGELI O ARCONTI” DI DANIELE.  Se si prende il testo greco si capisce meglio in senso del discorso: [Lc 1,19] ὁ {l’} ἄγγελος {angelo} εἶπεν  {rispose} αὐτῷ {gli} :· Ἐγώ  {io} εἰμι  {sono} Γαβριὴλ {Gabriele}  ὁ {che}   παρεστηκὼς  {sto}  ἐνώπιον {davanti o alla presenza}   τοῦ  {di}  θεοῦ {Dio}.  

L’Angelo è descritto come «COLUI CHE E PRESENTE» ὁ παρεστηκὼς (parestekos) -, part. perf. di παρίστημι[1] (paristemi) che significa esser posto, collocato, essere presente e/o posizionato davanti a Dio, proprio «DI FRONTE A LUI, DAVANTI A LUI», e pertanto, da questa spiegazione etimologica ricaviamo che:  GABRIELE VEDE DIO DIRETTAMENTE IN VOLTO,  COME A DIRE : «NON SAI CHE IO SONO GABRIELE, PROPRIO QUELLO CHE STA DAVANTI A DIO?». L’espressione «sto al cospetto» , fa riferimento proprio ai «Malackim Panim»  biblici, Angeli che secondo la letteratura ebraica, si trovavano innanzi al volto di Dio.

Difatti la parola greca  ἐνώπιον (enopion) significa «stare davanti al volto di Dio (Panim)»  ovvero  «stare davanti alla sua Presenza» : ergo Gabriele afferma di essere un «Angelo della presenza».

L’espressione usata  Γαβριήλ  ὁ παρεστηκὼς ἐνώπιον τοῦ θεοῦ,   presa nella sua interezza ricorda un’altra espressione Neo Testamentaria.  Quella di Apocalisse 1,4 - DAI SETTE SPIRITI CHE STANNO DAVANTI AL SUO TRONO, - , che in greco suona: καὶ {e} ἀπὸ τῶν {dai} ἑπτὰ {sette} πνευμάτων {spiriti}  ἃ {che} ἐνώπιον {davanti} τοῦ {al} θρόνου {Trono} αὐτοῦ {Suo},   o di Apocalisse 8,2 - Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe:  ἑπτὰ {sette} ἀγγέλους {Angeli}  οἳ {che} ἐνώπιον {davanti}  τοῦ {a} θεοῦ {Dio}  ἑστήκασιν {stanno in piedi} –   reso con (hoi enopion tou Theou hestekasin) laddove si consideri che il termine ἑστήκασιν – hestekasin  più che stare in piedi significa: stare in attesa, di suonare sette trombre ovvero le  - epta salpinges - σάλπιγγες (salpinges) .

Ancora una volta il termine – enopion – conferma Gabriele come uno dei Malackim Panim, cioè gli Angelo del Volto. Sei mesi più tardi, quest’Angelo, che sta davanti al volto di Dio, o alla presenza di Dio, fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe [Lc 1,27].  Viene chiaramanete detto che l’Angelo è mandato da Dio, di fatti, proco prima aveva dichiarato che sta ritto davanti a lui e quindi che non ha bisogno di mediazione alcuna. In greco suona:  ἀπεστάλη [fu mandato]  ὁ {l’} ἄγγελος {Angelo} Γαβριὴλ {Gabriele} ἀπὸ {da} τοῦ θεοῦ {Dio} .

 «NON C’ERA BISOGNO CHE NESSUN ALTRO LO INVIASSE, POICHÉ GABRIELE SI TROVA GIÀ VICINO A DIO, COME DETTO PRIMA!»

Quando, infatti afferma pseudo –Dionigi, che: «E non riconosciamo ancor più nettamente questa distinzione gerarchica degli angeli, vedendo un cherubino porre quei carboni nelle mani di quell'altro, che é rivestito della stola sacra? vedendo che chiama l'arcangelo Gabriele e gli dice: «Fai intendere questa visione al profeta» (Daniele VIII, 16) e imparando infine tutto ciò che riferiscono i teologi che trattano dell'ammirabile subordinazione dei cori angelici? » [Gerarchie Celesti VIII/2/IV],  non fa nient’altro che negare quanto è stato detto prima e cioè che San Gabriele si trova già ritto davanti a Dio e viene inviato Da Dio. Non vi è dunque alcuna subordinazione Gerarchica che poteva sussistere, a meno che non si fosse conosciuta la circostanza che vi fossero sette Angeli al cospetto di Dio, che prendono ordini davanti a lui.

Da qui la c.d. Teoria della « Deformazione del Missus est», cioè quella conseguenza esegetica che deriva inevitabilmente dall’abbassamento di San Gabriele, la quale conduce a interpretare  la frase «inviato da Dio», appunto «missus a Deo», esegeticamente come segue: «inviato da altro Angelo», ovvero «missus ab alio Angelo». Ma tale rivelazione non è stata concessa a Luca da Gesù Cristo, ma costituisce meramente una deformazione dovuta all’errato convincimento della posizione celeste di San Gabriele.

Ma un'altra conseguenza grave si appaleserebbe ai nostri occhi se dovessimo convenire con questa tradizione blasfema su San Gabriele ed è la seguente e più grave.  Gabriele, porta a Maria Vergine, un grande messaggio, anzi il messaggio per eccellenza, dell’umanità: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te…Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Ebbene il messaggio portato da Gabriele, è quello che in greco prende il nome di  «Epifania», cioè alta manifestazione; perché quello che avrebbe rivelato a Maria, era la Massima Salvezza.

Qualora si dovesse aderire alla teoria dello pseudo – Dionigi, e di altri che lo seguono, anche moderni teologi, il messaggio di S. Gabriele non sarebbe più una «Epifania», ma una «Ipofania», cioè un messaggio inferiore. Ciò vorrebbe dire, che la degradazione descritta dal Dionigi nel suo testo, finirebbe per coinvolgere direttamente anche l’annuncio di San Gabriele. Da ciò  quello rivelato a Maria sarebbe un messaggio completamente imperfetto e non veritiero. Il messaggio di Gabriele diviene per così dire «ipofanico» seguendo la tesi del finto Dionigi  (cap 10,):  “le intelligenze del prima ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché é più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze. A questa prima gerarchia obbedisce la seconda, questa comanda alla terza, e la terza é destinata alla gerarchia degli uomini. In tal modo, con divina armonia e giusta proporzione, esse si elevano, l'una per mezzo dell'altra, verso Colui che é il sommo principio e la fine di ogni bell'ordine”.

In altre parole l’Aeropagita, inserisce il Coro degli Arcangeli, all’interno di un sistema gerarchico e rigido in cui l’illuminazione celeste, diviene via via più imperfetta, scendendo progressivamente da un Coro ad un altro.  In tal modo, l’autore non si cura dell’Evangelico “Missus est a Deo”; frase che S. Luca afferma con riferimento al messaggio condotto a Maria da San Gabriele, latore del Mistero dell’Incarnazione del Verbo, limitandosi invece a precisare, inopinatamente, che lo stesso Angelo, è, per tradizione biblica depositario di un messaggio solamente mediato, e dunque imperfetto per sua natura. Si tratta dunque di una evidente falsificazione liturgico – devozionale cui la Chiesa, sembra oggi aderire apertamente, così come tanti suoi rappresentanti.  L’errore per fortuna fu rintuzzato da due grandi Santi che contestarono la svalutazione dogmatica che vide purtroppo  vittima  San Gabriele.

S. GREGORIO MAGNO, ad esempio nelle sue omelie sui Vangeli, scrive: «…alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato fortezza di Dio; egli veniva ad annunciare colui che si degnò di apparire nell'umiltà, per debellare la potenza maligna dell'aria. Doveva dunque essere annunciato da "Fortezza di Dio" colui che veniva quale "Signore degli eserciti e forte guerriero…»

SAN BERNARDO, nella celebre omelia sull’evangelico “Missus Est” riferito all’Arcangelo Gabriele, dice: «…L’Evangelista dice dunque “l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Non penso che questo Angelo sia tra quelli minori, che hanno per loro compito abituale di eseguire frequenti ambascerie verso la terra per un motivo qualsiasi; lo si capisce con certezza proprio dal suo nome, che tradotto significa “Forza di Dio”, e anche perché  non si dice che sia mandato da qualche altro spirito più importante di lui, come di solito accade, ma da Dio stesso.  Per questo dunque si è qui posto “da Dio]”; e per ciò si è detto “da Dio” , affinchè non si pensi che Dio abbia rivelato il suo progetto,  prima che ala Vergine, a qualcuno sia pure degli altri spiriti beati,  se non solo all’Arcangelo  Gabriele. Egli  solo dunque tra gli Angeli fu trovato di tanta eccellenza da essere degno di tale nome e di tale messaggio. E il nome non è in disaccordo con il messaggio A chi infatti più conveniva annunicare “Cristo potenza di Dio” ,se non a chi è onorato da un nome simile? Cos’altro è infatti la fortezza, se non la potenza?...».

Questi Santi, compresero dunque, e realmente che quello descritto dall’Evangelista Luca, nel suo Evangelo, era davvero  un ministero eccezionale, affidato direttamente da Dio ad un Angelo di primordine.  Circostanza talaltro ben compresa da tutta la mistica Cattolica, ma non adeguatamente tradotta dottrinariamente  dalla teologia ufficiale della Chiesa.

MARIA LATASTE (1822-1847), ad esempio, religiosa francese della Società del Sacro Cuore, ottenne di sapere da Cristo Signore, quale fosse la considerazione di San Gabriele in Cielo: «Questa pianura che ha visto, figlia mia, è il cielo; le nove gradinate e coloro che le occupavano, i nove cori degli angeli; il trono di luce, il trono di Dio; i sette giovani uomini intorno al trono, i sette angeli che sono sempre davanti al Padre mio; quello che si alzò in piedi , che è venuto con noi nella cella in cui siamo entrati, quello è l’angelo Gabriele; colei a cui ha parlato, Maria. Potrai ora figlia mia, più facilmente penetrare il mistero su cui volevi meditare. Ti parlerò con la semplicità di una madre; tu ascoltami con la docilità di un bimbo. La mia incarnazione era il capolavoro delle manifestazioni esteriori di Dio in cielo e sulla terra. Da tutta l’eternità dio aveva preparato quest’opera. Quando giunse l’ora, nel mezzo dei tempi, mandò il suo angelo, uno dei sette che rimangono sempre in adorazione davanti a lui e ai quali affida l’esecuzione dei suoi ordini, quello chiamato Gabriele, cioè potenza di Dio, oppure Dio e l’uomo. E non è senza motivo che egli porta il nome, Forza di Dio, perché doveva essere l’errore che annunciava la grande manifestazione della forza e del potere che risiedono in Dio; Dio e uomo, perché doveva annunciare la grande meraviglia di un Dio fatto uomo. Egli è un angelo, e uno dei più potenti della corte di mio Padre, ed egli viene nella stanzetta di Maria, colei che mio Padre aveva scelta per darmi alla luce sulla terra. È il cielo che comunica questa grande notizia alla terra; è un angelo che la comunica a una vergine; è il più bello degli angeli che parla alla più santa delle creature; è l’angelo di Dio che parla alla madre di Dio…».

Stesso vide in estasi SANTA GEMMA GALGANI che così parlò di S. Gabriele rivelando la sua potenza nei Cieli: «… Appena dal Divin Padre fu decretata l’imbasciata grandissima da inviarsi all’umile Maria, doveva decretarsi ancora il portatore di tanto annunzio. E per questo ne fu scelto uno che stava più vicino al trono dell’Altissimo, e questo fu l’Arcangelo Gabriele (che significa Fortezza di Dio)…».

Così anche MARIA VALTORTA che vide San Gabriele (13 settembre 43 -  Quaderni)  addirittura sotto la croce, insieme a San Michele e agli altri componenti dei Sette Arcangeli , gli unici a essere presenti, neanche il Padre Celeste, al dolore di Gesù e di Maria: «…L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presente alla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio. (..)Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo…» .

Tra le altre testimonianze citiamo, Padre JEAN EDOUARD LAMY, secondo il quale: «…L’Arcangelo Gabriele è più alto di tutti gli altri angeli. A lui io riconosco uno spirito di una categoria superiore »  e San Francesco Saverio Bianchi, secondo cui San Gabriele, suo custode è: “…uno dei sette che assistono davanti al trono di...».

La vicenda poi fu definitivamente chiarita dal Beato Amadeo perché  ci penserà direttamente S. Gabriele, tra i sec. XV e XVI  a dirimere ogni controversia sulla sua posizione gerarchica, sulla sua nobiltà e potenza nel cielo, apparendogli in quel di San Pietro a Montorio a Roma, rivelando ciò che nei secoli era dato per, presupposto, incerto o addirittura errato: «…Così il Santo Gabriele disse a me che lo ammiravo: “Non meravigliarti! Tutti noi Angeli e voi Uomini, siamo concittadini della stessa patria, sebbene non tutti gli Uomini siano maggiori di ogni Angelo, né tutti gli Angeli siano maggiori di ogni Uomo. Ebbene alcuni del vostro genere sono maggiori di ogni Angelo, come quel Re fatto Uomo e la Regina Sua Madre. Alcuni del vostro genere, dei quali si dice:vidi una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue Apocalisse [7:9-10 ],sono minori di ogni Angelo. Altri sono frammisti con noi: “Siamo i Sette Angeli che veneriamo la Genitrice del Nostro Dio. Superiamo tutti gli altri del vostro genere. Poiché ciò, dunque, non è noto presso di voi, comprendilo e scrivilo affinché il pastore che verrà possa promulgarlo su tutta la terra. Allora io dissi, signore: “Chi sono quei Sette Spiriti maggiori di tutti? Rispose: i sei che vedi in alto, se li sommerai a me, saremo sette. E io gli risposi: signore quali sono i vostri nomi? Il primo che vedi qui è Michele, rispetto al quale nessuno né degli uomini né degli Angeli è più degno, lui è lo stesso che lottò con il grande dragone e lo sconfisse e io Gabriele sono il secondo. Raffaele mi segue e Uriele segue Raffaele e altri a lui…Riguardo a nessuno degli altri Santi è lecito credere che sia innalzato sopra i meriti di ogni Angelo e Arcangelo, non dovendo intendersi con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti coloro che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia quella sentenza non fu impressa negli ecclesiastici: Infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli…» .

La quarta estasi, inoltre, da spunto all’Arcangelo per dirimere una strana ed annosa questione: «… Io sono il secondo Serafino, lui (Michele)  è il primo che è a tal punto nobile che non può essere più nobile di quanto è. Lucifero fu della nostra medesima specie, per questo motivo da voi è detto “supremo”, poiché fu della suprema specie che possa esser creata dal nostro Dio di cui hai udito altrove.  Michele, di conseguenza, non fu reso Principe di tutti gli Angeli da un Coro inferiore, come alcuni sciocchi tra i vostri uomini ritengono, ma per natura è il primo, poiché nella prima specie, che può essere creata fu creato primo individuo di quella. Infatti nelle specie (suddivise), come non pochi di voi opinano, non vi è un procedere all’infinito. La prima specie che può essere creata, è creata e il primo Angelo è creato. Quella non può essere creata maggiore…».

Tutte queste apparizioni devono far riflettere sul grado dell’errore che oggi attanaglia il Coro degli Arcangeli. In particolare si rende evidente che, sminuito il messaggio di San Gabriele, viene a cadere tutto il presupposto logico del Cristianesmo, secondo cui viene rivelato il messaggio più importante alla terra.

Lo dice anche l’eminentissimo Cardinale Pierre de Berulle: «… E questo Angelo inviato proprio per questo compito , grande e straordinario , si chiama Gabriele; come ce lo dice Luca ( è la terza circostanza rimarcata in poche parole) che significa nella nostra lingua, Fortezza di Dio. Perché egli annuncia il Mistero dove Dio, ha messo la sua Forza e la Sua Potenza a favore degli uomini, per scacciare via il Demonio, e per stabilire la sua grazia sulla Terra, la sua Gloria nei Cieli, e il Terrore del suo nome sugli inferi. Ed è proprio quello stesso (Angelo), di cui qualche grande dottore ha detto, durante il Concilio di Efeso, che questo nome di Gabriele, vuol dire «Homo et Deus», come se il nome di questo grande Angelo rappresentasse la sigla della sua ambasciata e che portasse ancora in questa denominazione la marca perpetua del più grande legato che fosse mai stato disposto.  Quest’ Angelo è veramente grande  e gioioso, nella sua Persona e nei suoi compiti. Egli è uno degli Angeli assistenti innanzi al Trono di Dio: «Asto ante Deum», lo ha detto lui stesso, peraltro.  Questo è uno dei più grandi compiti del Paradiso, come il compito che si fa ora in terra, è il più grande che la Terra abbiam mai ricevuto dal Cielo, per mezzo dei suoi Angeli. Quest’ Angelo è un Serafino ed uno dei Grandi tra i Serafini. Questo mistero d’amore che contiene il più grande segreto  d’amore di Dio, eccetto se stesso, meritò bene un Angelo d’amore per annunciarlo, cioè a dire un Angelo Serafico,  uno dei più grandi tra i Serafini. E seppuro io ho osato esprimere il mio pensiero in un punto così segreto,  direi volentieri che quest’Angelo, dopo San Michele, è assolutamente il più Grande. Questi due Angeli sono infatti i primi del Paradiso, e i più degnamente incaricati di ministeri angelici: l’uno alla Chiesa di Gesù, l’altro alla madre di Gesù, così alla pari…».

 

 

 

 

[1] deriva da πᾰρᾰ́ (pará, “vicino”) +‎ ῐ̔́στημῐ (hístēmi, “mi trovo, sto”)