VENERABILE MARIA D'AGREDA (1602 –1665)

Carmine Alvino

Studio, ricerche e confronto tra fonti, ipotesi teologiche

Avv. Carmine Alvino


Venerabile Maria D’Agreda

(1602 –1665)

Religiosa, mistica, scrittrice, della Spagna del XVII secolo, nacque il 2 aprile 1602 ad Agreda, centro della Spagna, nella Vecchia Castiglia, in provincia di Soria; ai piedi della Sierra del Moncayo. E in questo antico paese di frontiera tra la Castiglia e l'Aragona, visse tutti i suoi 63 anni di vita, senza mai allontanarsene.

Pur essendo una giovane suora, continuò ad avere prove fisiche e morali, che si susseguivano in lei con tale intensità che, come essa stessa confessò, per oltre 40 anni provò dolori di morte ma senza morirne.

Non le mancarono però i doni straordinari che la confortarono nelle sue pene, specialmente la visione di Gesù pieno di piaghe, che l'incitava a soffrire per amor suo. La suora deve la sua grande fama ad uno scritto mistico di straordinaria bellezza, la c.d. Mistica Città di Dio. Ella scrutò con straordinaria chiarezza gli straordinari avvenimenti celesti che condussero alla incarnazione del Verbo, ed inoltre nelle sue estasi vide chiaramente moltissime manifestazioni angeliche, di cui riportò in modo quasi analitico, compiti, numero e posizione.

Quantunque per sua stessa ammissione, Dio le abbia permesso di tramandarci le parti dell’apocalisse che si riferiscono agli Angeli affidati alla Santa Vergine, circa mille, non manca anche un piccolo capitolo dedicato al famoso settenario angelico di cui stiamo parlando.

 

Altro riferimento al successivo capitolo 18 dove Ella così ce li descrive,  rivelando altresì di aver solamente toccata questa sacra sinassi, in quanto la sua attenzione si è principalmente riversata su altri aspetti della Divina Scrittura:

Libro Primo - capitolo 18 - “Prosegue il mistero della concezione di Maria santissima con la seconda parte del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse” 

264 - Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello». L'Angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'Angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'Angelo. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.  

265 Questi Angeli, di cui parla in questo luogo l'evangelista, sono sette tra quelli che stanno alla presenza di Dio, ai quali egli ha dato potere di punire alcuni peccati degli uomini. Questa vendetta dell'ira dell'Onnipotente avverrà negli ultimi secoli del mondo ed il castigo sarà così nuovo che né prima né dopo nella vita mortale se ne sarà visto altro maggiore. Siccome questi misteri sono arcani e non di tutti ho luce, né appartengono tutti a questa Storia, non occorre che mi dilunghi in essi; passo subito a ciò che mi interessa …”.

Singolare invece la questione dell'Arcangelo Gabriele. La Santa tenta di comporre infatti il vulnus derivante dalla contemporanea presenza della struttura angelologica dello pseudo - Dionigi assieme all'apocalittica amadeita, le quali in modo del tutto dicotomico affermavano che Gabriele fosse rispettivamente un Arcangelo dell'8° Coro angelico o un Arcangelo del 1° Coro Angelico, del gruppo dei Sette Spiriti. Agreda risolve la diatriba con un componimento che ci appare abbastanza puerile:

LIBRO 3° CAPITOLO 10 -La santissima Trinità invia il santo arcangelo Gabriele ad annunziare a Maria santissima che è stata eletta madre di Dio.

109. Era deciso da infiniti secoli, ma celato nei segreti della Sapienza eterna, il tempo e l'ora conveniente in cui doveva manifestarsi nella carne il grande mistero della pietà, giustificato nello spirito, predicato agli uomini, svelato agli angeli e creduto nel mondo. Arrivò dunque la pienezza di questo tempo, che fino ad allora, benché pieno di profezie e promesse, era molto vuoto, perché gli mancava la pienezza di Maria santissima, per il cui volere e consenso tutti i secoli dovevano ricevere il loro compimento, che era il Verbo eterno incarnato, passibile e redentore. Questo mistero era preordinato prima dei secoli, affinché poi in essi si eseguisse per mano della nostra celeste Signora. Quindi, trovandosi già lei nel mondo, non si doveva più rimandare la redenzione umana e la venuta dell'Unigenito del Padre, perché ormai non era più necessario che egli prendesse come in prestito dimore straniere, potendo vivere stabilmente nella sua dimora, edificata ed arricchita con le sue stesse spese anticipate, assai meglio di quanto non lo fu il tempio di Salomone con quelle di suo padre Davide.

110. In questa pienezza del tempo, l'Altissimo decise d'inviare nel mondo il suo Unigenito. E comunicando - a nostro modo d'intendere o di parlare - i suoi eterni decreti con le profezie e le testimonianze fatte agli uomini fin dal principio, e tutto ciò con lo stato e la santità a cui aveva elevato Maria santissima, giudicò che tutto questo era appunto utile per l'esaltazione del suo santo nome, che era bene si manifestasse agli angeli l'esecuzione di questa sua eterna volontà e che per mezzo di loro s'incominciasse a mettere in opera. Così sua Maestà parlò al santo arcangelo Gabriele con quella voce o parola, con cui è solito far conoscere a quegli spiriti celesti la sua santa volontà. Generalmente li illumina a cominciare da quelli superiori, perché questi poi purifichino e illuminino quelli inferiori secondo il loro ordine, fino ad arrivare agli ultimi, manifestando gli uni agli altri ciò che Dio ha rivelato ai primi. Tuttavia, in questa circostanza non fu così; infatti, questo santo arcangelo ricevette l'incarico direttamente ed immediatamente dal Signore.

111. All'ispirazione della volontà divina san Gabriele, come ai piedi del trono, si presentò pronto ed attento all'essere immutabile dell'Altissimo. Sua Maestà in persona gli manifestò il messaggio che doveva portare a Maria santissima e le parole precise con le quali doveva salutarla e parlaile; quindi il primo autore di tali parole fu Dio stesso, che le formò nella sua mente divina, da qui passarono al santo arcangelo e per mezzo di lui a Maria purissima. Insieme a queste parole, il Signore rivelò al santo principe Gabriele molti ed imperscrutabili misteri circa l'incarnazione; la santissima Trinità gli comandò che andasse ed annunciasse alla celeste Signora che la sceglieva fra le donne perché fosse madre del Verbo eterno e lo concepisse nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo, restando sempre vergine. Inoltre il Signore gli rivelò tutto il resto che doveva svelare alla sua grande regina e signora e di cui doveva parlare con lei.

L'escamotage non sembra però particolarmente apprezzabile, contraddice infatti il libro primo, per quanto dichiarato al capitolo 18, ma anche per quanto dichiarato al Capitolo 13° dal titolo: Il santo arcangelo Gabriele annunzia il concepimento di Maria santissima e Dio concede a sant'Anna una speciale grazia, dove infatti precisa :

183. Il santo arcangelo si presentò, in forma umana, bello e splendente più del sole, a sant'Anna e le disse: «Anna, serva dell'Altissimo, io sono uno degli angeli del consiglio di sua Altezza, inviato dal cielo per la sua divina compiacenza, che guarda gli umili della terra. Buona è l'orazione incessante e l'umile confidenza. Il Signore ha udito le tue richieste, perché egli sta accanto a coloro che lo invocano con viva fede e speranza e lo attendono con pazienza. Se ritarda nell'esaudire le preghiere e le suppliche dei giusti, è per prepararli ad accogliere molto più di quello che chiedono e desiderano. La preghiera e l'elemosina aprono i tesori del re onnipotente e lo spingono ad essere ricco di misericordia verso coloro che lo pregano. Tu e Gioacchino avete chiesto un frutto di benedizione e l'Altissimo ha deciso di donarvene uno ammirabile e santo per arricchirvi di doni divini e concedervi molto più di quanto avete chiesto. Dal momento che vi siete mostrati umili nelle vostre suppliche, egli vuole mostrarsi grande nel concedervi quanto avete domandato, perché gradisce molto la creatura quando chiede con umiltà e confidenza senza coartare il suo infinito potere. Persevera nell'orazione e invoca dall'Altissimo la salvezza del genere umano, senza stancarti e con insistenza. Mosè, con suppliche incessanti, guadagnò la vittoria del suo popolo; Ester con intensa preghiera e confidenza ottenne la salvezza dalla morte; Giuditta, anche lei con l'orazione, fu resa capace di un'opera tanto ardua come difendere Israele, benché fosse una donna delicata e debole. Davide sconfisse Golia perché invocò il nome del Signore. Elia impetrò il fuoco dal cielo per il suo sacrificio e con la sua preghiera aprì e chiuse i cieli. L'umiltà, la fede e le elemosine tue e di Gioacchino sono giunte al trono dell'Altissimo ed egli ha inviato me, suo angelo, a portare delle liete notizie per il tuo cuore perché vuole farti felice e fortunata. Egli ti sceglie come madre di colei che concepirà e partorirà l'Unigenito del Padre e dispone che tu la chiami Maria. Ella sarà benedetta tra le donne e piena di Spirito Santo. Sarà la nube che spanderà la rugiada dal cielo a refrigerio dei mortali; in lei si compiranno le profezie dei vostri antichi Padri. Sarà la porta della vita e della salvezza per i figli di Adamo. Sappi che ho annunziato a Gioacchino che sarà padre di una figlia felice e benedetta; il Signore, però, non gli ha manifestato che ella sarà la Madre del Messia. Per questo tu devi mantenere il segreto; andrai subito al tempio a ringraziare l'Altissimo, perché la sua destra potente ti ha favorita così generosamente. Incontrerai Gioacchino alla porta aurea e lì parlerai con lui di questi eventi. Ma in particolare, o benedetta dal Signore, l'Altissimo vuole arricchirti dei suoi favori più singolari. Nel silenzio parlerà al tuo cuore e darà inizio alla legge di grazia, facendoti concepire colei che rivestirà l'immortale Signore di natura umana. È in questa umanità unita al Verbo che si compirà col suo sangue la vera legge di misericordia»