S. RAFFAELE TERZO DEI 7 ARCANGELI

SIMBOLI ICONOGRAFICI

{A destra dell' Arcangelo Michele , vedevasi il Raffaele, rivestito di doppia tunica , scendendogli quella di sopra sin oltre la metà delle gambe, e con un bianco manto cadente dalle spalle; nella sinistra alzata aveva un vasetto, e guidava per mano colla destra il piccolo Tobia, che teneva per la bocca il terribil pesce - Gioacchino di Marzo}

La raffigurazione mistica del MEDICO RAFFAELE , venuta fuori dalle sacre immagini di Palermo, e descritta da mons. Tommaso Bellorosso, gli vede attribuiti questi simboli:

  • Sacro Diadema d'Oro.   Dal greco διάδημα e dal latino diadema, col significato di "oggetto che cinge", il diadema è un ornamento del capo, utilizzato nell'antichità dai nobili per rimarcare la loro dignità e dagli imperatori quale simbolo di sovranità. Veniva utilizzato anche da alcuni sacerdoti per particolari attività legate al culto. Tale simbolo designa l'Arcangelo come un "nobile gerarca" del paradiso di straordinaria dignità.
  • Due tuniche bianche orlate con frange, al di sopra delle quali stava un mantello o pallio pure  bianco { secondo A. Mongitore: - il pallio era un soprabito usato dagli antichi Romani, consistente in un telo  rettangolare di stoffa, che veniva indossato sopra la tunica: derivato dallo himátion greco, fu sempre considerato indumento di origine forestiera.}  il tutto come se  come fosse sovraccaricato e legato per un viaggio , delle quali la superiore si stendeva oltre la metà della gamba { secondo A. Mongitore} . Il vestito rimanda alla seconda lettera dell' Apocalisse 3,5 : « Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli». La veste allude anche al tragitto terreno di coloro che saranno avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo.  Due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù, sono testimoniati pure in Giovanni 20,12. Il discorso allora diventa più chiaro. Gli uomini sono chiamati a diventare come gli Angeli nei Cieli, frattanto, poichè il tragitto terreno è periglioso un Angelo ci accompagna scortandoci some fedele amico, in attesa che diventiamo, alla fine della prova, come lui vestendoci delle stesse vesti.
  • Il giovane Tobiolo tenuto con la destra, in basso, che porta a sua volta un pesce tenuto per la bocca, affinché ecciti gli spettatori alla contemplazione della storia e dei miracoli che sono scritti  nella sacro  libro di Tobia. La destra è  la mano sicura , forte e affidabile cui l'uomo può aggrapparsi nelle difficoltà. E'  l'insegnamento del libro di Tobia a donare forza didascalica al racconto mitico. Il libro di Giobbe 33,23 recita: «se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per mostrare all'uomo il suo dovere, abbia pietà di lui e dica: «Scampalo dallo scender nella fossa, ho trovato il riscatto», allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù, tornerà ai giorni della sua adolescenza: supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza, gli mostrerà il suo volto in giubilo, e renderà all'uomo la sua giustizia. Egli si rivolgerà agli uomini e dirà: «Avevo peccato e violato la giustizia, ma egli non mi ha punito per quel che meritavo; mi ha scampato dalla fossa e la mia vita rivede la luce». Il libro esorta a tornare bambini, per divenire come Angeli. Dice il Signore infatti in Matteo 18,3: «se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.  Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli». La presenza del bambino che si affida all'Angelo, è esortazione a riscoprire il bambino interiore, e con esso la fanciullezza d'origine, con cui si entra nel regno di Dio.  { L' Arcangelo Raffaele, che tiene in mano il bambino, induce a riflettere sulle parole del Redentore. Il più grande nel Mio Regno - dice il Cristo -  sarà il più piccolo. Chi non si farà bambino non entrerà perciò nel Regno dell' Agnello, ottenendo le candide vesti dei risorti. Inoltre, chi si farà bambino, essendo ammesso nei cieli, vedrà sempre la faccia del Padre Eterno; infatti secondo Matteo 18,10 gli Angeli di questi bambini pellegrini e trinfanti : "vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" }
  • Il Pesce, oltre ad essere elemento cardine delle leggende di ambientazione assira di Giona e di Tobia è simbolo del Cristo delle prime comunità credenti, perchè da esso si strae il medicamento con cui curare le infermità. Il simbolo del pesce si trova raffigurato in molti dipinti, sculture, decorazioni ed oggetti, ma soprattutto nelle iscrizioni funerarie, in particolare tra la fine del I secolo alla metà del IV, ai tempi delle persecuzione dei cristiani nell'impero romano. Infatti, a causa della diffidenza di cui erano oggetto da parte delle autorità, i seguaci di Gesù sentirono l'esigenza di utilizzare segni di riconoscimento che sancissero la loro appartenenza alla comunità senza destare sospetti: quando un cristiano incontrava uno sconosciuto di cui aveva bisogno di conoscere la lealtà, tracciava uno degli archi che compongono lo ichthýs. Se l'altro completava il segno, i due individui si riconoscevano come seguaci di Cristo e sapevano di potersi fidare l'uno dell'altro. Il vescovo e teologo, sant'Agostino di Ippona nel De Civitate Dei (XVIII,23) rivela che il termine greco Ἰχϑύς, Ichthýs è l'acronimo delle parole: "Se unisci le prime lettere delle cinque parole greche che sono 'Ιησοῦς Χρειστὸς Θεoῦ Υιὸς Σωτήρ, e significano Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore, si avrà Ἰχθύς, cioè pesce, termine con cui simbolicamente si raffigura il Cristo perché ebbe il potere di rimanere vivo, cioè senza peccato, nell'abisso della nostra mortalità, simile al profondo delle acque ".  E' altresì un simbolo altamente esorcistico, perchè con le sue interiora si mettono in opera le fumigazioni rituali per mezzo delle quali sono scacciati i demoni. Nel libro di Tobia, è Raffaele che sfruttando la fumigazione creata con le interiora del pesce, riesce a scacciare Asmodeo nel deserto e a legarlo li. Nell'apocrifo "Testamento di Salomone", Asmodeo , nato da un seme d'angelo e da una figlia d'uomo, compare al cospetto del sapiente re e rivela: "Sono chiamato Asmodeus tra i mortali, e la mia attività è quella di complottare contro i neo-sposati, in modo che non possano conoscersi. E li divido completamente con molte calamità, e sciupo la bellezza di donne vergini e allontanano i loro cuori..."Trasporto gli uomini in attacchi di follia e desiderio, quando hanno le loro mogli, in modo che le lascino e vadano di notte e di giorno da altre che appartengono ad altri uomini; con il risultato che essi commettono peccato e cadono in azioni omicide". A questo punto Salomone esclama: ""Temi Dio, Asmodeus, e dimmi da quale angelo sei frustrato". Mi disse: "Da Raffaele, l'arcangelo che sta davanti al trono di Dio. Ma il fegato e il fiele di un pesce mi mettono in fuga, quando fumano sopra le ceneri della tamerice". Gli chiesi di nuovo e gli dissi: "Non nascondermi nulla. Perché io sono Salomone, figlio di Davide, re d'Israele. Dimmi il nome del pesce che ti annienta". E lui rispose: "Il suo nome è Glanos, il pesce gatto, e si trova nei fiumi dell'Assiria; perciò da quelle parti io non mi aggiro".
  • Un vasetto di medicamenti,  veniva mostrato dalla mano sinistra, in alto { secondo A. Mongitore}.  Rimanda alla funzione curativa del Cristo, vera medicina del mondo. Luca dice al capitolo 5,31-32: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi». È il Libro dei Salmi che celebra sovente la potestà curativa di Dio e indirettamente il ruolo ontologico di Raffaele: «Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito» [Salmo 30,3] , ed ancora recita il Salmo 103: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie».   Tra tutti gli Angeli Raffaele, è poi quello che più si avvicina alla predicazione del Cristo in terra.  Raffaele fa le stesse cose di Gesù, compie gli stessi gesti, e ha la stessa sua simbologia. Il suo nome, inoltre è esso stesso ricordo del Redentore, che è venuto per curare il mondo dalla malattia del peccato. Molti infatti sono i miracoli di guarigione operati da Raffaele nel libro di Tobia, ma ancora maggiori sono i miracoli di guarigione e salvezza operati da Cristo.  Il Vangelo di Luca ci racconta che mentre Cristo,  si avvicinava a Gerico,«…un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio…» [Lc 18,33-43] .Parallelamente nel  libro di Tobia, si racconta che :«… Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E pianse. Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Spalmò il farmaco che operò come un morso, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia» [Tb 11,7-14].
  • Il fiele - Si tratta di un liquido di colore giallo-verdastro e di sapore amarissimo, secreto dal fegato; bile, detto spec. di animali.  Secondo la storia di Tobia Raffaele convince il giovane a pescare il pesce che voleva divorarlo  e ad aprirgli le viscere per toglierli il fiele, il cuore ed il fegato, da conservarsi come utili medicamenti per guarire, col cuore e col fegato gli indemoniati e con il fiele i ciechi. Secondo Raffaele Argenziano in "I COMPAGNI DI VIAGGIO TOBIA E RAFFAELE",  «...le virtù terapeutiche delle viscere dei pesci erano note all’antica medicina, che generalmente attribuiva alla bile animale capacità di azione lassativa, corrosiva, assorbente e drenante. Numerosi papiri pervenutici testimoniano che le interiora animali erano adoperate dagli egizi come farmaci applicabili sugli occhi degli individui affetti da certe patologie oculari allora molto diffuse in quei territori...».  Il fiele ritorna spesso nella Bibbia per indicare amarezza e sofferenza, ma anche condanna e riprovazione. Nelle parole di Pietro - Atti 8,23 - vi è la condanna di Simon Mago e l'invito a rimettersi in cammino sulla strada giusta: «... Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità». Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto». Ritorna poi in Giobbe a significare la grande sofferenza patita : «I suoi arcieri mi circondano; mi trafigge i fianchi senza pietà, versa a terra il mio fiele, mi apre ferita su ferita. Nel racconto di Tobia, il fiele, estratto dal pesce, e riutilizzato per guarire, si fa percorso mistagogico e sacro di superamento della sofferenza, in chiave di guarigione interiore. Dai pericoli della vita, e dalle tentazioni, una volta suprerate, vengono fuori strumenti straordinari di miglioramento di sè.  { “Gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere -  Mt 27,34. Sulla croce, il Cristo rifiuterà il fiele, strumento di guarigione nel racconto deuterocanonico di Tobia , per non sottrarsi dalla sua missione redentiva }.

Talvolta tiene

  • Il Bastone, simbolo del pellegrino, che ci accompagna e ci scorte durante il nostro pericoloso e irto viaggio verso la salvezza.

DISVELAMENTO SEGRETO DELL'IMMAGINE

  • L'uomo deve rifarsi bambino (piccolo Tobiolo) per poter diventare come gli Angeli del Cielo (vesti bianche), attraverso un tragitto irto e colmo di pericoli (pesce), può però trovare gli strumenti idonei , grazie al Suo  Santo Intercessore Custode, per trasformare le avversità e i dolori della vita, in rimedi e curazioni (vaso di medicamenti) atte al perfezionamento dell'anima, nell'attesa di prendere possesso, del posto lasciato vacante dagli Angeli caduti. 

SULLA SCORTA DI QUESTA SIMBOLOGIA, ANTONIO LO DUCA E TOMMASO BELLOROSSO, HANNO COSTRUITO PER  IL MEDICO SAN RAFFAELE  QUESTA ANTIFONA : 

Antifona di San Raffaele Medico

Il Principe Raffaele disse: Io sono uno dei Sette che stiamo innanzi al Signore. E illuminò il cieco Tobia, afferrò il demone e lo relegò nel deserto.

V. Pace a voi, non temete. Alleluia

R. Il Signore ha esaudito le vostre preghiere. Alleluia

Preghiera

- O Dio , che per tua ineffabile bontà ha scelto  il beato Raffaele come compagno per i tuoi fedeli pellegrini, e da principio lo istituissi come medico degli infermi; ti preghiamo supplichevoli che, a noi che domandiamo  l'aiuto del suddetto principe assistente, spalanchi la via della salvezza  e che ci conceda la salutare medicina delle infermità  tanto dell' anima  quanto del corpo. Per Cristo Nostro Signore Amen.

Antonio lo Duca, ha poi aggiunto al motto di Raffaele,  - accompagno i viandanti, curo gli infermi


SIGNIFICATO DEL NOME: Medicina Dei – Medicina di Dio 

RAFFAELE: רָפָיאֵל  o רָפָהיאֵל  rafa‘êl – nome tratto dalla versione ebraica di   2Samuele 21,15 . Altra etimologia (solo supposta) deriva dalla parola  greca Ραφαηλ nominata in  Tobia 12,15 – secondo etimologia comune Medicina di Dio o cura di Dio

‎ רָפָא רָפָה ‎ râphâ‘ râphâh -  

1) rigenerare, guarire, correggere correttamente, cucire e in (cioè figurativamente curare: aggiustare, riparare), medico;  o

2)  Rephaim: gigante (popolazione di quella regione, esadattila, dalle smisurate altezze) come la frase  bêyth râphâ‘ - casa del  gigante ;

אֵל ‎ ‘êl  (Elohim – Dio secondo etimologia comunemente accettata)


Dalla terza lettera dei Sette Arcangeli

"Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve".


NEL TESTO SACRO

Il suo nome compare soltanto nel libro di Tobia, dove egli viene presentato come modello di angelo custode, perché protegge Tobia da tutti pericoli: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che l’avrebbe ucciso con quegli altri sette pretendenti di Sara (8, 3). Guarisce la cecità del padre (11, 11) e così manifesta il suo carisma speciale di essere medicina di Dio e patrono di coloro che curano i malati. Sistema la faccenda dei soldi prestati a Gabaele (9, 5) e consiglia a Tobia di sposarsi con Sara. Ai fini del nostro libro valga solo questa affermazione dal carattere dirimente:

Tobia 12,15: “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore”.

Tuttavia, vi è da aggiungere che, tale testo, risulta molto ampliato nei codici greci: Sinaitico, Alessandrino e Vaticano.

Conseguentemente, il passo del Testo Sacro, che ripetiamo non è stabilizzato è il seguente:

TB 12,15 - CODICE SINAITICO (x)

IO SONO RAFFAELE, UNO DEI SETTE ANGELI CHE STANNO AL SERVIZIO DI DIO E CHE HANNO ACCESSO AL SIGNORE GLORIOSO.

TB 12,15 - CODICI Vaticano (B) e Alessandrino (A)”

«IO SONO RAFFAELE, UNO DEI SETTE SANTI ANGELI CHE PRESENTANO LE PREGHIERE DEI SANTI E CHE HANNO ACCESSO AL SANTO GLORIOSO»


APPARIZIONI PIU' IMPORTANTI

Raffaele è apparso in diversi contesti, confermando di essere non solo un Angelo di grande nobiltà, ma altresì lo strenuo oppositore di Asmodeo. Questo perchè come disse la SS.ma Madre di Dio a La Salette: « i luoghi santi sono nella corruzione, molti conventi non sono piú le case di Dio, ma i pascoli di Asmodeo e dei suoi.».

 APPARIZIONE A SIMONE DE SOUSA - CORDOVA  - Le fonti mistiche attestano dell’apparizione dell’Angelo Raffaele in Spagna, nella città di Cordova, ove era scoppiata una terribile epidemia di peste. L’Angelo apparve sotto le sembianze di un giovane di una bellezza straordinaria al religioso  Simone de Sousa, suo devoto al quale disse: « …Io sono Raffaele e vengo ad aiutarti. Le tue preghiere, le tue elemosine e, soprattutto, la tua umiltà e carità hanno un grande valore agli occhi di Dio; Dio aiuterà questa città con le dolcezze della sua clemenza. Vai dal vescovo e digli di mettere una mia immagine sotto il campanile della cattedrale e di esortare tutti a ricorrere a me. Immediatamente gli ammalati verranno guariti, a condizione che si raccomandino alla Regina degli Angeli. Tutti coloro che ricorreranno alla mia intercessione e porteranno la mia immagine, verranno liberati dalla peste e dal demonio impuro Asmodeo, che fa perdere gli uomini e li allontana da Dio» . 

APPARIZIONE AL PASTORE TOMASO MARTIN - Tutte queste apparizioni e questi annunzi davano a Martin molti affanni ed angustie. Veniva sbeffeggiato e ritenuto folle. Ciò costrinse il Messo Celeste a rivelare il suo nome . La domenica del 10 Marzo, fra le sette e otto del mattino , Martin era ancora nella sua camera, da solo, quando lo sconosciuto gli apparve ancora e gli parlò così : “…Io vi avevo detto che il mio nome sarebbe rimasto sconosciuto; ma poichè l'incredulità è sì grande è d'uopo che vi discopra il mio nome: io sono l’ Arcangelo Raffaele , Angelo in molta celebrità presso Dio; io ho ricevuta la facoltà di percuotere la Francia con ogni sorta di calamitià…”.


APPARIZIONI IN CUI ESPRESSAMENTE SI DICE CHE E' UNO DEI SETTE SPRITI

Tra i Sette Arcangeli, il BEATO AMADEO  gli affida la terza posizione in ordine di importanza, ed è continuamente nominato assieme a Michele, Gabriele e Uriele che non cessano di procurare la Salvezza.

Tuttavia Amodeo nella quarta estasi approfitta di parlare di San Raffaele, per dibattere su una questione molto particolare con riguardo alla celeste posizione di quest’Angelo. Si mette infatti fine ad una annosa diatriba sulla custodia dei Primi Angeli del Cielo. In passato si negava l’idea che un Angelo come Raffaele potesse essere custode di un semplice uomo, seppur pio e giusto come Tobia, e per tali ragioni si preferiva vedere in questa’Angelo un appartenenza al Coro dei semplici Custodi. Il dilemma è risolto da Gabriele il quale rivela che, in parziale assenso con la Ven. Mecthilde, gli Arcangeli, quali Angeli maggiori, hanno sotto le loro dipendenze angeli inferiori, i quali agiscono come loro nunci: “Non infatti quel Raffaele si recò da Tobia, ma destinò un Angelo dell’ultimo Coro, in sua vece. Così come quell’Angelo, che, con il nome di Michele (poiché era del suo gruppo) apparve sul monte Gargano e in altri luoghi, e appellava se stesso Michele. Lo stesso Michele, in persona, non viene inviato se non per l’aiuto e la salvezza di tutto il popolo. Lo stesso infatti è il primo di tutti noi, io lo seguo, noi né per natura, né per Coro o Gerarchia siamo divisi. Io sono il secondo Serafino, lui è il primo che è a tal punto nobile che non può essere più nobile di quanto è”.


CORRISPONDENZE DI S. RAFFAELE NEL SANTO ROSARIO

Quando sono assunte le medicine, a volte esse sono amare, perché prima della guarigione, il corpo deve passare attraverso un periodo di sofferenza. Nei misteri del dolore, Cristo si fa esso stesso medicina, venuto a curare i mali del mondo, mediante l’offerta di un nuovo farmaco, costituito dal suo offrirsi Sangue, Corpo Anima e divinità, per salvare l’umanità peregrina. Ecco che , in tal senso l’azione di Raffaele pare simbolizzare quella dei misteri del dolore, dove la Nuova Medicina di Dio, è somministrata con amarezza e sofferenza, prima della guarigione totale in cristo Gesù Nostro Signore

1) L'agonia di Gesù nel Getsemani - Gesù si offre come cura/rimedio nelle tentazioni della vita

2) La flagellazione di Gesù - Gesù si offre come cura/rimedio dei mali fisici

3) L'incoronazione di spine - Gesù si offre come cura/rimedio dei mali morali e le umiliazioni

4) Il viaggio al Calvario di Gesù carico della croce - Gesù si offre come cura/rimedio delle condanne ingiuste

5) Gesù è crocifisso e muore in croce - Gesù si offre come cura/rimedio di tutti i peccati, presenti, passati e futuri.


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