S. GEUDIELE / EGUDIELE ( CUSTODE DELLE VERGINI E MUSICO)

SIMBOLI ICONOGRAFICI

{Era dall' opposta banda Jeudiele in bianca tunica talare ed in manto simile a quel di Barachiele nel colore , cinto il capo di un serto di bianche rose , mostrando colla destra alzata un aureo diadema e stringendo colla manca un flagello armato di tre funicelle nere - Gioacchino di Marzo}

La raffigurazione mistica del REMUNERATORE GEUDIELE,  venuta fuori dalle sacre immagini di Palermo, e descritta da mons. Tommaso Bellorosso, gli vede attribuiti questi simboli:

  • Sacro diadema d'oro. Dal greco διάδημα e dal latino diadema, col significato di "oggetto che cinge", il diadema è un ornamento del capo, utilizzato nell'antichità dai nobili per rimarcare la loro dignità e dagli imperatori quale simbolo di sovranità. Veniva utilizzato anche da alcuni sacerdoti per particolari attività legate al culto. Tale simbolo designa l'Arcangelo come un "nobile gerarca" del paradiso di straordinaria dignità. 
  • Una corona di rose bianche a cingere il capo,   perchè custodisce le fanciulle che conservano la verginità di Cristo.   La virtù avrà il suo premio in ogni stato, dice Sant'Ambrogio, ma la corona dei Vergini sarà più risplendente. Ed è facile comprenderne la ragione perché ricompensa così grande è serbata ai puri: perché le vittorie che la bella virtù riporta incontra maggiori difficoltà e vuole sforzi più eroici. Le memorie agiografiche di diverse vergini, attestano della presenza di un Angelo che porta loro una corona di Rose Bianche. Così come è attestato dalla storia della vergine e martire Sant’Agnese , e parimenti della vergine Santa Cecilia e di tanti martiri cui l’Angelo custode consegnò la corona di rose bianche del paradiso dotata di un meraviglioso profumo, di cui fu ricolmata l’abitazione , come premio di aver conservatò la verginità. Soprattutto nella vita di Santa Cecilia   si attesta di un episodio clamoroso: «Cecilia, nata da una nobile famiglia a Roma, sposò il nobile Valeriano. Si narra che il giorno delle nozze nella casa di Cecilia risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo particolare è stato tratto il vanto di protettrice dei musicanti. Confidato allo sposo il suo voto, egli si convertì al cristianesimo e nella prima notte di nozze ricevette il battesimo per mano del pontefice Urbano I. Tornato nella propria casa, Valeriano vide Cecilia prostrata nella preghiera con un giovane: era l'angelo che da sempre vegliava su di lei. Insospettito, chiese una prova dell'effettiva natura angelica di quel giovinetto: questi, allora, fece apparire due corone di fiori e le pose sul capo dei due sposi. Ormai credente convinto, Valeriano pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu». Riteniamo, inoltre, che tale Arcangelo possa essere accostato, nell'azione a quello  apparso anche a San Pio da Pietralcina. Secondo infatti le cronache del tempo, durante una delle innumerevoli apparizioni angeliche al Santo, un Angelo, in ginocchio davanti a lui, gli porge una corona, la corona dei santi, la corona della gloria, di chi ha vinto "la buona battaglia" della fede. La bellissima corona gli era stata promessa da "un uomo di rara bellezza, splendente come il sole", come egli stesso aveva rivelato al suo Direttore spirituale parlando dei continui combattimenti contro il demonio, se avesse saputo lottare sempre, con il Signore vicino, come racconta nel suo Epistolario. Questi lo prese per mano e gli disse:” Vieni con me perché ti conviene combattere da valoroso guerriero…Fatti animo entra fiducioso nella lotta, avanzati coraggiosamente che io ti sarò dappresso, ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta”. In effetti Padre Pio combatté e vinse la bellissima corona. Sull’episodio è stato infatti realizzato un mosaico attualmente presente sull’abside abside del Santuario “ Santa Maria delle Grazie”  di San Giovanni Rotondo raffigurante la Madonna delle Grazie e la splendida corona di gloria, opera del prof. Bedini, eseguito dalla Scuola Vaticana del Mosaico.
  • Una corona regale d'oro nella mano destra alzata, simbolo del premio eterno di coloro che vinsero la buona battaglia alla fine delle vita, perchè come afferma San Polo (2Tim 2,5) e  "Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole "  « Ora mi aspetta la corona di giustizia, che il Signore, giusto giudice, mi darà in quel giorno. Ma non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua venuta” (2 Tim 4,5)». Osserva ancora l'Apostolo Giacomo: « Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano» (Giacomo 1,12) e Pietro aggiunge: « E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce» (1Pietro 5,4). Nlle gare terrene ,  si dava come premio al vincitore, una corona corruttibile. Il Cristo promette invece a chi è fedele fino a sacrificare anche la propria vita, un premio di valore infinito, consistente nella vita beata, perfetta ed eterna.   {Nella Pala dell'artista Loverini, presente nella navata sinistra del Celebre Santuario di Pompei, è ancora Geudiele a consegnare a Maria la celebre corona della gloria (in alto al centro con Gabriele a sinistra) , perchè la Madonna avrebbe vinto la buona battaglia dicendo "si" a Dio, e poi soffrendo vicariamente con il Figlio: divenendo Regina di tutti gli Angeli!}
  • Un flagello armato di tre funicelle nere stretto nella mano sinistra, simbolo del sacramento della penitenza, elemento indispensabile d'umiltà e sottomissione per ottenere la corona della gloria {Flagello, specie di frusta composta da funicelle o strisce di cuoio con numerosi nodi o pezzi di piombo annodati, usata per fustigare i condannati alla flagellazione o come strumento di penitenza} . Si tratta dunque di un flagello per penitenza, per ottenere il perdono divino o  l'aiuto divino. L'immagine di per sè non frequente nella Bibbia, rimanda ad un celebre episodio neo-testamentario, quando Gesù scaccia i ladri e venditori dal Tempio. L' Evangelista Giovanni è l'unico che spiega meglio l'episodio del discacciamento dei venditori dal Tempio di Gerusalemme e dice: « Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,  e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.  Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». [19]Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». [20]Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù» [ Giov 2,13-21] . Non vi è motivo per non congetturare sull'accostamento del simbolo in questione detenuto dall'Angelo con il flagello fatto da Gesù Cristo. {da strumento di penitenza, il piccolo flagello con le funicelle diviene anche mezzo di punizione nel celebre episodio biblico}
  • Tunica talare lunga fino ai piedi.
  • Mantello, avvolto davanti al petto,  di due colori cioè  rosso all'interno e verde fuori, per significare i misteri di cui si è parlato prima. 
  • Veste bianca dotata di filamenti. 

DISVELAMENTO SEGRETO DELL'IMMAGINE

L'uomo e la donna di fede devo attingere a tutte le forze possibili, per domare i propri istinti (flagello) onde conseguire con la purezza verginale (corona di rose) la Corona dei risorti (corona dorata) che si da a coloro che hanno vinto la buona battaglia. 


SULLA SCORTA DI QUESTA SIMBOLOGIA, ANTONIO LO DUCA E TOMMASO BELLOROSSO, HANNO COSTRUITO PER  IL REMUNERATORE GEUDIELE  QUESTA ANTIFONA : 

Antifona di San Geudiele Remuneratore

O Geudiele , vigile testimone dell' opere nostre , nonchè giusto ministro - ricompensatore della sapienza di Dio,  custode delle Vergini, o tu che attribuisci la corona a chi legittimamente combatte, e che castighi col flagello quelli che hanno errato, concedici consiglio e aiuto , ti preghiamo ancora , affinchè subito ci liberi dall’ osceno cadere nel peccato.

V. O Signore, previenici con la tua misericordia.

R. Prima che proviamo, a causa dei nostri peccati, il flagello della tua ira.

Preghiamo - Preghiera

- O Dio onnipotente , e giusto estimatore di tutte le opere, che per mezzo di San Geudiele ministro del tuo ottimo consiglio, e da te istituito remuneratore dei buoni,  ci conferisci i premi, e che infliggi invece  la punizione ai reprobi : umilmente ti preghiamo che, a noi che imploriamo l'aiuto  di un principe tanto ben consigliante  e giustamente remunerante, la tua illuminante grazia diriga gli atti nostri nella tua legge , e annulli il flagello che ci dovresti mandare per i nostri peccati. Per Cristo Nostro Signore Amen.

 

Antonio lo Duca, ha poi aggiunto al motto Geudiele Remuneratore, le seguenti parole: - contraccambio con doni, coloro che lodano Dio - .


SIGNIFICATO DEL NOME E SUE VARIANTI: 

GEUDIELE : יְקוּתִיאֵל   ‎ yeqûthı̂y‘êl  nome tratto  dalla versione ebraica di  1Cronache 4,18:

יָקֶה‎ yâqeh : obbedienza di Dio,  obbedire, obbediente;

ovvero:

יַחדִּיאֵל ‎ yachdı̂y‘êl  se tratto da 1Cronache 5,2 4

יַחַד ‎ yachad : un'unità, unitamente, allo stesso modo, a tutti insieme, entrambi;
יָחַד ‎ yâchad  : essere o diventare uno,  unire;

ovvero:

י יְהוּדִיָה ‎  yehûdı̂yâh  - Jehudijah   dall moglie Geudiah   tratto da 1Cronache 4,18 ,

  • יְהוּדִי ‎ yehûdı̂y : un giudeo o ebreo o discendente di Jehudah (cioè Giuda);
  • יְהוּדָה ‎ yehûdâh Jehudah o Giuda; nome di un israelita discendente dal primo avo del suo territorio: Giuda; sta anche ad indicare l’intera Tribù di Giuda;
  • יָדָה ‎ yâdâh Una radice primitiva di «mano»; fisicamente per scagliare una pietra, una freccia a distanza o via; anche nel senso di venerare o adorare (con le mani estese); lamentarsi (stringendo le mani): confessare, elogiare, ringraziare ;
  • ד ‎ yâd Una parola primitiva; «mano» o aperta (indicando potenza, mezzi, direzione, ecc.); o   chiusa  (in una grande varietà di applicazioni),  sia letteralmente che figurativamente: custodia, debito, dominio, forza, ordine, ordinanza, servizio, colpo, terrore;

אֵל ‎ ‘êl  (Elohim – Dio secondo etimologia comunemente accettata)

Sul punto si aggiunge anche la 2a etimologia del Beato Amadeo, tratta dal discorso dell’Angelo Eucudiel/Geudiel nella  5  estasi mistica  affine al primo significato biblico יְקוּתִיאֵל   ‎ yeqûthı̂y‘êl  :

  • «…Euchudiel, qui consilium Dei interpretatur et hic mecum est, addidit: Magnus Deus noster est, cuius sapientiae non est numerus, cuius sensum et consilium nemo alius ab ipso nouit nisi cui ille reuelare uoluerit... Nolite ergo mirari neque contristari. Parete Deo, parete et Homini Deo, subicite uos uoluntati eius»
  •  «Geudiele che si interpreta Consiglio di Dio ed è qui accanto a  me, aggiunse: “Grande è il nostro Dio, della cui sapienza non c’è limite, il cui giudizio e consiglio nessun altro conosce da se stesso, se non colui al quale Egli l’abbia rivelato…Non vi meravigliate, dunque, e non vi rattristate. Obbedite a Dio! Obbedite all’uomo Dio, sottomettetevi alla Sua volontà!».

In tal senso, l’Angelo invocato da Amadeo è effettivamente l’ IECUTIEL di 1 Cronache 4,18, cioè obbedienza di Dio, mentre quello individuato da Antonio lo Duca,  derava da JEHUDIJEL inserito nello stesso passo e significa “confessione di Dio o lode


Dalla sesta lettera dei Sette Arcangeli

"Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo"


RIVELATO L'INCREDIBILE OFFICIO DELL'ARCANGELO !

Secondo il Testo Sacro, l’Arcangelo Gabriele è stato il custode di Maria Vergine in terra, ed ora segue la Regina Celeste in Paradiso e la accompagna nelle varie apparizioni di cui si fa protagonista anche nel nostro secolo, per la salvezza del mondo. La mistica cattolica, ci parla però di un altro solerte custode, il quale condivide al punto la missione di Maria,  da voler accompagnare sempre la Madonna nella sua missione sponsale .  Si tratta di San Geudiele Arcangelo, custode delle vergini e delle spose di Cristo, protettore dello stato Verginale e secondo servo di Maria.  La rivelazione di questa conoscenza ci è derivata dall’esame che abbiamo personalmente eseguito su alcuni documenti che il “Patrimonio Nacional”  de Madrid, ci ha gentilmente concesso inviandoci la novena del Santo Angelo Custode e la storia della sua apparizione presso il Monastero delle Signore Reali Scalze di Madrid.  


PRINCIPALI APPARIZIONI NEL CATTOLICESIMO

BEATO AMADEO DA SYLVA    

Nella Quinta Estasi, San Gabriele rivelò dunque al frate portoghese quanto segue:

  • “<In quella casetta Maria Vergine, promessa in sposa a Giuseppe, pregava con salmi, inni e lezioni dei profeti e molto si era meravigliata di quel salmo che avevano cantato i sacerdoti durante il suo fidanzamento e si stupiva altresì che né Dio Stesso, né alcuno degli Angeli le fosse apparso, e che siccome era abituata ad essere nutrita con il cibo angelico, cioè portato dagli Angeli, già da più di venti ore aveva fatto digiuno. Giuseppe infatti si era separato da lei circa alla ventiduesima ora con il quale aveva preso soltanto una galletta di pane. Ella infatti mangiava altro cibo. Ed Io, Gabriele, fui mandato da Dio con Geudiele e Barachiele e molti Angeli di ogni Coro, ma eravamo solo tre dei Sette Astanti. Io infatti, che interpreto "La Fortezza Di Dio", venivo come nunzio di Dio Padre; Geudiele che significa "Buon Consiglio", come  nunzio del Figlio di Dio che si è soliti chiamare Sapienza e Consiglio di Dio Padre; Barachiele veniva come nunzio dello Spirito Santo perché a lui si attribuisce la benedizione di quella Persona. Poiché tuttavia indivisa e inseparabile è l’azione e l’opera di tutte quelle Persone, tutti fummo nunzi di tutta la Trinità. E poiché io ero il più importante ed il primo tra tutti coloro che furono inviati, - o megliosono assolutamente il primo dopo Michele - per questo motivo l’Evangelista Luca solo di me fece menzione.  Io pertanto con quegli altri due Principi e la grande moltitudine del sopraggiunto esercito celeste, fui mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, alla vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe  [Lc 1,26-27] -  che era della casa di Davide ... Entrammo da lei quasi alla ultima ora del giorno così come negli ultimi giorni doveva avvenire l’Incarnazione[3] e dapprima noi tre apparimmo a lei in una forma umana meravigliosa e splendidi mentre ci precedeva lo Spirito impetuoso e la luce riempì tutta quella stanzetta e io, con voce umana, dissi a Maria: “Ave, piena di grazia, il Signore è con te, Tu sei benedetta tra le donne” [Lc 1,28]... [Apocalypsis Nova, QUINTA ESTASI, Annunciazione di San Gabriele].

Geudiele, ritorna poi nella quinta estasi dell’Apocalittica Amadeita, e proferisce contro le orde di lucifero un discorso davvero complesso:

  • “ Geudiele che si interpreta Consiglio di Dio ed è qui accanto a  me, aggiunse:“Grande è il nostro Dio, della cui sapienza non c’è limite, il cui giudizio e consiglio nessun altro conosce da se stesso, se non colui al quale Egli l’abbia rivelato. Ditemi voi che vaneggiate  volendo conoscere queste cose!  Non attiene forse alla perfezione dell’ Universo, che sia trovata in esso ogni possibile unione? Questo non lo potete negare!  Sono infatti tre: Dio, sostanza e accidenti. La sostanza infatti è  una, incorporea, spirituale e pura come siamo noi Angeli, l’altra corporea e pura come le pietre e la legna. E poiché poteva esserci una sostanza in parte corporea, in parte incorporea, come l’uomo, se Dio non avesse creato questa sostanza forse che non sarebbe mancato al mondo un così grande completamento? E non era sufficiente che ci fossero state, tanto la sostanza corporea quanto quella incorporea, separatamente considerate, ma fu necessario che creasse quella che fosse contemporaneamente corporea e incorporea. Fu così conveniente, da ciò che può essere fatto, che si faccia una cosa sola o che Dio fosse sia sostanza corporea che incorporea e tutte le cose si unissero e si congiungessero in una sola. Infatti nell’uomo erano congiunti l’elemento corporeo con quello incorporeo e gli accidenti corporei erano uniti con quelli incorporei e immateriali. Restava soltanto questo nell’uomo, che l’uomo si unisse a Dio e le caratteristiche di Dio si adattassero all’uomo e così in una sola cosa avvenisse l’unione di tutte le cose, e in altro modo,  ogni cosa fosse chiamata Dio, poiché chiamando Lui:  uomo, nel quale vi è essere, vivere e comprendere, nel quale vi sono entrambe le sostanze e gli accidenti, Lo chiameremo anche “ogni cosa”. E perché anche l’uomo sarà Dio, in cui tutte le cose vi sono comprese, in qualche modo tutte le cose diverranno Dio, tutte saranno ripiene di Dio e Dio ricolmo di tutte e sebbene sia già colmo di tutte le cose, perché tutte le cose sono contenute e vivono in Lui stesso ed esistono in modo più nobile che in sé considerate, non saranno tuttavia come ora sono tutte le cose in Lui, in un modo diverso,  ovvero come medesime cose che siano in Lui a seconda della loro singola esistenza, ma invece come saranno allora quando assumerà l’umanità dentro di Sé. Non ti meravigliare dunque, se assuma la natura umana piuttosto che la nostra. Infatti accogliendo la natura umana; accoglie anche noi, perché l’anima dell’uomo è simile alla nostra. Se infatti avesse assunto uno di noi, a causa di ciò  non avrebbe assunto altre creature differenti per specie, se non come adesso assumendo l’umanità. Non vi meravigliate, dunque, e non vi rattristate. Obbedite a Dio! Obbedite all’uomo Dio, sottomettetevi alla Sua volontà!”. [Apocalypsis Nova, Quinta Estasi, Discorso dell’Angelo Eucudiele/Geudiele] .

 SAN GEUDIELE APPARE ALLE SIGNORE REALI SCALZE DI MADRID (MONASTERIO LAS DESCALZAS REALES), FONDATE DA JUANA DE AUSTRIA, NIPOTE DI CARLO V

Nel XVI° secolo avvenne un fatto davvero singolare, a Madrid presso il Monastero delle Signore Reali Scalze, chiamato in spagnolo Monasterio de las Descalzas Reales.  Si tratta di  un edificio religioso, di clarisse nobili, fondato da Giovanna d'Austria, quarta figlia dell’imperatore Carlo Quinto, vedova del principe Juan Manuel di Portogallo e sorella del re Filippo II di Spagna, che si trovava nel luogo oggi denominato degli Scalzi in una zona vicino alla piazza Puerta del Sol e alla strada Celenque Preciados.  La fonte viene collocata al documento n.17 tra le prove a fondamento del culto degli Arcangeli con il titolo: “Cultus Sexti Angeli e nostri Septem in Reg. Monasterio Matritensi Excalceatarum, ipsius Custodis, ubi Missam e Officium habet a S. Pio V concessa”.  Inoltre ci è stata confermata direttamente dal Patrimonio Nacional de Madrid, che ci ha gentilmenteinviato in lingua spagnola il libretto dell’apparizione dal titolo: “ Novena al Santo Angel protector del Real Monasterio de las Señoras Descalzas Reales de esta Corte / dispuesta por una persona especialisima devota de este soberano principe, Monasterio Descalzas,”, dove c’è la testimonianza dell’apparizione e l’immagine di San Geudiele, (che riportiamo sotto). La testimonianza, tradotta  dai padri postulatori  dalla lingua spagnola,  è la seguente: 

  • “ Il S. Angelo della nostra Comunità è il Sesto dei Sette Principi,  il di lui nome è Geudiele, il di lui titolo Rimuneratore, il di lui nome significa confessione o lode di Dio. È  Maestro di Cappella degl’ Inni, de' Cantici e Lodi Divine; Guardia maggiore delle Vergini e Spose di Cristo , e che favorisce li penitenti a ben confessarsi; aiuta ai desideri della maggior gloria di Dio, castità e purità. Si dipinge vestito di diversi colori con una corona nella man destra, ed una disciplina o frusta nella sinistra , perché dà premio a coloro che glorificano Iddio , ed animo ai penitenti e confessori . Si deduce dall' Esodo al cap. 23. Questo S. Principe , nel principio della nostra fondazione, comparve alle Madri Fondatrici , e disse loro esser egli l' Angelo , che l' Altissimo ha destinato per Guardia delle Vergini , e che oltre il patrocinio che ha sopra tutte le Spose di Cristo , lo ha in particolar modo sopra questa Comunità; e che sarebbe di suo gradimento gli si assegnasse un giorno particolare , in cui si celebrasse la sua festa. Determinarono le Madri Fondatrici dedicargli il giorno 23 di Agosto , giorno dopo l'ottava dell' Assunzione della Beatissima Vergine , essendo Essa la Patrona e Titolare di questa Casa . Le Fondatrici parteciparono ciò alla Signora Principessa Donna Giovanna , figlia del  Signor Imperatore Carlo V e Fondatrice di questo Convento , la quale ne fece consapevole Sua Santità, ch' era, il Santo Pio V di felice memoria , il quale concedé il giorno , l' Uffìzio e la Messa proprio per il Convento , e tutti gli Ecclesiastici inservienti ad esso , e lo recitano con rito doppio di seconda classe come noi medesime. Tutto ciò è stato fedelmente copiato dal Libro della Storia , in cui potrà vedere chi desiderasse quanti favori si debbano a questo S. Angelo non solo dalle Religiose ma da tutti coloro ancora che lo invocano di cuore in qualunque pericolo o necessità , ma  basta il sin qui detto per il mio scopo per dar a coloro  alle di cui mani giunga questa Novena , qualche lume e notizia di questo S. Principe , e del motivo che mi ha mosso ad intraprendere questo piccolo lavoro , col desiderio di promuovere la di lui devozione , ed aumentarla in chi la ha , perché aiutati dalla di lui protezione in questa , otteniamo per di lui mezzo una buona morte , e vedere eternamente Iddio in sita compagnia nella Gloria. Non voglia tralasciare , per gloria di questo S. Principe , uno de' particolari favori che si legge nella sua Storia aver fatto a'  suoi devoti : costui era uno de' più veraci  e Maggiordomo del Convento , e trovandosi una volta in un'afflizione molto grande ( così dice la Storia ) quale giammai volle rivelare ad alcuno , si raccomandò caldamente al S. Angelo , e gli promise , che se gliel concedesse e liberasse da quell' angustia , fargli una Cappella dentro il Convento: tutto gliel concesse il S. Angelo , ed egli per mostrarsi grato soddisfece alla sua promessa facendo dipingere una bellissima Immagine del S. Angelo , e fabbricandogli unitamente la Cappella , la collocò in questa . E dessa una bella Cappella , e molto più la pittura del S. Angelo è l’ asilo e consolazione delle Religiose , dove ricorrono nelle loro necessità , e sempre ne sortono consolate , sperimentando tanti favori da questo Sovrano Protettore , che non è possibile il raccontare neppure una piccola parte di essi . Rimetto colui , che desideri vederne alcune , alla di lui Storia , che si conserva in questo Real Convento: qui do  soltanto questa breve notizia  perché ; coloro che facciano questa Novena, abbiano maggior fede , sapendo che potente Principe invocano in loro difesa , e che conseguiranno quanto gli domanderanno , essendo conveniente pel bene dell'anime , il che soltanto deve desiderare ogni fedel  Cristiano”.

{all'attenzione del Papa Leone XII, la traduzione dell' apparizione madrilena di San Geudiele, custode delle Vergini - monache del Monasterio Las Descalzas Reales}

Dall’esame dela documentazione, traiamo la circostanza che quest’Angelo si sia appalesato direttamente, confermando sia il proprio nome, che la sua posizione celeste. Ma la cosa ancor più importante è che l’Angelo ha confermato in toto l’antifona per lui composta dal Lo Duca, anzi ha addirittura meglio specificato che la sua protezione si estende su tutte le Vergini o Spose di Gesù Cristo.  Sappiamo che, spesso, la Madonna viene indicata con l’appellativo, “Virgo Virginum /Vergine delle Vergini” ovvero modello di castità e  purezza cui tutte le spose del Signore devono fare riferimento. L’espressione dell’officio di San Geudiele sembrerebbe dunque alludere anche a Maria, che tra tutte le Vergini è sicuramente la Vergine per eccellenza.


SAN GEUDIELE APPARE ALLA VEN. MARIA GIOVANNA DELLA CROCE DI ROVERETO (AL SECOLO BERNARDINA FLORIANI)

Ancor più sconvolgente appare quello che vide in estasi e sentì Bernardina Floriani, ovvero la Venerabile Maria Giovanna della Croce,  della città di Rovereto. Gli scritti autografi della venerabile Maria Giovanna della Croce, di proprietà della parrocchia San Marco di Rovereto, sono custoditi nell’archivio dell’ex monastero San Carlo, attualmente sede dell’“Istituto Venerabile Giovanna Maria della Croce”. I manoscritti sono conservati in 16 cofanetti a forma di libro. Anche qui, abbiamo dovuto esaminare sia la causa di canonizzazione (ancora ferma) che la terza parte della biografia (di cui ai prefati manoscritti inviatici direttamente dall’Archivio del Monastero di San Carlo) dove abbiamo rinvneuto numerosi riscontri sul conto di S. Geudiele.

  • I° RIFERIMENTO su S. Geudiele si trova nella sua causa di Beatificazione e in altri documenti ad essa afferenti.  In primo luogo in: < >Sacram Rituum Congregatione sive  Eminentis. & Reverendiss D. Card. Gabriellio Ponente Tridentina  Beatificationis & Canonizationis Ven. Servae Dei Sor. Ioannae Mariae a Crucae. Monialis Professae in Monasterio S. Caroli de Roboreto # Positio super introductione causae ex Signatura Commissionis – Romae M. DCC. V  , Volume 2,   e
  • (all’interno del documento) Tridentina Beatificationis & Canonizationis Servae Dei Sororis  Ioannae Mariae a Crucae monialis Professae in Monasterio S. Caroli de Roboreto – Animadversiones  Reverendissimi Fidei promotoris Super Introductione Causa, & signatura Commissionis pag. 18 e ss.
  • II°RIFERIMENTO lo abbiamo rinvenuto in < > “ …prego assistermi li miei santi angeli custodi assieme con s. Michele archangelo, s. Gabriele e s. Ieiudiel eletto da Dio per il stato verginale…” [Testamento Spirituale, capitolo 12°]. Nonché più completamente nella terza parte della sua vita, come riportato appresso:   “… Il cuoro dei cherubini porta color bianco ribatuto da un incarnato risplendentissimo come fuoco; e è quela livrea di tanta gran beleza che è inseplicabile e incomprensibile, avanza tuti li altri in numero, maestà, beleza, etcc. Chi potrebe esprimere la loro gloria, la magnificenza, e pregio dele loro corone e gioie preziosissime, l’amore che le porta il grande Iddio? O Dio, è inseplicabile! Questi sono espresamente al servizio dela serenissima imperatrice del cielo. Ano per capo san Gabriele, ancor sia lui anco capo deli arcangeli. E del’uno e del’altro, in certe feste e solenità grande, che la celeste signora à da comparire alle celeste feste, la serve questo arcangelo, e in ogni altra azione, ad ogni minimo ceno dela celeste signora. L’altro capo di questo cuoro è San Jejudiel, stimo anco lui  Arcangelo, è quello ancora uno de li sette, che assistono al trono di Dio. Questo come il precedente nella solennità,  serve questa Gran Madre di Dio. Questi portano le virtù della Gran Signora e cantano in melodie celesti, le grandezze delle sue virtù, e amore con il quale ha amato, Dio, e l’ha tirato nelle sue purissime viscere, cantano di più il canto Virginale insieme con le Vergini, anzi la Vergine delle Vergini frequente canta seco Lodi alla Trinità Sanctissima, e di quel canto si diletta tanto l’Eterno Signore, che a quello tutto il Cielo pone silenzio, anzi alle volte il medesimo Dio canta con la  Santissima Madre Maria. Queste sono le primitie dell’agnello, dove le Vergini seguono la loro signora, e insieme con lei spiegano le loro verginali voci. In questo Choro si celebrano gli sponsali con l’Eterno  Signore, quando le Vergini sante entrano in Cielo in questo se le da la corona della gloria, e questo è offizio di San Jejudiello Arcangelo, e di San Gabriello il coronare le Vergini e presentare le loro preci,  e Virtù all’Eterno Signore,  e ancora che questi due Archangeli siano delli sette che assistono alla Sanctissima Trinità, fanno l’uno e l’altro alli suoi tempi; San Jejudiello è Maestro di Cappella della Musica, e che si fa alla Sanctissima Trinità nel Sancta Sanctorum avanti la gran Maestà sua dalli Serafini, & ordinatamente  dalli altri Chori delli Angeli, e Santi. Questi Sancti Cherubini corteggiano, e servono in ogni luogo la loro e mia Signora quando è invitata alle festi Solenni del Cielo dal Grand’ Iddio & alle ricreationi  dè Giardini Celesti; questi suoi Corteggiani l’accompagnano con grandezza inenarrabile, sonando Trombette & altri instrumenti musicali …” [Vita, Parte III, visione del coro dei cherubini] .Come visto infatti,  la Venerabile Maria Giovanna della Croce, descrisse i compiti celesti di S. Geudiele e la sua testimonianza combacia perfettamente con quella resa dallo stesso alle Madri Fondatrici del Real Monastero delle Signori Scalze di Madrid.

{i processi di canonizzazione di Bernardina Floriani registrano la presenza di San Geudiele, uno dei Sette Spiriti Assistenti, eletto per lo stato Verginale, come da iconografia della TABULA }


 SAN GEUDIELE APPARE ALLA VEN. GERONIMA NAVA Y SAAVEDRA

Appare come angelo custode della mistica, veggente e poetessa di Nuova Granada, Geronima Nava,  come risulta nel capitolo: “Jesús María Joseph San Miguel y el Santo Angel de mi Guarda”, al punto 52 , dove rivela il nome di uno spirito che fu affiancato al suo Angelo custode per meglio assolvere ai suoi offici di badessa. Esso viene descritto anche del capitolo, nel modo come segue:

  • «Le tentazioni con cui il Diavolo mi combatte sono state molto gravi. E per la maggior gloria di Dio, confesso con tutta verità di essermi vista chiaramente, in queste occasioni, sostenuta dalla sua bontà; perché senza il suo favore speciale era impossibile resistere a tante persecuzioni e paure. Ed un giorno, consolandomi, Sua Maestà sembrò dirmi che mi aveva dato un altro angelo per custodirmi, oltre a quello che mi aveva designato e mi sembra che il suo nome sia Geudiele ».

SERVO DI DIO DON DOLINDO RUOTOLO

Degna di nota infine anche la straordinaria testimonianza che viene resa su San Geudiele, dal Venerabile Don Dolindo Ruotolo, che ne parla nel Capitolo 9, paragrafo 5, della sua Apocalisse , intitolato:

  • “Il sesto angelo suona la tromba: era l’arcangelo, lode e confessione di Dio”: “ San Giovanni levò gli occhi al cielo, ed ecco una sesta figura fulgente, un angelo che aveva in sé una straordinaria manifestazione di potenza e di amore. Era tutto luce e splendeva nei raggi dell’eterna Verità; era tutto lode ed amore e rifulgeva nei raggi dell’eterna Sapienza e dell’eterno Amore; era tutto una manifestazione ed una confessione della grandezza di Dio. Era come un fiore del cielo; cantava le lodi di Dio con la sua bellezza, e le lodi del suo spirito acceso di amore ne erano come il profumo. Il suo intelletto fulgente della conoscenza delle perfezioni divine era come una corolla iridescente; ognuna di quelle perfezioni da lui contemplate riflettevano in lui quasi tanti delicati colori: era candido nei raggi dell’infinita semplicità, brillava come fiamma nei raggi dell’eterno Amore, sfumava quasi nell’azzurro nei raggi dell’infinita pace, e degradava nel tanue viola e nell’ombra, confessando amorosamente la propria piccolezza di fonte a tanta grandezza. La sua vita sembrava un’elevazione continua verso Dio Uno e Trino, un espandersi in Lui, un canto solenne d’amore – sembrava tutto una nube d’incenso, un profumo di olocausto, un placido canto liturgico. Si elevava donandosi, si donava amando, amava osannando, osannava umiliandosi, si umiliava e cresceva, umiliandosi, la sua luce, diventando più bello, più potente, più attivo, vivificato dall’Amore di Dio, che rifluiva in lui, compiacendosene come fiume di splendore nell’umile valle. S’ergeva in una straordinaria potenza come vindice dell’onore di Dio, e innanzi a lui era come l’altare d’oro sul quale ardeva nel tempio il timiama odoroso per confessare il dominio e la gloria del Signore. Non era l’umile altare di prezioso metallo del tempio di Gerusalemme, ma quelle che dall’altare era figurato, il Verbo Incarnato, altare vivente della gloria di Dio, glorificazione di Dio nell’eterna vita e nella vita della terra, che effondeva la divina lode nel suo Cuore, altare di divini profumi verso i quattro angoli del mondo. La terra avrebbe dovuto esserne tutta accesa e profumata, e l’angelo suonava la tromba, perché le anime avessero raccolto quell’infinita loda amorosa, e l’avessero ridonata a Dio come propria lode, patrimonio ricchissimo della redenzione. Suonava la tromba: dalla profondità del suo spirito, tutto luce di conoscenza e fiamma d’amore, si espandeva verso la terra, perché nella luce e nell’amore del Verbo incarnato avesse confessato a lodato il Signore. Sembrava tutto come una tromba che invitava al sacrificio d’amore sull’altare d’oro nell’ora di Dio. Era tutto potenza, fortezza ed amore che invitava le potenze della terra a confessare la potenza di Dio, che esortava i sapienti a riconoscerne l’infinita sapienza, e i moderatori dei popoli a glorificarne nei loro atti la carità. E vide che gli uomini calpestavano le leggi di Dio. Era l’Arcangelo Judiele, lode e confessione di Dio, che innanzi all’altare vivende della gloria del Signore esortava e spingeva gli uomini alla lode ed alla confessione di Dio. Quell’invito però, potente qual suono di tromba, quasi soffio del suo intelletto ed espansione della sua volontà, rimaneva vano, poiché gli uomini , e soprattutto i grandi della terra, cercavano la propria gloria, e calpestavano ogni legge divina per conquistarla. Saliva la lode di Dio soltanto dal Verbo Incarnato, altare d’oro che dai quattro angoli della terra la espandeva, per la Chiesa, innanzi al trono di Dio, ma dagli stessi angoli della terra si levavano le voci obbrobriose dell’orgoglio che pretendeva affermare il proprio regno contro il regno di Dio. Ogni nazione faceva preparativi di guerra per conquistare un primato che pretendeva le spettasse, e conculcava ogni legge di giustizia per assicurarselo. Nessuno però ancora si muoveva, perché neppure gli uomini prepotenti e perversi possono muoversi senza il permesso di Dio. Salivano dalla terra tutta, frattanto, come emanazioni mefitiche i peccati, le impurità, le bestemmie, le profanazioni della festa, i ladrocini, i delitti di ogni genere. L’angelo fremeva nel desiderio di porre un argine a tanto scempio, e non v’era altro modo di distruggere quella marea di fango disonorante di Dio, che farla erompere sulla terra come flagello devastatore e purificatore. Solo una grande guerra, lasciando libero il varco a tutte le ambizioni e le crudeltà umane, poteva decimare i perversi, mostrare a tutti che nessun dominio vale senza il dominio santissimo di Dio, e orientare gli uomini nel desiderio del suo regno. L’angelo dovette implorare il permesso di lasciare agli uomini che reggevano le sorti della terra la libertà di muoversi a loro piacere, e il Re supremo dei secoli dall’altare d’oro, che ne rappresentava la presenza e l’autorità suprema, glielo concesse dicendogli: Sciogli i quattro angeli che sono legati presso il fiume Eufrate, preparati per l’ora, il giorno, il mese e l’anno perché uccidessero la terza parte degli uomini”.

UN'ALTRA APPARIZIONE NON RINVENUTA !

  • Riporta un'altra apparizione di San Geudiele, il Cardinale Domenico Bartolini, nel testo, "di san Zaccaria Papa e degli anni del suo pontificato", come custode di Marina di Escobar. Purtroppo, analizzando la vita della suora, scritta dall'autore Luis de la Puente , in due edizioni, dal 1665 al 1673 e dal titolo "vida maravillosa de la venerable virgen dona Marina de Escobar" questa informazione non risulta.I Suoi Angeli custodi risultano essere Gabriele, Raffaele e i due Missus Maior e Missus Minor.